La ribellione di Ultimina

Fa parte del concorso intitolato a Corso Salani al Trieste Film Festival, Ultimina, il nuovo documentario di Jacopo Quadri, che arriva in Italia dopo l'anteprima mondiale all'IDFA di Amsterdam


Fa parte del concorso intitolato a Corso Salani al Trieste Film Festival, Ultimina, il nuovo documentario di Jacopo Quadri, che arriva in Italia dopo l’anteprima mondiale in concorso all’International Documentary Film Festival (IDFA) di Amsterdam.

Sommesso e partecipe ritratto di Ultima Capecchi, il film è tutto giocato sulla personalità forte di questa contadina toscana 86enne, che vive da sola vicino a Sovana, isolata nella campagna della Maremma, a Poggio Cava. Indomita e tenace, la donna, terz’ultima di sette figli (ma i genitori, come rivela il suo nome, speravano di fermarsi e la sorella minore si chiamerà Finis, mettendo “fine” alla genealogia), ci racconta la sua infanzia dura di lavoro e sacrifici: in una famiglia povera in cui i piccoli dovevano badare al gregge, anche con la neve che fiocca, con addosso una maglia e calzettoni di lana di capra che pungevano la pelle.

Poi arrivò il matrimonio con Goito, figlio di contadini appena più benestanti. Lei aveva 17 anni, il fratello la comandava a bacchetta e le imponeva di ballare solo con chi diceva lui. Dopo le nozze, senza festeggiamenti, dovette avere a che fare con il suocero violento e prevaricatore, che tradiva la moglie portandosi altre donne in casa.

Ultimina rievoca tutto con l’aiuto delle foto di famiglia, senza tabù o peli sulla lingua. E ci offre le coordinate di un mondo aspro, dove i maschi erano padroni e le donne potevano al massimo maledire (ma le maledizioni arrivavano a segno). Temprata alla fatica e con una salute di ferro, Ultima ha tenuto testa al marito che aveva il vizio del bere, lavorando anche per lui. “Le altre donne, a cominciare da mia nonna che doveva dare del voi al marito, le avrei fatte tutte divorziare”, dice con un certo orgoglio. 

Il film la segue passo passo, con una qualità di ascolto che cattura: non esisterebbe senza la voce di Ultimina, che non smette quasi mai di parlare, mentre zappa l’orto o cammina verso il cimitero dove trova i suoi momenti di dolcezza curando le tombe e salutando i defunti come fossero vivi. E bene ha fatto Jacopo Quadri a ritagliare uno spazio tutto suo alla donna, che era già presente nel suo precedente documentario Lorello e Brunello, suoi vicini di podere, in alcune apparizioni. “Ci è apparsa subito – spiega il regista – come il filo che univa i paesaggi con le vite delle persone, una specie di coro greco. Conosceva tutti, da sempre, e poteva raccontare in dettaglio le storie di ogni singola persona. E’ una donna allegra, affettuosa, vitale e ironica, dagli occhi brillanti. La sua è la voce di un mondo rurale femminile che sta scomparendo, la memoria di una vita priva di benessere e di istruzione, dove non era facile essere donna”. Colpiscono in Ultima Capecchi i dettagli, i gesti, le espressioni, l’amore per la pulizia, che ha sviluppato come una sorta di ribellione personale, in contrasto ai tempi in cui era impossibile lavarsi tutti i giorni e la puzza di capra ti restava addosso. Questa ottantenne, che ha frequentato le scuole fino alla seconda elementare, dimostra di avere molte cose da insegnarci. E ci invita con semplicità a sederci con lei. 

Prodotto da Ubulibri in collaborazione con Rai Cinema, il film è diretto e montato da Jacopo Quadri con la fotografia di Greta De Lazzaris, la musica Valerio Vigliar, il suono Daniela Bassani e Nicolò Tettamanti.

Cristiana Paternò
27 Gennaio 2021

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Il doc, in anteprima al Trieste Film Festival, è un ritratto di Ultima Capecchi, oggi 86enne, che vive sola vicino a Sovana, isolata nella campagna della Maremma. E' passato in Concorso all’International Documentary Film Festival (IDFA) di Amsterdam, il più importante festival di documentari al mondo


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