Berlinale al via, tra amori cibernetici e segreto dell’arte

L’amore cibernetico e il paradosso del desiderio raccontati nel film in Concorso di Maria Schrader I'm Your Man, che apre la prima parte del 71mo Festival di Berlino


Prende il via tra proiezioni in streaming e (pochissime) conferenze online la prima parte del 71mo Festival di Berlino, dal 1 al 5 marzo, evento online riservato a stampa e operatori del settore, in attesa della kermesse dal vivo di giugno aperta al pubblico. Si parte con il film In Concorso I’m Your Man firmato dall’acclamata attrice tedesca nonché regista della premiata miniserie Unorthodox, Maria Schrader, ispirato all’omonimo racconto breve di Emma Braslavsky. Una commedia fantascientifica, il racconto romantico e tragicomico di un amore cibernetico che finisce col sollevare inevitabili domande sulla natura dell’essere umano e dei suoi sentimenti. Cos’è che rende umano un essere umano? Cosa c’è alla base del desiderio e dell’amore?  Qual è il senso della vita? “Rendere la terra un posto migliore”, risponde prontamente al primo appuntamento l’automa Tom, affascinante robot umanoide con le sembianze di Dan Stevens (conosciuto in Italia soprattutto per la serie Downton Abbey) progettato per rendere felice e per essere, tramite un algoritmo di auto-apprendimento, il compagno di vita perfetto di Alma (Maren Eggert), solitaria ricercatrice del prestigioso Pergamon Museum di Berlino, che, per ottenere fondi di ricerca per il suo lavoro, accetta di passare tre settimane con l’automa all’interno di uno studio pilota sulle interazioni uomo-macchina, che mira a riconoscere gli umanoidi come partner e membri pari della società umana.

I tentativi iniziali di Tom, frutto di un questionario a cui si è sottoposta la ricercatrice, appaiono alquanto goffi e imbarazzanti e tendono, in realtà, ad allontanare Alma. Ma l’analisi costante delle reazioni della donna gli consente man mano di penetrare sempre più in profondità nei suoi desideri reali, fino a farla innamorare, svelando così il paradosso del desiderio umano in cui ragione e emozione si intrecciano ed entrano in contrasto. Cosa rivela effettivamente la ricerca del cosiddetto partner perfetto, capace di analizzare bisogni e desideri in modo così preciso da poterli esaudire prima ancora di averli formulati? Cosa può significare sapere che il gesto che genera felicità non è un atto d’amore ma è semplicemente frutto di un lavoro di programmazione? Che differenza c’è tra “amore” e un algoritmo altamente complesso?

“Il sogno di un essere umano artificiale è probabilmente vecchio quanto l’umanità stessa – sottolinea la regista Maria Schrader– Nell’antichità era un atto di creazione mitico-artistico che richiedeva l’aiuto degli dei. Prometeo ha creato l’uomo con l’argilla e l’acqua, Pigmalione costruì una statua femminile, se ne innamorò e chiese alla dea Afrodite di infondergli vita. Ma con crescente fiducia nelle proprie capacità, l’uomo prese le redini della creazione. Dai primi automi meccanici alle frontiere dell’intelligenza artificiale, qualsiasi trascendenza o coinvolgimento divino sembra essere scomparso. Ma se si dovesse davvero arrivare ad avere robot come partner romantici, allora la questione dell’anima e della coscienza all’interno della macchina diverrebbe nuovamente centrale”.

Tra i film presentati oggi, in concorso anche Introduction del pluripremiato e prolifico regista sudcoreano Hong Sangsoo, habitué dei maggior festival cinematografici europei, che torna per il secondo anno consecutivo alla Berlinale dove aveva vinto l’anno scorso l’Orso D’Argento col suo The Woman Who Ran, una pellicola delicata e lirica, con un approccio minimalista e andamenti ciclici. Protagonista di Introduction è un giovane uomo, Youngho, che tenta di conoscere la vita e trovare la sua strada nel mondo, indipendentemente dai desideri e dalle imposizioni dei suoi genitori. Nel cast, come di consueto, la musa del regista Kim Minhee, che appare in molte sue pellicole. Anche nel suo nuovo film, in bianco e nero e girato in parte proprio a Berlino – dove si reca il ragazzo per fare una sorpresa alla fidanzata che si è trasferita in Germania per i suoi studi – l’elemento poetico e filosofico è centrale, e lavora per costruire senso negli spazi vuoti lasciati tra l’immagine scelta e il linguaggio usato, dove si innesta, con un cortocircuito, l’elemento artistico e originale del regista. Proprio di arte che si fonda in maniera inesplicabile con la realtà, parla anche uno dei personaggi che incrocia più volte il protagonista, un anziano e famoso attore incontrato per la prima volta nello studio medico di suo padre e che, con un commento in realtà casuale (“hai un bel viso e potresti fare l’attore”) aveva spinto il ragazzo a inseguire il sogno di una carriera cinematografica. Quando il ragazzo entra in crisi perché ritiene immorale dare un bacio ad un’attrice per lavoro, considerandolo un gesto sbagliato perché privo di senso, l’anziano attore interviene dicendo la sua sul confine tra arte e realtà.

Carmen Diotaiuti
01 Marzo 2021

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