‘Corpus Christi’: la parabola del prete impostore

Candidato agli Oscar 2020 come Miglior Film Internazionale per la Polonia, dopo essere stato applaudito alle Giornate degli Autori di Venezia 76, è in sala con Wanted Corpus Christi di Jan Komasa


E’ una parabola laica, in un certo senso protestante, sul potere della fede e anche sulla sua cecità, Corpus Christi, interessante film polacco che ha ottenuto nel 2020 anche una candidatura agli Oscar come Miglior Film Internazionale. L’opera terza di Jan Komasa è decisamente un titolo da non lasciarsi sfuggire, sia per l’originalità della tematica che per l’affascinante personaggio al centro della vicenda a cui il giovane interprete Bartosz Bielenia ha conferito una miscela misteriosa di ascetismo e carnalità, si direbbe una luce tenebrosa.

Ispirato a fatti realmente accaduti, Corpus Christi è sostanzialmente un racconto di formazione che coinvolge una piccola società con i suoi scheletri nell’armadio e le sue ipocrisie, fatte detonare dalla presenza di un prete che tale non è. La storia è quella di Daniel, un ragazzo giovanissimo che esce dal riformatorio e viene inviato in un piccolo villaggio con un ingaggio come operaio in una falegnameria, è il lavoro che dovrebbe aiutarlo a reinserirsi nella società. In effetti il suo desiderio, non sappiamo quanto reale e profondo e quanto esibito, è quello di farsi prete e per una serie di casualità viene scambiato davvero per il nuovo sacerdote inviato nella parrocchia. Trova lì una comunità ferita e sconvolta da una tragedia e con i suo metodi certo non ortodossi, ma istintivamente vicini al cuore delle persone e autenticamente sinceri, riesce ad attivare una rinascita, una riconciliazione, una capacità di perdono più umano che cristiano.

“Daniel, senza aver trascorso anni in seminario e senza nessun reale coinvolgimento con l’istituzione, parla direttamente dal cuore. È l’unica cosa che ha. Ci sono molte persone che cercano di farlo e falliscono, lui ha davvero questa ‘scintilla divina’. Improvvisamente, nel momento culmine, è in grado di trovare le parole giuste. E per queste persone questo è più che sufficiente”, spiega il regista polacco, autore di Suicide Room e Warsaw ’44. E prosegue: “Quando stavamo cercando l’attore giusto, sapevamo che doveva essere qualcuno con qualcosa di speciale e Bartosz Bielenia lo rappresenta perfettamente. Perché Daniel non è un ragazzo normale, è speciale”. In effetti il giovane protagonista rappresenta una sintesi unica di fede e peccato, di simulazione e verità, il che lo rende immediatamente carismatico per i suo parrocchiani ma anche per noi spettatori. “Il film – racconta Komasa – è ispirato a un caso che ha fatto scalpore in Polonia, una ragazzo di 19 anni si è spacciato per un prete per tre mesi. Ha celebrato matrimoni, battesimi e funerali. Voleva davvero diventare sacerdote. Si è rivelato molto più capace del vero prete che l’aveva preceduto, perché non si preoccupava del dogma ufficiale ed è riuscito anche ad attirare nuovi fedeli”. Per Komasa l’essenza del film è, come si diceva all’inizio, più protestante che cattolica, pur nel contesto di una cultura profondamente cattolica come quella polacca, perché legata a un’idea di sacerdozio universale.

Corpus Christi arriva nelle sale italiane distribuito da Wanted Cinema con la collaborazione di Acec Associazione Cattolica Esercenti Cinema, mentre il nuovo film di Komasa, The Hater, è disponibile su Netflix.  

Cristiana Paternò
07 Maggio 2021

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