Dal pianeta degli umani: storia degli uomini e dei loro fantasmi

Presentato a Locarno 74 l’ultimo film di Giovanni Cioni


LOCARNO. Giovanni Cioni torna al Festival di Locarno, Fuori concorso, con un nuovo documentario, Dal pianeta degli umani, nel quale si mescolano in maniera sorprendente elementi in apparenza inconciliabili. Da un lato c’è la frontiera di Ventimiglia, uno dei punti di vergogna del mondo contemporaneo, dove gli ultimi della terra vivono l’angoscia dell’immigrazione ridotta a fatto clandestino e spesso coniugata con la morte. Dall’altro ci sono le immagini di cento anni fa che ci raccontano gli esperimenti del Dottor Voronoff, uno pseudo scienziato che prometteva eterna giovinezza trapiantando sull’uomo i testicoli delle scimmie (e che aveva chiesto di poter effettuare questo trapianto anche con testicoli umani, ad esempio quelli dei condannati a morte). In apparenza i due mondi avrebbero pochi punti in comune, il lavoro di Cioni è stato quello di integrali, e i risultati sono sorprendenti. 

“A Ventimiglia ci sono andato perché volevo vedere di persona cosa stava succedendo, la storia di Voronoff mi è invece stata raccontata. I due mondi continuavano e girarmi nella mente, a sovrapporsi in continuazione. E allora ho pensato che potessero rientrare in un’unica narrazione. Volevo raccontare storie in cui gli uomini praticamente non si vedono, in cui la mia voce fuori campo che ripercorre tutto il film suonasse un po’ come il racconto di una favola. Infatti i personaggi dei quali parlo non sono mai presenti in carne ed ossa, una scelta che all’inizio è sicuramente derivata dal lockdown ma che a un certo punto è invece diventata una chiave di volta artistica. Di Voronoff mi interessava il suo discorso sulla vita, aveva quasi le stesse caratteristiche del dottor Moreau di un vecchio film di fantascienza (e infatti nel repertorio, tra i vari film, ho messo anche King Kong, così come ho utilizzato sequenze della costa ligure che Von Stroheim aveva a sua volta ricostruito in California…). Delle contemporaneità mi colpiva il fatto che tante donne e tanto uomini fossero di fatto come dei fantasmi. Ed Ecco, a questo punto, che gli ingredienti incominciavano a mescolarsi, a fondersi insieme in una storia di spettri, in un racconto in cui le distanze temporali venivano annullate. Unico elemento rimasto ad ancorarci alla realtà è il canto delle rane, una sorta di coro dell’antica Grecia che accompagna tutto il film”.

Cioni sottolinea inoltre l’importanza della voce fuori campo, che per la prima volta compare nei suoi film: “Non volevo il solito commento che spiega, che impone una visione. Ma avevo necessità che si creasse una specie di diario di viaggio, una riflessione ad alta voce su quello che mostravo, su ciò che io per primo mi aspettavo di scoprire con questo film”. Dal pianeta degli umani uscirà nelle sale il prossimo inverno e prima di allora continuerà la sua  vita festivaliera. L’interesse nel vederlo sul grande schermo è sicuramente molto alto, e questo anche perché si tratta di un film che riesce a parlare della contemporaneità (e di una delle contraddizioni più gravi di quest’epoca) con un tono che sfugge ogni retorica ufficiale. Cioni, frequentatore abituale del festival di Locarno, è riuscito in questa sua personale impresa: restare ancora una volta fedele a se stesso e a un cinema visionario ma calato nel reale.

Caterina Taricano
09 Agosto 2021

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