Cinecittà capitale degli Studi europei

Cinecittà capitale degli Studi europei


VENEZIA – Il mondo lentamente sta tornando a una normalità e il settore audiovisivo è in una fase di grande dinamismo: in questo contesto, gli Studi sono tornati un asset strategico e critico per l’industria.  Nella sale dell’Italian Pavilion, alla 78ma Mostra di Venezia, stamattina – 2 settembre – un dibattito aperto tra Cinecittà ed esponenti di spicco dell’industria, nel nome di un imminente e futuro entusiasmante scenario.

Alla presenza del ministro della Cultura, Dario Franceschini, Chiara Sbarigia e Nicola Maccanico, presidente e AD di Cinecittà Spa, hanno dibattuto con Stan McCoy – presidente e managing director EMEA MPA – Motion Picture Association, Andrea Scrosati – COO Freemantle  e Matteo Rovere – regista e produttore. 

“Sono felice e emozionata di essere qui, al primo incontro pubblico della nuova gestione di Cinecittà, che, al di là del ruolo degli investimenti specifici, ha un interesse a mettere in cooperazione tutti i territori nazionali: abbiamo l’ambizione di rendere Cinecittà un hub di riferimento per l’estero e i nostri produttori. Vogliamo lavorare sull’internazionalizzazione per tutte le attività che ci ha affidato il Ministero”, con queste parole la presidente Sbarigia ha aperto il panel.

“Essere qui è un’opportunità. Sarà un mondo nuovo, ma non possiamo dimenticare la Storia: il prossimo anno sarà il centenario della MPA, noi siamo stati sempre molto attivi sul piano internazionale, molto attivi in Italia, c’è un’eredità da perpetuare. Il ritorno alla produzione è in atto, grazie al settore e alle sue reazioni molto veloci, con grandi investimenti nel sistema sicurezza dei protocolli, che cercano di attivare tutte le migliorie che supporteranno le presenze a Cinecittà: so che anche negli altri Studi europei stanno attivando queste prassi. Per il lavoro culturale, possiamo essere molto orgogliosi del progresso del settore audiovisivo. Ritengo che tutte le giurisdizioni europee cercheranno di ottimizzare le prassi con trasparenza ed equilibrio, anche certo di politiche che sappiano puntare al successo del settore, in cui tutti crediamo”, dice Stan McCoy. 

“Il dato importante è che sia stato un anno di grandissima produzione: noi abbiamo prodotto 60 serie e 14 film , la gran parte prodotte in Europa”, continua Andrea Scrosati. “C’è un pull di talent incredibile, che può aspirare ad un palcoscenico internazionale, grazie anche agli streamer, mentre prima era più difficile. L’Italia, oggi, ha uno dei tax credit più interessanti d’Europa, inoltre il pubblico mondiale è interessato e preparato a consumare contenuto che non sia solo statunitense. Tra i contenuti Netflix del luglio 2021, 9 non venivano dagli USA e 5 dall’Europa, quindi c’è una potenzialità di chi crea e produce, soprattutto con un interesse di chi guarda e consuma, aspetto fondamentale. C’è da essere solo ottimisti e qui il ruolo degli Studi è fondamentale, chiave per la crescita, e noi come realtà produttiva guardiamo a questo come grande opportunità”. 

Per Matteo Rovere, “Gli Studi si trovano in un momento nodale, perché è in atto un cambiamento creativo e produttivo per cercare di usare i teatri di posa come nelle culture statunitesi o anglosassoni: per ragioni logistiche e di controllo, vanno pensati come luoghi deputati a una gestione più semplice della produzione, soprattutto per la serialità. Il teatro di posa si trova in una fase epocale per i creativi: con la tecnologia che sta arrivando prepotente all’interno della filiera i tempi si accorciano e quello che viene realizzato sul set è così il 90% del footage finale; il VR – dal mondo del game – ci dà la possibilità di muovere la macchina da presa con la trasformazione degli sfondi, cosa che consente di realizzare all’interno anche l’esterno, per esempio; la realizzazione dei fondali arriva prima della produzione, con investimenti per noi ancora un pò poco consueti, così il VR ci chiama ad una maggior condivisione con il player, oltre a poter realizzare negli Studi tutta la filiera produttiva senza limiti”. 

“Cinecittà e gli Studi sono in un luogo di grande potenzialità: gli elementi sono stati ben individuati e partono da una condizione oggettiva di mercato, si produce di più, secondo un modello circolare”, dichiara Nicola Maccanico. “Prima, quello che nasceva negli USA veniva distribuito in tutto il mondo, mentre il locale rimaneva locale: oggi il mondo delle produzioni è invece circolare, il mondo delle piattaforme sta costruendo un pubblico europeo, cosa in cui il cinema non era riuscito, e questa è una grande opportunità per l’Europa. Rispetto poi al credito d’imposta, l’Italia è oggi competitiva. Infine, l’evoluzione tecnologica cambia il paradigma degli studi: il paradosso – sembra, ma non lo è – è che anche le cinematografie ‘minori rispetto a Hollywood’ possono essere competitive. L’impegno del governo in questo senso è una scelta illuminata, che noi cercheremo di portare avanti al meglio: gli Studi possono essere la chiave per dare solidità al mondo creativo, Cinecittà può ambire a essere la casa del cinema in Europa, ma per convincerla bisogna essere competitivi, che è un pò la sfida di tutti gli Studi, così di Cinecittà”.

“Gli Studi di Cinecittà possono essere pieni di cosa prodotte qui, che poi possono viaggiare in tutto il mondo: un regista/produttore italiano oggi ha la ragionevole ambizione di poter parlare ad un pubblico internazionale. Questo – unito a innovazione, green, inclusione – è un cambiamento fondamentale anche a livello di capacità negoziale, per cui tu non sei più solo service ma hub con capacità produttiva e espansiva, cosa che ti rende interessante da un punto di vista intellettuale e culturale”, riflette Scrosati. 

“L’impatto energetico è di interesse istituzionale e produttivo: anche i set generano emissioni di carbonio; in ambito anglosassone, più che USA, è nata una rete di colleghi che stanno prendendo in considerazione il tema, così anche Netflix ha un’unità a Los Angeles che ha come focus questo aspetto”, precisa Rovere. “Ci sono protocolli che misurano, analizzano e compensano: è una delle tendenze, e noi abbiamo iniziato con Romolus. Cerchiamo di stimolare i player sul tema, e rispondono spesso con unità preposte: gli Studi hanno uno ruolo centrale e so che Cinecittà è molto sensibile, per cui se queste facilitazioni vengono suggerite i produttori tendono ad usarle con disponibilità”. 

“Noi ci aspettiamo che le produzioni riflettano su inclusione, diversità, uguaglianza ma anche sulla sostenibilità: c’è bisogno di attenzione maniacale per i dettagli, creando delle priorità, un fattore fondamentale a cui i produttori internazionali tengono molto, per cui tutti gli Studi europei devono dare priorità a questi aspetti per essere attrattivi”, aggiunge ancora Stan McCoy. 

“Sicuramente ci sono diverse sensibilità, che nascono da temi eticamente fondamentali: noi raccontiamo storie che si realizzano nelle nostre società, che se non racconti non stai raccontando. Per me è una precondizione, per cui se non parli ad un pezzo di pubblico, ti manca un pezzo di pubblico. La cosa che osservo è come poi questo renda tutti i racconti più ricchi. L’impatto ambientale è altrettanto fortissimo e ha un aspetto generazionale fondamentale: credo che il nostro settore dimostri una creatività interessante, con soluzioni particolarmente intriganti”, fa eco il COO di Freemantle.

“Qui parliamo di qualcosa che ha un valore sociale, etico e anche di business: gli Studi tutti, e Cinecittà in particolare, devono essere all’avanguardia. L’elemento tecnologico e la sostenibilità devono essere delle priorità: a questo proposito, noi abbiamo più di 40 milioni di Euro grazie al PNNR (una parte dei 260 complessivi per Cinecittà) e io credo che Cinecittà debba diventare a ImpattoZero quanto prima; credo, inoltre, che per la sua essenza pubblica, e come riferimento produttivo, Cinecittà debba diventare sostenitore dell’idea stessa, sviluppando protocolli che possano essere un macro consulente in grado di trasferirsi al sistema produttivo italiano, uscendo fuori dai confini dei nostri Studi”, le parole di Nicola Maccano sul tema. 

“Sono d’accordo con tutto, proprio tutto quello detto nel panel. E a Cinecittà ci sarà l’opportunità di essere all’avanguardia per un contesto competitivo a livello internazionale: il mio consiglio è di cogliere l’occasione e diventare competitivi, c’è una grande tradizione italiana che deve continuare”, per McCoy. 

Prima della conclusione del panel e della parole del Ministro presente all’incontro, la visione di un video che mostra il Piano 2021-2026 per gli Studi di Cinecittà: edificazione di nuovi teatri di posa e sound stage, di spazi innovativi dedicati all’ecologia e alla Virtual Reality, così come alla formazione. “E’ un pò quello che deve accadere in Italia: abbiamo una grande Storia ma il nostro compito non è solo valorizzare quel passato ma inserirci nel contemporaneo”, dichiara il ministro Dario Franceschini nel suo intervento. “I campi in cui l’Italia è stata grande, come nel cinema internazionale del dopoguerra, ci impongono di investire sul futuro, ci sono finestre che si aprono sull’umanità: investiamo sulla gloria di Cinecittà, per poter esercitare un ruolo europeo di leadership. Questo ci spinge a lavorare ‘come Europa’: i singoli Stati sono piccoli, con difficoltà reggono la competizione, ma l’Europa è il più grande produttore/consumatore di contenuto culturale. Il tax credit introdotto – potenziato e reso permanente con il Covid – può attrarre produzioni internazionali: ora dobbiamo ragionare su norme che regolarizzino le aziende italiane, per far crescere le nostre imprese e conservarle sul territorio. Il potenziamento di Cinecittà con CDP fa guardare l’aspetto fiscale ma anche quello ecosostenibile: credo adesso si sia come dopo una guerra, credo ci potrà essere un confronto virtuoso tra i Paesi, da cui usciremo crescendo più di altri, e la Cultura può essere il motore”. 

Il convegno “Il ruolo degli Studios europei nel mercato audiovisivo globale” si può guardare online su www.italianpavilion.it 

Nicole Bianchi
02 Settembre 2021

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