Alessandro Borghi: “’Mondocane’ il mio film più pop”

Alessandro Borghi: “’Mondocane’ il mio film più pop”


VENEZIA – Arriva nelle sale italiane domani, 3 settembre, Mondocane, il film d’esordio di Alessandro Celli appena presentato in Concorso alla Settimana Internazionale della Critica di Venezia. Il film rappresenta un esperimento indubbiamente coraggioso e dal forte appeal, che vanta il supporto di nomi di punta del cinema italiano come l’attore Alessandro Borghi e il produttore Matteo Rovere con la sua Groenlandia. Un team che ha facilmente convinto a salire sulla barca anche Rai Cinema, Minerva Pictures e 01 Distribution.

Ambientato in un futuro distopico dai contorni indefiniti, Mondocane racconta la storia di due 13enni che vivono all’interno del filo spinato che ormai cinge Taranto, isolata dal mondo per il suo alto livello di tossicità. Tutto cambia quando vengono avvicinati dalla gang criminale delle “Formiche” guidate da Testacalda (Alessandro Borghi). Il loro rapporto di fiducia e amicizia, quasi fraterno, verrà messo a repentaglio dalle dinamiche di potere istaurate dal carismatico leader del gruppo.

Il personaggio di Borghi, per quando rappresenti l’antagonista della storia, è sicuramente il più complesso del film. Adulto e istruito in un mondo fatto da bambini che non sanno più com’era il mondo che noi conosciamo. “Non mi interessava raccontare un cattivo – spiega l’attore -, ma un personaggio tridimensionale che ha una parte violenta, ma che, al tempo stesso, è un educatore. Un personaggio che rifiuta il suo passato e quella città così come l’ha conosciuta per offrire qualcosa di migliore a quei giovani che lo circondano”.

La tematica ambientalista rimane sullo sfondo, lasciando spazio ai personaggi e alle dinamiche di trama. Il contesto distopico, infatti, viene soltanto accennato, mai spiegato, e rappresenta quei timori legati alla crisi ambientale ed ecologica che tutti abbiamo ma che riguarderanno principalmente le future generazioni. “Abbiamo pensato a questa civiltà perduta che fa parte del bagaglio pre-narrativo del film – racconta lo sceneggiatore Antonio Leotti -, questo disastro ecologico portato da una politica che continua a non scegliere. Volevamo dare credibilità a questo posto e Taranto, con la sua acciaieria impossibile da fermare, rimane lì, come un relitto, senza bisogno di raccontarla”.  

Non è la prima volta che Alessandro Borghi si cimenta in un film dalle tematiche sociali, come ad esempio Sulla mia pelle, il film su Stefano Cucchi che ebbe addirittura un impatto sulla sua vicenda processuale. “Se questo film avesse la minima possibilità di scuotere la politica sarebbe meraviglioso – rivela l’attore -,  è una cosa che ho già detto e ha portato bene. Poteva tranquillamente essere un film politico sull’Ilva di Taranto, e invece è una fiaba che ha l’intento di regalare un’ora e quaranta piacevole per il pubblico. Questo è il film più popolare che ho fatto, nel senso che non è riferito soltanto a un segmento specifico di pubblico: sei tu che puoi decidere nella storia qualcosa che va oltre o semplicemente di goderti uno spettacolo, un racconto di formazione che ha in questi ragazzi i protagonisti, e la loro storia di amicizia e di crescita”.

Mondocane è dunque un film di genere, che prende spunto in maniera evidente da opere letterarie e cinematografiche, fondendo il racconto di formazione al film d’azione distopico. Una caratteristica che ha spinto in avanti il progetto fin dalle prime battute, come racconta il produttore Mattero Rovere, che sottolinea “l’aspetto della libertà narrativa che abbiamo potuto godere nella parte produttiva, autoriale e realizzativa, la libertà di parlare del contemporaneo senza in alcun modo essere didascalici o facili e chiamando lo spettatore a una riflessione. La grande ricchezza di questo film è parlare del contemporaneo in maniera fantasiosa”.

“Può essere un film che interessa allo spettatore comune e al tempo stesso può piacere ai cinefili – dichiara il regista Alessandro Celli -, secondo noi c’erano i presupposti per giocare sui due tavoli con un equilibrio difficile tra genere, fantascienza, distopia e, dall’altra parte, i sentimenti dei protagonisti e la trama. Abbiamo cercato di bilanciare il tutto, ragionando sulla differenza tra film di genere e film pop, con l’ambizione di fare un’opera corale, in un contesto distopico, di cui però non diamo alcuna spiegazione.”

Il film, dunque, si affaccia al debutto in sala con coraggio e ottimismo, sapendo di potere attirare l’attenzione di tanti, grazie al nome di Borghi e di Rovere, alla forza distributiva di 01 Distribution, che lo porterà in quasi 200 sale, e, soprattutto, grazie a un look accattivante e originale, cosa non scontata nel panorama cinematografico italiano.

Carlo D'Acquisto
02 Settembre 2021

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