Gyllenhaal: “Elena Ferrante e le verità segrete dell’esperienza femminile”

Gyllenhaal: “Elena Ferrante e le verità segrete dell'esperienza femminile”


VENEZIA – La leggenda narra che Zeus, innamoratosi di Leda – personaggio della mitologia greca, regina di Sparta, madre dei Dioscuri – si trasformò in un cigno per sedurla, forse stuprarla. Ma Leda – qui – è soprattutto la protagonista di una poesia di W.B. Yeats, da cui il nome di battesimo del personaggio di The Lost Daughter, Leda appunto – docente universitaria di Letteratura Comparata Italiana -, interpretata da Olivia Colman, nel film in Concorso alla Mostra, primo lungometraggio di Maggie Gyllenhaal, adattamento del romanzo La figlia oscura (2006) di Elena Ferrante.  

“Avevo letto i racconti napoletani di Elena Ferrante molti anni fa e pensavo: ‘mio Dio, questa donna è così complicata, ma capisco pienamente quello che sente!’. Sembra che lei racconti di alcune verità segrete dell’esperienza femminile! Mi sembrava pericoloso e attraente, ecco perché ho deciso di adattare il film. Con Elena Ferrante abbiamo parlato via lettera, comunicazioni che custodisco. Le ho scritto dicendo che avrei voluto adattare il libro e lei ha accettato, precisando che il contratto sarebbe stato nullo se non avessi diretto io il film. Ha letto la sceneggiatura e mi ha dato il suo sostegno: mi ha scritto delle note molto belle”, spiega Maggie Gyllenhaal della sua scelta dell’opera italiana. 

Leda Caruso trascorre giornate di vacanza a Hydra, mare della Grecia, approdando con valigie piene di libri in una casa che affitta da Lyle, straniero ormai da anni nel posto, gestore del b&b. La piccola spiaggia del luogo si fa punto d’osservazione privilegiato per lei, a cui non sfuggono gli altri bagnanti, in particolare mamme e bambine, come Nina (Dakota Johnson) e Elena, la sua piccola: rispettivamente giovane, sensuale moglie e figlioletta di una famiglia di estrazione popolare, poco raccomandabile. 

“Nella mia vita, col passare del tempo, riconosco in me stessa tante donne: non si è mai una sola donna, così nel film. Nina è un personaggio che non ti permette di sentirti a tuo agio: sensazione che Olivia ha trovato molto divertente, io molto difficile. La collaborazione artistica con Maggie è da sogno: io voglio capire di più del suo punto di vista”, le parole di Dakota Johnson. 

La solitaria Leda schermaglia con Callie, zia della bambina, per poi trovare un punto di dialogo, che l’avvicinerà ad una confidenza con Nina, innescando il montaggio parallelo del film tra passato e presente: è questa l’occasione per la professoressa di “far conoscere” Bianca e Martha, 25 e 23 anni, le sue figlie, con cui – nel trascorrere del soggiorno – si sente telefonicamente. Eppure, il continuo salto temporale, avvicenda Olivia Colman (Leda 48enne) e Jessie Buckley (Leda 30enne), giovanissima mamma chiamata all’opportunità di una gloriosa carriera universitaria; ha scelto dolorosamente la professione, un senso di colpa che continua a portare con sé, soprattutto fatto ribollire e scatenato dall’episodio della momentanea scomparsa dalla spiaggia della piccola Elena. 

“Credo che molto spesso, come attrici e donne, ci rappresentiamo con versioni fantasiose di noi stesse: mi sorprenderei a sentire che ci fosse una madre che non abbia pensato almeno una volta di sbattere la porta e lasciare tutto. Può essere scomodo, ma anche rassicurante, il film: possono essere cose che accadano a tutti noi. Noi volevamo rappresentare la gioia immensa, e di fatto il personaggio di Leda è pieno d’amore per le figlie: però fa la pericolosa cosa di aprirsi alla verità della disperazione, del terrore, che fa anch’esso parte della genitorialità, ma Ferrante mi ha detto che era importante che Leda non fosse rappresentata come pazza”, aggiunge Gyllenhaal. 

“Tutte le persone vorrebbero essere un’altra persona da sé, ed è stato bello rappresentare questo: rappresentare qualcuno che fa anche cose bruttissime. Mi ha intrigato molto il personaggio. Con l’altra attrice, Jessie, non ci siamo coordinate ma ci siamo scritte molto spesso: abbiamo cercato di capire insieme le nostre radici e come si cambi con il passare del tempo, con la licenza poetica di non aver troppo in comune per forza, ma avendo la stessa emotività. Sono grata Leda non sia stata rappresentata come persona malata di mente: tutti vogliamo ogni tanto staccare una settimana, e lei è un eroe, l’ha fatto. Meggie, poi, è sempre franca: man mano ho cominciato a capire le sensazioni che lei chiedeva e così abbiamo trovato un percorso, iniziavamo a fare discorsi molto intellettuali, per arrivare poi ad un livello molto pratico”, spiega Olivia Colman del personaggio e del rapporto sia con la colleghe-alter ego, che con la regista. 

“Da questa esperienza ho appreso che sono stata sempre una regista, semplicemente non mi sembrava di avere il titolo per ammetterlo anche a me stessa. Curiosamente ho realizzato di essere io! Mike Nichols mi ha influenzata per la regia, seppur non abbia mai lavorato con lui: in un incontro di un pomeriggio, mi ha dato delle indicazioni che mi hanno colpita, lo ammiro molto”, racconta Maggie Gyllenhaal. 

Il film si apre e chiude circolare, seppur l’epilogo porti con sé una luce che il prologo non lascia filtrare: Leda, per tutta la storia, è una donna che s’avvicina a Will, lo studente che d’estate fa il bagnino allo stabilimento greco, o a Lyle del b&b, ma seppur possa sembrare imminente l’animarsi del suo profilo erotico, la donna cerca sempre e solo un’anima disposta ad accogliere il suo senso di colpa. Confessa: “me ne sono andata” che le bimbe avevano 7 e 5 anni, “abbandonate” per tre anni, tempo in cui l’ascesa della carriera ha fatto anche rima con con Hardy, il professor Hardy – Peter Sarsgaard –, docente ammaliato dalla giovane collega, con cui avvia un rapporto d’amore: “Meggie riesce a cogliere le verità non convenzionali, lei riesce a ispirare le persone”, commenta l’attore, anche marito della regista statunitense, che – nel ruolo – recita una frase chiave per la lettura della vicenda: “L’attenzione è la forma più rara e più pura di generosità”.  

Nel cast, con un cameo, anche Alba Rohrwacher, che “è stata con noi per due giorni: come un fulmine è entrata nel film, sorprendendomi”, spiega Gyllenhaal. 

The Lost Daughter uscirà nei prossimi mesi, distribuito da BIM Distribution.  

Nicole Bianchi
03 Settembre 2021

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