Il viaggio metafisico da Bellocchio al “crepuscolo” della storia d’Italia

Si intitola Viaggio nel crepuscolo, il film di Augusto Contento presentato fuori concorso alla Mostra del Cinema di Venezia. Un pastiche di generi tra documentario, animazione e finzione


VENEZIA – Presentato Fuori Concorso a Venezia 78, Viaggio nel crepuscolo di Augusto Contento è probabilmente il film più originale visto in tutta la Mostra del Cinema. Un’opera complessa e sfaccettata che parte dal primo cinema di Bellocchio per raccontare la crisi degli ideali socialisti nel corso degli Anni ’60 e ’70. Un pastiche di generi che si fonda su più voci, dallo stesso Marco Bellocchio a Paola Pitagora, Michele Serra, Paolo Mereghetti, passando per Massimo Salvadori, Gherardo Colombo, Silvia Costa e tanti altri. Le voci, sia chiaro, non i volti, in quanto il grosso della parte visiva del film è realizzato dalle suggestive animazioni di Marco Belli e da immagini di repertorio.

Da dove viene l’idea di sostituire le facce tipiche del documentario con i disegni? “Non lo definirei un documentario, ma un semplice film – risponde il regista, Augusto Contento -. Perché mescolo finzione, immagini di archivio, documentario. Volevo compiere un viaggio nell’inconscio della storia d’Italia in un certo periodo e l’animazione riesce secondo me a restituire quell’atmosfera fantasmatica, quei fantasmi della storia, che nessun altro linguaggio cinematografico è in grado di fare. Mi interessava stabilire un parallelo tra la finzione nell’arte che riesce a trovare verità più profonde, mentre la finzione nella storia e nella politica viene usata per affermare il falso. C’è un significato un po’ pessimista: la verità emerge solo nelle animazioni e non nelle immagini reali, come se la fantasia, l’arte, l’immaginazione, per quanto giungano dalla verità, alla fine ciò che prevale è la finzione della politica che poi crea le stragi, i complotti, le organizzazioni clandestine”.

Il cuore “cinematografico” del film si incentra su quattro film di Marco Bellocchio, per poi arrivare all’analisi politica e storica degli “anni di piombo”. Un’analisi così approfondita e sfaccettata che ha portata l’attrice Paola Pitagora, protagonista de I pugni in tasca, a dichiarare di “avere capito davvero il cinema di Bellocchio solo guardando questo film”.

Ma da dove viene la fascinazione per questo periodo storico e soprattutto per il cinema di Bellocchio? “Io nel ’78 avevo 5 anni – rivela il regista – e ricordo con grande forza che avevo paura di girare con il passamontagna e temevo che le brigate rosse mi potessero rapire. Un trauma infantile. Questo periodo si sposava bene con il mio intento di rivoluzionare i miei parametri estetici andando in un’epoca dove le rivoluzioni morali e di costume erano al centro e, al tempo stesso, traduceva la mia volontà di mettere in parallelo finzione e verità”.

L’ideatore del progetto, Adriano Aprà, ha definito il film “un’animazione saggistica”, si può dire che sia stato inventato un nuovo genere? “Non mi piace molto vantarmi e quindi non lo direi – conclude Contento -. Non sono molto d’accordo con questa definizione. Non è propriamente un film d’animazione. L’animazione ha un grande ruolo, ma è l’alternanza dei generi il centro. C’è danza contemporanea, ci sono immagini di archivio. Una molteplicità tradotta con un montaggio che ho definito ‘quantistico’, perché mostra la complessità degli eventi e spesso la loro interpretabilità. Un singolo fatto è composto da una serie di ipotesi che possono essere tutte vere o false allo stesso tempo. C’è del saggio ovviamente, perché quando sentiamo parlare lo storico Salvadori, Prosperi, anche i magistrati che non si sono soffermati solo sulla verità giudiziaria. Per esempio Colombo è arrivato a sviluppare delle riflessioni metafisiche, perché questi fatti mi interessavano da un punto di vista poetico, mi sollevavano dei dilemmi esistenziali. Come l’omicidio Moro: come è possibile che un ideale libertario, in cui io mi identifico, sia diventato il movente di un crimine così efferato. E così di seguito, qualsiasi fatto storico si trasforma in una questione metafisica”.

Carlo D'Acquisto
09 Settembre 2021

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