Barbera: “C’erano troppi film da premio, Servillo sacrificato”

Al tradizionale incontro del giorno dopo, il direttore Alberto Barbera traccia un bilancio più che positivo dell'edizione 2021


VENEZIA – “Il cinema non è mai stato vivo e vitale come in questo momento. L’auspicio è che la Mostra possa servire da stimolo a spettatori che tornino in sala”. Al tradizionale incontro del giorno dopo, il direttore Alberto Barbera traccia un bilancio più che positivo dell’edizione 2021. Risultati simili al 2019, in termine di presenze, nonostante la capacità ridotta del 50% delle sale”, registrando solo un -7% sull’ultima edizione pre-Covid. Gli ingressi sono stati 153.265 (+63% sul 2020, -7% sul 2019), le proiezioni totali 769, quelle sold out 369 con una percentuale di riempimento delle sale del 70%. 

Ma il bilancio è positivo soprattutto per la qualità dei film, in maggioranza ben accolti dalla critica, anche internazionale. “Tutti i giurati in un anno eccezionale come questo avrebbero voluto dare più premi. Anche Martone e Servillo erano stati presi in considerazione. Si è discusso del film e si è discusso di Servillo. Ma non potevano figurare nel palmarès solo film italiani. C’erano troppi film meritevoli. Ma alla fine il verdetto mi pare sia stato ben accolto da tutti”.

Forse sono troppi 5 film italiani in concorso? “Il numero non dipende da criteri geopolitici ma dal fatto che quest’anno c’erano cinque film che ci erano piaciuti. Il passaggio ad un festival serve a far conoscere i film, a parlarne, non a vincere premi. I festival serviranno sempre di più perché se è vero che piattaforme stanno diventando i più importanti produttori oltre che distributori, diventa sempre più difficile per gli spettatori orientarsi nel grande numero di produzioni. E i festival sono lo strumento più efficace per valorizzare la produzione di alta gamma”.

Quanto ai prossimi Oscar, “più di un film tra quelli presentati a Venezia hanno le caratteristiche per concorrere agli Oscar ma questo è un anno eccezionale e la concorrenza sarà durissima”.

C’è chi si preoccupa per la vittoria di una regista, ascrivendola a un sistema di quote rosa e non al valore dei film. “Non è così – spiega Barbera – L’événement è stato adorato fin da subito da tutti i giurati. Ovviamente questo premio, come quelli di Cannes e dell’Oscar a Nomadland, si inserisce nella valorizzazione del ruolo femminile che è in atto da tempo ma non c’è alcun pregiudizio positivo nei confronti delle registe”. Barbera commenta il Tweet indispettito di ieri contro il toto-Leoni e le anticipazioni sui premi (“ho espresso il mio fastidio per un gioco che è irrispettoso del lavoro dei giurati e dei selezionatori”) ma chiede anche di non ingigantire la questione.

Quanto al fatto che tre film Netflix (Paolo Sorrentino, Maggie Gyllanhaal e Jane Campion) abbiamo vinto premi, Barbera invito a “non demonizzare le piattafome. che stanno diventando i più grandi produttori di cinema di qualità, anche se – aggiunge – a mio avviso l’esperienza della sala resta fondamentale. Io non credo che i festival debbano snobbare le piattaforme. Interrogarci ancora oggi sul rapporto tra Netflix e le sale è da un lato superato dai fatti e dall’altro aperto a sviluppi difficili da prevedere. Se Netflix è entrata nell’Academy e anche in Anica parliamo di qualcosa che ormai fa parte della Storia. Quello che resta da vedere è che dimensione assumerà il mercato quando ripartirà il settore post pandemia. Tutti ci auguriamo che si andrà verso un doppio sistema dove coesisteranno sale e piattaforme. Non bisogna demonizzare le piattaforme anche se il luogo migliore per vedere i film, soprattutto un certo tipo di film, resta la sala”, aggiunge.

Sorrentino e Frammartino, due idee di cinema quasi opposte: “Il mio obiettivo – afferma Barbera – è una Mostra che valorizzi la varietà del cinema contemporaneo. È il nostro tratto distintivo che quest’anno si è rivelato in maniera più esplicita del solito. La rivoluzione digitale ha fatto sì che non esista più un solo cinema e un solo pubblico: oggi esistono tanti cinema e tanti pubblici. Ormai i grandi player differenziano la produzione rivolgendosi a pubblici diversi e se un festival non sa mostrare questa varietà diventa poco efficace. Piuttosto bisognerà definire nuove regole e armonizzare la legislazione dei singoli Paesi”, dice.

Infine sul versante pandemia, il presidente Cicutto sottolinea come siano stati solo tre i casi di positivi al Covid nei 12 giorni della Mostra. 

Cristiana Paternò
12 Settembre 2021

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