Cinecittà, luogo simbolo dell’industria creativa

Nicola Maccanico, ad Cinecittà SpA, interviene al panel Unicredit looking forward quale futuro per l’industria cinematografica?


Sistemi di credito e prospettive future dell’industria cinematografica. Se ne parla al MIA in un panel organizzato da Unicredit e coordinato da Giampaolo Letta, qui in veste di presidente del Consiglio Territorio Unicredit Centro.

In apertura Laura Torchio di Unicredit ha delineato lo stato dell’arte con una serie di slide molto interessanti sullo scenario economico durante e post pandemia. Ovviamente i settori resilienti sono l’alimentare e la farmaceutica, mentre i più colpiti sono il turismo, la ristorazione e anche media & entertainment con crolli dei ricavi superiori al 70% per gli esercenti e un calo della produzione cinematografica del 40%. Lo streaming è stato un autentico salvagente per questo comparto, oltre alla fiction (vedi rapporto APA): grazie a questo alcuni operatori hanno chiuso il 2020 in positivo. Impressionante il boom delle piattaforme e degli streamers: Netflix segna un +116% nella performance in Borsa con 208 mln di abbonati e una spesa 15,1 bn dollari; Amazon Prime +130% con 200 mln abbonati e 11,8 bn dollari; Disney+ fa +66% di performance di Borsa con 103 mln abbonati e 28,6 bn di investimenti.

La tendenza del momento è quella agli accordi di partnership per aumentare il valore delle library. E Torchio si sofferma anche sul futuro di Cinecittà che conta su una dote di 300 mln € in arrivo dal PNRR. Interviene Nicola Maccanico, ad Cinecittà SpA: “E’ fondamentale, dal punto di vista italiano, capire come riuscire ad avere un ruolo rilevante nel futuro di un mercato che cresce ed è globale. Le nostre aziende devono difendere gli artisti e la creatività italiana. La crescita del comparto significa maggiori posti di lavoro e maggiore forza dell’Italia. Bisogna aiutare questo tipo di sviluppo. Cinecittà, al netto della sua storia, è un’infrastruttura rilevante, un hub di riferimento. Il mercato degli studi è in UK e poi nell’est europeo, dove però non c’è struttura produttiva rilevante. Il nostro governo, sul tema della cultura e dell’audiovisivo, è stato coerente grazie al ministro Franceschini. Dunque lavoriamo a studi più grandi e moderni, tecnologicamente avanzati, con la virtual reality a costi competitivi, ecosostenibili e a impatto zero, perché questa è una sfida importante sia dal punto di vista morale che del business. Vogliamo dare all’industria creativa italiana un luogo fisico, non solo simbolico, che sarà un settore trainante per i prossimi anni”. 

Ancora Torchio sottolinea come l’Italia sia soprattutto “terreno di caccia, le imprese italiane sono target di investitori stranieri, come accaduto a Picomedia e Stand By passate sotto il controllo di un gruppo francese Asacha. Al made in Italy viene riconosciuto un valore e i nostri contenuti sono ritenuti appetibili, per questo Unicredit con il Basket Bond sostiene le imprese di cinema e tv con criteri anche di sostenibilità e di presenza di donne in posizione dirigenziale”.

Nicola Serra, ad Palomar, spiega come affermare la propria identità sia lo strumento migliore all’interno di un gruppo internazionale. “Il nostro filo conduttore è raccontare storie che ci appartengono, legate all’area del Mediterraneo. In questo momento abbiamo un progetto seriale sul Piccolo principe, un film su Gheddafi, uno su Montecristo. La nostra prospettiva è però cambiata, abbiamo appena chiuso un progetto americano dove non c’è ancora un cliente o broadcaster italiano”.   

Fabio Amadei, titolare del Cinema Farnese di Roma, racconta: “Penso che dobbiamo dialogare con le nuove tecnologie e non separare streaming e sale in modo schematico. Durante la pandemia mi sono affiancato ad altri esercenti indipendenti. Oggi lo spettatore si attende un prodotto che va oltre il modello tradizionale e dunque bisogna dialogare con le piattaforme per rivolgersi alle giovani generazioni. Dal 2009 coltiviamo rapporti con le scuole grazie ai bandi”. Anche nel suo caso il Basket Bond è stato fondamentale per innovare.  

Andrea Occhipinti, fondatore Lucky Red, segnala come la diversificazione sia stata cruciale nella sua azienda, che tocca tutti i passaggi della filiera dalla produzione alla distribuzione all’esercizio alle vendite estere. “Durante la pandemia il rapporto con i broadcaster è stato decisivo. Quest’anno produciamo 7 film più una serie”.  

Cristiana Paternò
14 Ottobre 2021

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