Bellocchio, con Esterno notte Moro torna libero

Marco Bellocchio, alla Festa di Roma per un Incontro Ravvicinato, mostra le prime immagini di Esterno notte, la serie Rai interpretata da Fabrizio Gifuni nel ruolo di Aldo Moro e Toni Servillo in quel


Aldo Moro liberato dalle Brigate rosse, in ospedale, molto provato, con la barba lunga, ma vivo e pronto a rompere definitivamente con la Democrazia Cristiana schierata al suo capezzale con Andreotti, Cossiga e Zaccagnini. Le parole che pronuncia sono in parte le stesse che si leggono nelle lettere dal carcere brigatista: “Provo gratitudine verso i terroristi che mi hanno liberato, rinuncerò ad ogni incarico politico all’interno della Democrazia Cristiana con cui sono incompatibile”.

Sono le prime immagini di Esterno notte, la serie Rai di Marco Bellocchio, prodotta da The Apartment e Kavac Film, con Arte France e Rai Fiction. Tre clip molto belle e anche particolarmente significative, che abbiamo visto alla Festa di Roma, in chiusura dell’Incontro Ravvicinato con il regista piacentino, 81enne, intervistato da Alberto Crespi e Richard Pena davanti a una platea affollata (tra i presenti anche Fabrizio Gifuni e la moglie, la montatrice Francesca Calvelli).

Nella serie, girata anche a Cinecittà, Fabrizio Gifuni è un Aldo Moro di impressionante mimetismo (l’attore ha portato a teatro le lettere dello statista nello straordinario monologo Con il vostro irridente silenzio). Toni Servillo è un Paolo VI sofferente ma intransigente, che incontra Moro nei giardini del Vaticano ed esprime preoccupazione per il compromesso storico, il timore della Chiesa sui temi della famiglia, dell’aborto, del divorzio, l’impossibile dialogo con i comunisti sui valori fondamentalei. In un’altra scena il capo della DC, il 12 marzo 1978, quattro giorni prima del suo rapimento, assiste dal balcone di Piazza del Gesù ai violenti scontri tra i manifestanti e la polizia. Un’armeria è assaltata e svaligiata, mentre in un cinema di fronte danno Anime perse di Dino Risi con Vittorio Gassman e Catherine Deneuve. 

“La serie per me è un’esperienza nuova – racconta Bellocchio – una cosa nata per caso, nel 40° anniversario della morte di Aldo Moro. A ispirarmi è stata una foto di lui in doppiopetto di lino, sulla spiaggia di Torvaianica insieme alla figlia e a tanti bambini in costume. Da lì ho pensato di ribaltare il campo rispetto a Buongiorno, notte. Quello era un film tutto all’interno della prigione delle BR, qui cerco di guardare fuori. La serie ha un andamento classico, parte dalla strage e poi sta sui personaggi che vivono esternamente la prigionia di Moro: Cossiga, Zaccagnini, Andreotti, Eleonora Moro, i terroristi. Le tre scene che vi mostro appartengono tutte al primo episodio”.

Sulle sequenze girate a Cinecittà rivela: “una l’abbiamo realizzata sul set dell’antica Roma, in un’altra occasione abbiamo ricostruito San Lorenzo fuori le Mura che ci è stato negato dal Vicariato romano, e abbiamo usato anche immagini di repertorio. Infine abbiamo usato un pezzo di San Pietro, dal set di Habemus Papam e forse anche di The Young Pope di Sorrentino per l’affaccio di Paolo VI, quando fa il celebre appello agli uomini delle Brigate rosse, qui la folla verrà aggiunta in post produzione”.

Su Anima persa: “E’ un film importante di Dino Risi, coraggioso per il tema, con un Gassman sempre più depresso e incapace di far ridere”. Bellocchio non può rivelare molto sulla serie, ha il voto del silenzio, ma è chiaro che, come in Buongiorno notte, viene riscritta una pagina nodale della Storia italiana. “Gli storici dicono che con l’assassinio di Aldo Moro tutta una classe politica è andata in crisi e i partiti tradizionali hanno cominciato a boccheggiare. Quando ero bambino c’erano furiose campagne elettorali, comizi dei grandi leader, ricordo Togliatti e De Gasperi a Piacenza, oggi meno del 50% degli italiani è andato a votare. Quella era l’Italia dei partiti che erano macchine formidabili, con la contrapposizione tra DC e PCI. La morte dello statista ha segnato una svolta. In Buongiorno notte esprimevo l’aspirazione di noi giovani della classe media che avevamo sperato che Moro non venisse ucciso, che venisse liberato. Ci siamo stupiti che sia stato ucciso davvero. La passeggiata di Roberto Herlitzka alla fine dell’altro film aveva proprio questo significato”.

Durante l’Incontro Ravvicinato, tanti i temi toccati, dagli inizi al Centro sperimentale, al rapporto con Visconti e il melodramma ma anche con il Free Cinema inglese. E poi l’incontro con Mastroianni, il legame con la cittadina di Bobbio così importante nella sua ispirazione; la scelta casuale di Lou Castel per I pugni in tasca; la religione e l’ateismo in film come Vincere e L’ora di religione

Cristiana Paternò
18 Ottobre 2021

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