David Murgia: “Per ‘Tom Medina’, Tony Gatlif come uno sciamano”

David Murgia, al Festival di Lecce tra gli Eventi Speciali, per presentare il film di cui è protagonista, passato al recente Festival di Cannes, sezione Cinéma della Plage


Il cinema nomade e l’esperienza musicale, essa stessa come viaggio.

Tom Medina di Tony Gatlif presentato tra gli Eventi Speciali del Festival del Cinema Europeo di Lecce: già protagonista al recente Festival di Cannes, sezione Cinéma della Plage, è arrivato nella città salentina accompagnato dal suo protagonista, l’attore David Murgia, belga di origini italiane.

Murgia è il Tom del film del regista apolide francese, che restituisce sempre personaggi sospesi e sfilacciati, che riescono a intercettare il punto di equilibrio solo nello spazio di contatto, l’orizzonte della strada, metafora e simbolo. “È stato speciale lavorare con Tony, era un po’ come una corrida: era importante per lui scrivere questa parte della ‘sua’ storia; lui lavora come un mago, come uno sciamano, con tutti gli elementi del set. Lui ascolta la natura, la squadra, soprattutto è per lui importante sentirsi in sicurezza: cerca questa magia, e quando arriva la magia si gira, questo suo modo mi ha permesso di cambiare il mio sguardo. Avevo capito, sin dal primo film con lui, che non è bene capire le cose che dice, ma meglio capire quello che sta vivendo: non si comunica solo con le parole, io prendo le cose che non dice e recito con questo, così il film si scrive con una comunicazione particolare. Non ho avuto paura perché c’è una relazione di confidenza: il Covid ha fermato le riprese, e questo ha permesso di continuare a scrivere in modo ancora diverso, e tutto  è stato un’avventura di poesia”, commenta l’attore, di origini italiane. “La mia famiglia viene dalla Sardegna e dall’Andalusia, ecco perché mi sentivo così prossimo a Tom Medina: loro poi sono stati in Belgio a lavorare nelle miniere”, dove Murgia è nato e si è formato, entrando anche in contatto con il teatro italiano, e in particolare con Ascanio Celestini: “Lui veniva a presentare i suoi spettacoli al Festival di Liegi: lì l’ho conosciuto. È un uomo che racconta solo con le parole, e questo m’ha impressionato, poteva essere uno da cui potevo solo imparare: un giorno il Direttore ci ha fatti incontrare, così è nata la prima collaborazione per Discorsi alla Nazione”.

Continuando con Tom Medina, nella mistica Regione francese della Camargue, lui approda in libertà vigilata alla fattoria di Ulisse, uomo dall’animo gentile: Tom nutre il desiderio di diventare una persona migliore, ma incontra l’ostilità della sua direzione generale. “Abbiamo visitato la Regione prima del film, io ho imparato a montare a cavallo, ho lavorato con i giovani che curano i tori nei campi, è un altro mondo: io in strada giocavo a calcio, loro fanno la corrida. Le luci della Camargue, poi, sono impressionanti: Tony la conosce bene, ma questa non è la storia della Camargue, è la storia di un camminatore che deve scrivere la propria”, condivisa anche con un animale simbolo, un toro bianco. “Io sto aspettando una figlia e quando penso a questo mondo non ci sono paure ma tutto da fare: il toro bianco per Tony doveva far paura ma anche insegnare il cammino, e anche io voglio vedere diversi cammini, anche artistici, infatti la cultura è utile per dire alcune cose in momenti critici, come quello attuale”, continua l’attore.

La pennellata del gioco, ludica, colora tutto il film, permettendo di riconoscere il tratto di Gatlif, mai circoscritto in confini narrativi, andirivieni “letterario” che specchia quello di Tom stesso, la cui storia è portatrice di sofferenza e separazione, come profilo di vita. “Per Tony era importante che Medina fosse rappresentante di tanti altri giovani della periferia parigina: per lui, era tante persone che hanno lasciato la loro casa e hanno costruito la vita su altre cose, come la menzogna. Certo , l’energia della mia gioventù, e la sua storia, sono un mélange che crea l’effetto finale. Progressivamente ho conosciuto il fuoco di Tom e ci sono entrato, è stato come perdersi, diventare un altro”, grazie anche al profilo musicale del film, che abbraccia sentimenti e personaggi: “La parte musicale si costruisce proprio in Camargue, e Karoline Rose Sun, il personaggio di Stella del film, fa una musica ‘brutal pop’: Tony voleva costruire un mix tra il flamenco e il suo ruolo, così come succede con la luce o i personaggi”.

Nicole Bianchi
08 Novembre 2021

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