“Azor”: il thriller drama svizzero sul mondo del private banking

“Mio nonno era un banchiere privato - dice il regista - ma non ha mai voluto parlare con me della sua professione"


Yvan De Wiel (Fabrizio Rongione), banchiere privato ginevrino, si reca in Argentina nel bel mezzo di una dittatura per sostituire il suo compagno, oggetto delle voci più preoccupanti, scomparso da un giorno all’altro. Tra salotti silenziosi, piscine e giardini sorvegliati si innesta un duello a distanza tra due banchieri che, nonostante metodi diversi, sono complici di una colonizzazione silenziosa e spietata.

Così si presenta Azor, il dramma argentino-franco-svizzero di Andreas Fontana.

Il film è suddiviso in cinque parti. La prima, che spiega le istanze del mondo del private banking, si chiama “Il giro in cammello”, e la trama prosegue in maniera intricata, con un’indagine del protagonista per cercare di capire il motivo della scomparsa del suo collega. Nel tentativo di scoprire la verità, Yvan si ritrova in un contesto di atmosfere sulfuree e misteri, mentre incontra i clienti più importanti del predecessore e cerca di convincerli a continuare la loro attività.

Da Mme Lacrosteguy (Carmen Iriondo) ad Augusto Padel Camon (Juan Trench) e sua moglie Magdalena (Elli Medeiros), passando per l’aggressivo Farrell (Ignacio Vila) e il potente arcivescovo Tatoski (Pablo Torre Nilson), il banchiere, messo alla prova dagli uni e dagli altri, risale a una giunta militare che fa planare la sua preoccupante politica di purificazione nazionale fino ai piani alti della società. Il soggetto è complesso, e il regista lo gestisce attraverso silenzi, sguardi e discorsi sospesi e simbolici. In uno specifico dialetto, ad esempio, ‘Azor!’ è un’esortazione a fare attenzione, a stare accorti.

“I personaggi principali sono completamente immaginari – ha raccontato il regista a ‘Cineuropa’ – Ma i luoghi in cui abbiamo girato esistono realmente. Il círculo de armas, ad esempio, appare esattamente come nel film. E gli eventi di cui parliamo sono realmente accaduti. Non solo i militari hanno fatto sparire le persone, ma le hanno anche derubate: le loro proprietà, case, automobili e persino cavalli. E il ruolo delle banche svizzere in questo processo non è affatto chiaro. Abbiamo solo dovuto ricostruire l’hotel Plaza perché era stato abbandonato da due anni ed era in uno stato rovinoso. Per tutte le altre location del film, abbiamo dovuto lavorare per sottrazione. Ciò significa che erano sovraccariche di roba, quindi abbiamo rimosso le cose finché non hanno raggiunto uno stato che ci piaceva. Spesso abbiamo aggiunto alcune piante. Ho lavorato con Ana Cambre, che ha curato la scenografia. Abbiamo scelto le location per il loro aspetto senza tempo. Non volevo fare un film che assomigliasse a un museo degli anni ’80. Per la classe sociale che rappresentiamo, l’importante non era apparire alla moda, ma volevano passare alla storia, per non essere dimenticati”.

E aggiunge l’ispirazione personale per il racconto della vicenda: “Mio nonno era un banchiere privato, ma non ha mai voluto parlare con me della sua professione. Era qualcosa che sentivo era molto potente, ma sconosciuta. È stato solo dopo la sua morte che mi sono interessato di più al settore, e poi ho fatto le mie ricerche per due anni e mezzo”.

Nominato alla Berlinale 2021 agli Encounters Award, al Festival Internazionale di San Sebastian per gli Horizons Awardse ai Gotham Awards come “Miglior Film Straniero”, il film è ora disponibile sulla piattaforma MUBI.

Il trailer a questo link.

Andrea Guglielmino
19 Novembre 2021

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