Re Granchio: la leggenda continua

Anteprima italiana fuori concorso al TFF per Re Granchio, opera prima acclamata alla Quinzaine des Réalisateurs di Cannes e in uscita sala il 2 dicembre con Luce Cinecittà


TORINO – Anteprima italiana fuori concorso al TFF per Re Granchio, opera prima acclamata alla Quinzaine des Réalisateurs di Cannes e in uscita sala il 2 dicembre con Luce Cinecittà (leggi l’intervista). Il film di Alessio Rigo de Righi e Matteo Zoppis, che si muove tra favola e western con un interessante coinvolgimento di non attori e tra due territori molto distanti come la Tuscia viterbese e la Terra del Fuoco argentina, con i suoi paesaggi australi, arriva qui al festival carico di onori: è stato designato Film della Critica dal SNCCI; ha ottenuto il Premio Fipresci alla Viennale; il Premio al Miglior Film ad Annecy Cinema Italien; il Premio Silver Alexander – Meet the Neighbors al Thessaloniki International Film Festival; di recente è stato al Festival di Mar del Plata. 

Alessio Rigo de Righi e Matteo Zoppis (nati entrambi nel 1986) sono italo-americani. La loro collaborazione è iniziata con il corto documentario Belva nera (2013, Argentina, Italia) e con il pluripremiato documentario Il Solengo (2015, Argentina, Italia). Una ricerca coerente e già solida che si concentra sui racconti popolari e le leggende della tradizione contadina, insomma sulla letteratura orale che diventa veicolo di storie e leggende misteriose e appassionanti. Lo stile è naturalistico e di forte impatto, la macchina da presa contempla sia la natura che l’uomo con la stessa generosa attenzione ai dettagli. Nulla rimane fuori dal racconto che sfrutta la capacità di ascolto del documentario dentro a una cornice di finzione anche avvincente e per nulla scontata.

Re Granchio si apre in una locanda nella Tuscia dove alcuni vecchi cacciatori rievocano una antica storia locale, quella di Luciano, vissuto alla fine dell’Ottocento nel villaggio. Luciano, che ha occhi di un magnetico azzurro, è un outsider e un perdente capace però di ribellarsi al potere del principe per cercare un suo modo di vivere in un’ansia di riscatto che non riesce a placare nel bere. Luciano, che non accetta i soprusi, è un emarginato nel suo borgo. Tranne da Emma, la giovane donna che ama, ricambiato. Per lei, per difenderla, è pronto a rischiare tutto. Ma il suo gesto di violenza inutile lo porta all’esilio, nel nuovo continente. Dove lo ritroviamo alla ricerca di un tesoro custodito gelosamente dalla Terra del Fuoco, un tesoro che Emma aveva presagito con le sue parole e con un sogno premonitore.

“Questo film – spiegano gli autori – è il terzo capitolo di una trilogia iniziata nel 2013 sulla base di storie ascoltate nella casina di caccia di Vejano che sembrava un saloon del Far West. Da lì sono nati due documentari, ma questa storia persa nella memoria ci ha costretto a entrare nel linguaggio della finzione, che ci è sembrato naturale”. I due registi hanno mescolato racconti della Tuscia e storie della Terra del Fuoco, attingendo al patrimonio umano e all’immaginario di questi due luoghi così distanti. “Ci piaceva l’idea di far interpretare un film alle persone che ci raccontavano le storie. Così da una piccola città della Tuscia siamo arrivati a un western di mare girato dall’altra parte del mondo”.

Fondamentale l’apporto di Gabriele Silli, un artista plastico che “ha scolpito se stesso nel personaggio di Luciano”. Lo definiscono “un looser, alcolizzato, reietto, l’unico borghese in un paese di contadini e pastori da una parte, nobili e principi dall’altra, un alieno che sta in mezzo a queste due realtà ed è paralizzato. Non riesce a fare nulla, neanche a non distruggere il suo amore. Gabriele Silli – raccontano ancora – ha dedicato tantissimo tempo al film. Si è trasferito a Vejano per un mese, quindi è volato in Argentina per imparare la lingua spagnola parlata qui, si è forgiato sul personaggio”.

Sulla collaborazione a due, praticata da tante coppie di registi, dicono la loro: “Ci conosciamo da una vita, siamo amici d’infanzia e abbiamo un dialogo fluido, ma anche scontri. Ci occupiamo entrambi di tutto. Ogni decisione è frutto di lunghe discussioni e il film nel suo complesso è un lavoro corale con l’apporto di tutti i collaboratori e gli interpreti”.

Prodotto da Ring Film con Rai Cinema in coproduzione con Shellac Sud, Volpe Films, Wanka Cinein associazione con Laser Film, Re Granchio è una co-produzione tra Italia, Francia e Argentina. Nel cast anche Maria Alexandra Lungu, vista in Le meraviglie di Alice Rohrwacher, nel ruolo della donna amata da Luciano.

Cristiana Paternò
28 Novembre 2021

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