Un doc e un corto contro gli stereotipi di genere

Il documentario Nel mio nome di Nicolò Bassetti e il cortometraggio Le variabili dipendenti di Lorenzo Tardella sono i due film italiani a tematiche LGBTQ presentati alla 72sima Berlinale, rispettivam


BERLINO – Nel mondo strettamente binario in cui viviamo, determinare la propria identità di genere è un atto sovversivo per Nic, Leo, Andrea e Raff, quattro amici che vivono a Bologna dove affrontano le loro rispettive transizioni. A raccontare le loro storie, le relazioni affettive, il confronto con gli altri, gli ostacoli sociali, il loro coraggio è Nicolò Bassetti nel documentario Nel mio nome, presentato in Panorama Dokumente alla Berlinale 2022. 

Tutto è nato quattro anni fa quando una notte mentre era in Olanda, per studio, il figlio del regista, Matteo, gli ha inviato un’email. “Mi chiedeva di dargli fiducia e fidarmi di lui, la sua intenzione era rassicurarmi – ci racconta Bassetti poco dopo la proiezione ufficiale del film – Con lui abbiamo poi pensato che potesse essere interessante raccontare l’esperienza di transizione in un film, evitando gli stereotipi e parlando di dignità e bellezza oltre lo schermo del gender. Per farlo ho lavorato due anni con questi ragazzi, che si sono messi in gioco completamente”. 

Il fil rouge del film è un podcast sulla relazione tra identità durante l’infanzia, l’adolescenza e la maturità curato da uno dei quattro ragazzi, Leonardo Arpino, 32 anni, oggi insegnante. “Questo film è stata una grande opportunità di far sentire le nostre voci – dice Leo – Dopo aver criticato molto spesso la rappresentazione che i media danno dell’esperienza di transizione, abbiamo voluto parlare di noi che siamo tante esperienze diverse, non apparteniamo a un movimento monolitico”. 

Per Andrea Ragno, 28 anni, con il sogno di diventare uno scrittore, “ognuno di noi ha una sua identità e non ce ne deve essere una universalizzata per il mondo trans. La determinazione di ciò che siamo si pone nel singolo, ma è anche un’esperienza globale”. Del gruppo di amici fanno parte anche Nicolò Sproccati, 34 anni, fisioterapista, e Raffaele Baldo, 25 anni, che oggi studia illustrazione. “Per noi è stato importante mostrare le persone sfaccettate che siamo”, affermano. 

A produrre il film è stato Elliot Page. “L’executive producer Gaia Morrione ha pensato di contattarlo. Mai avrei pensato che una star di Hollywood si interessasse a questo progetto e invece ha insistito – racconta ancora Bassetti – Page ha visto il film, gli è piaciuto tantissimo, scrivendoci: ‘Mi ci sono riconosciuto, cosa posso fare io per voi?’. Ci ha lasciato senza parole, perché aveva visto nel mio sguardo quello di mio figlio. Ora il film è stato distribuito grazie alla sua agenzia anche nel Nord America e in Canada”.

Per il regista e i ragazzi sarebbe importante che si facessero dei passi avanti nella società. Partendo da una legge degli anni ’80 che ancora considera coloro che scelgono di affrontare la transizione come affetti da “disordine dell’identità di genere”. I politici dovrebbero, dunque, fare qualcosa di più. “Appena rieletto Sergio Mattarella ha fatto un elenco di dignità e minoranze, parlando di anziani, giovani, disabili, ma senza citare la comunità Lgbt né parlare di omofobia e transfobia, già dopo essere usciti malconci dal Ddl Zan. Credo sia stata una grave mancanza del presidente della Repubblica”. 

Dalla determinazione di identità alla sua ricerca. Una variabile è dipendente da altre variabili se esiste una relazione tra loro che la coinvolge. Ciò che si può applicare nella matematica, vale anche nei rapporti umani, per Lorenzo Tardella che alla Berlinale presenta nella sezione Generation Kplus il suo saggio di diploma del Centro Sperimentale di Cinematografia. Il cortometraggio Le variabili dipendenti è una riflessione sull’adolescenza e sulla scoperta dell’intimità da parte di due ragazzi, Pietro e Tommaso, interpretati dai giovanissimi Simone Evangelista e Mattia Rega.

“Sono partito da una mia memoria personale, che ho condiviso con le sceneggiatrici e Francesca Manieri che mi ha seguito come tutor del progetto, per osservare piccole, ma fondamentali cose – racconta a Cinecittà News il regista, 29enne originario di Narni, che vive ormai a Roma da tanti anni – Era importante per me raccontare quel primo momento della vita in cui smetti di guardarti allo specchio e guardi quello che hai di fronte, anche se talvolta puoi trovare qualcuno che vuole le stesse tue cose. Ma la vita è fatta così, anche di fraintendimenti, che possono capitare a ogni età”. 

Riguardo al titolo del corto, Tardella spiega: “Le variabili esistono anche nelle relazioni umane ed è importante sapere quanto possiamo dipendere anche dagli altri, perché da soli non bastiamo”. Ora il giovane autore, emozionato per questa esperienza internazionale (“Non ci speravamo di essere scelti, avendo mandato una copia lavoro al festival”, ci dice), è impegnato a sviluppare il suo primo lungometraggio.

Giulia Bianconi
12 Febbraio 2022

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