Testa a testa Sorrentino/ Mainetti. E il David torna a Cinecittà

Sedici candidature per E' stata la mano di Dio e Freaks out. La premiazione si terrà a Cinecittà, martedì 3 maggio con la diretta in prima serata su Rai1 presentata da Carlo Conti e Drusilla Foer


Sedici candidature per E’ stata la mano di Dio di Paolo Sorrentino e Freaks out di Gabriele Mainetti ai David di Donatello 2022, 67ma edizione. Seguono Qui rido io di Mario Martone con 14, Ariaferma di Leonardo Di Costanzo con 11 come anche Diabolik dei Manetti Bros. mentre A Chiara di Jonas Carpignano e Ennio di Giuseppe Tornatore ne hanno sei ciascuno. Tra i candidati anche due titoli targati Luce Cinecittà: Futura di Pietro Marcello, Francesco Munzi, Alice Rohrwacher (Miglior documentario) e Re Granchio di Alessio Rigo De Righi e Matteo Zoppis (Migliore opera prima).

Leggi tutte le candidature a questo link o nell’apposito doc. 

La premiazione si terrà a Cinecittà, martedì 3 maggio con la diretta in prima serata su Rai1 presentata da Carlo Conti e Drusilla Foer.

Per Nicola Maccanico, AD di Cinecittà: “La serata del David sarà un momento simbolico in un luogo che, grazie agli importanti investimenti in corso, permetterà sempre di più ai talenti italiani di fare grandi cose oltre ad attrarre investitori esteri. Fare sistema è un’esigenza corretta che, a volte, è stata subordinata a personalismi. L’industria audiovisiva è stata fortemente sostenuta dai governi e in particolare nell’ultimo biennio”. 

Stefano Coletta, direttore di Rai1, ha aggiunto: “Tornare negli iconici studi di Cinecittà è una scelta che compensa quello che il cinema ha vissuto durante la pandemia. Vogliamo non risarcire, ma ripartire con grande efficacia. Vedere il cinema al cinema è fruizione assoluta perché, come diceva Wenders, i grandi film cominciano quando esci dalla sala”. 

Piera Detassis, presidente e direttrice artistica del David di Donatello, afferma: “Avere con noi Cinecittà è straordinariamente importante per tornare a fare sistema e comunicare il cinema italiano”. E sintetizza le tendenze emerse dal voto dei 1.626 giurati (ha votato il 91%): “C’è il cinema dei grandi maestri, impegnati anche nel documentario come Marco Bellocchio e Giuseppe Tornatore, e ci sono le sorprese come Ariaferma, l’apertura al fantasy di Freaks out e al fumetto con Diabolik, mentre A Chiara non è ascrivibile a nessuna di queste categorie. Tra le attrici l’unica che sia stata già candidata è Maria Nazionale per Qui rido io, mentre prevalgono le giovani e le nuove leve”. Tra queste Rosa Palasciano di Giulia e Swamy Rotolo di A Chiara, ma anche Vanessa Scalera (L’arminuta) e Susy Del Giudice (I fratelli De Filippo). 

Carlo Conti, conduttore di sette edizioni del premio tra cui quella “storica” del 2020 a porte chiuse, sottolinea il ritorno del glamour: “Ci sarà il tappeto rosso e sarà un’edizione all’insegna dell’eleganza con Drusilla Foer che è sinonimo proprio di eleganza e di genio toscano. Speriamo di stimolare gli spettatori a tornare in sala”. 

Drusilla Foer dichiara il suo grande amore per il cinema: “Quando si riaprono i luoghi di cultura e quindi di libertà, come i cinema e i teatri, bisogna celebrare, anche perché sono questi luoghi che ci salveranno dall’orrore che ci circonda”. Non mancherà nel corso della serata un ricordo dei cineasti e giornalisti uccisi nella guerra in Ucraina. 

Interviene anche Nicola Claudio, presidente di Rai Cinema: “La Rai mantiene alto il suo impegno nel sostegno del cinema. Dopo due anni molto difficili, tornare alla normalità con una cerimonia in presenza negli studi di Cinecittà, ci auguriamo che possa aiutare a promuovere il grande cinema e il piacere di goderlo in sala. Sono particolarmente felice delle 79 candidature dei film e documentari coprodotti in questo anno dalla nostra società, un anno complesso, con grandi problemi ancora non risolti, ma cinematograficamente molto vitale e ricco di opere significative. In particolare, sono contento di sottolineare la forte presenza di Rai Cinema nella categoria Miglior Produttore (4 film su 5), un segnale di conferma e di ulteriore incoraggiamento per il lavoro che da anni svolgiamo nel cinema”.

Infine da Carlo Conti arriva un affondo sul politicamente corretto: “Recentemente ho rivisto uno dei miei film italiani preferiti, Amici miei. Ci siamo divertiti a constatare che oggi quel film durerebbe 3 minuti. La maggior parte delle scene, a partire da quella degli schiaffi ai passeggeri del treno, non passerebbero al vaglio del politicamente corretto”.

Cristiana Paternò
04 Aprile 2022

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