‘Nazisti a Cinecittà’ nel libro di Mario Tedeschini Lalli

Borante Domizlaff e Karl Hass, due ufficiali delle SS riappaiono, con altri ex ufficiali tedeschi, nella produzione di alcuni dei più celebri film italiani del dopoguerra


Chissà se Dino Risi, beffardo com’era, aveva saputo sul set di Una vita difficile nel 1961 che l’ufficiale tedesco che doveva minacciare di morte col mitra il partigiano in fuga Alberto Sordi era stato in realtà uno degli sterminatori alla Fosse Ardeatine il tragico giorno del 24 marzo 1944? Era interpretato «dall’ex maggiore delle SS Borante Domizlaff, comandante dell’Amt III dell’Aussenkommando Rom der Sicherheitspolizei und des SD».

E chissà se Luchino Visconti, il fondatore del neorealismo, membro del Partito Comunista Italiano, aveva saputo sul set de La caduta degli dei nel 1969 che nella scena del plotone di esecuzione delle camicie brune «l’attempato ufficiale, che sta per ordinare “Puntate, fuoco!”, è interpretato dall’ex maggiore delle SS Karl Hass, comandante dell’Amt VI dell’Aussenkommando Rom der Sicherheitspolizei und des SD. La stessa persona che 25 anni prima aveva fatto parte, per due volte, dei plotoni d’esecuzione che misero a morte gli ostaggi delle Fosse Ardeatine»?

Due rivelazioni dovute allo storico Mario Tedeschini Lalli nel volume ‘Nazisti a Cinecittà’ (Nutrimenti Editore, 2022).      

«Da parecchio tempo mi stavo occupando della ‘propaganda nera’ dei servizi segreti americani in Italia durante la guerra, la black propaganda, quella che inventa giornali, manifestini, trasmissioni radio o anche pettegolezzi che fingono di provenire dal nemico e che hanno lo scopo di minarne il morale e la determinazione a combattere. All’inizio del 2017 sul gruppo di Facebook “Roma città aperta”, dove si scambiano informazioni gli appassionati delle vicende della città durante la guerra, qualcuno segnalò tra i materiali di propaganda tedeschi anche Spartaco, un giornaletto che fingeva di essere prodotto da un gruppo comunista della Resistenza.

Corrado Lampe, figlio di un militare tedesco che disertò a Roma dopo l’8 settembre, in uno scambio di e-mail e telefonate mi ha spiegato che i tedeschi, per contrastare il fenomeno dilagante della stampa clandestina, “decisero di mettere in circolazione un proprio giornale ‘comunista’, che mettesse confusione tra i militanti antifascisti”; la pubblicazione “sembra fosse affidata alla III sezione della Gestapo”, con sede nella Villa Massimo alle spalle di via Tasso, comandante Borante Domizlaff. L’idea di studiare e raccontare in parallelo la ‘propaganda nera’ americana e tedesca in Italia mi stuzzicava, ma non sapevo niente di Domizlaff e feci la prima cosa che faccio in questi casi da oltre vent’anni: ho dato il nome in pasto a un motore di ricerca. Sono uscite pagine e pagine di risultati che citavano Domizlaff, ma non in quanto ex ufficiale dell’Aussenkommando Rom, bensì in quanto attore in uno dei più rappresentativi film del cinema italiano del dopoguerra: Una vita difficile di Dino Risi, cavalcata amara della storia d’Italia dalla guerra al boom economico. La ‘propaganda nera’ poteva passare in secondo piano, di lì è cominciata la lunga ricerca di un perché a un paradosso politico e culturale».      

Domizlaff apparirà  in divisa e armato anche ne La ciociara di Vittorio De Sica in base a circostanze ben descritte da Mario Tedeschini Lalli. Da cacciatore di nazisti professionista l’autore rintraccia in archivi di mezzo mondo le vicende di altri due ex SS coinvolti per decenni in Italia nei sottoboschi paralleli del cinema e del crimine. L’inafferrabile ex barone Otto von Wächter e la famigerata ex spia Karl Hass, divenuto un caratterista assai richiesto. Questi tre emeriti voltagabbana, ormai fatti uscire dall’ombra, meriterebbero una serie tv big budget.http://www.nazistiacinecitta.it/

Lorenzo Codelli
09 Maggio 2022

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