‘Era Roma’ alle Giornate degli Autori: l’Archivio Luce e la voce di Flaiano

Il doc di Mario Canale, coprodotto e distribuito da Luce Cinecittà: 66 voci, da Bertolucci a Andreotti, per raccontare il periodo 1963-'79, in cui Roma è stata Capitale di Creatività, Caos, Possibil


Cinema, Teatro, Pittura, Letteratura, Musica, Politica nel periodo 1963/1979: il film documentario di Mario Canale narra di quando Roma fu la Capitale della Creatività, del Caos, del Possibile

L’opera, Era Roma,  è tra quelle selezionate alla 19ma edizione de Le Giornate degli Autori, a Venezia 2022 – sezione ‘100+1 -, una coproduzione – con Archivio Orme e Surf Film – di Luce Cinecittà, che inoltre lo distribuisce. 

66 sono “le voci”, i protagonisti di questo film, tutti nomi prestigiosi, da Marco Bellocchio a Giulio Andreotti, da Marina Cicogna a Alberto Moravia, da Mario Schifano a Carlo Verdone, solo per restituire in un cenno la portata complessiva. 

Il periodo che il nuovo doc di Canale ha scelto per Era Roma mette in scena il manifestarsi di una miriade di esperienze estetiche, sperimentali, avanguardistiche, underground, che con le Arti e attraverso una rivolta politica, vollero cambiare la società italiana. Un caleidoscopio di nomi leggendari e di opere che ancora ispirano ed elettrizzano.

Era Roma racconta il taglio di tempo tra il 1963 – con la nascita del Gruppo ’63 – e il 1979 – anno del Festival dei Poeti di Castelporziano – in cui per una magica, felice congiura la Capitale d’Italia riuscì a riunire come un magnete una mai più ripetuta concentrazione di arti e artisti indipendenti, alternativi, underground, libertari. Accomunati dall’impulso a mescolarsi tra loro, e, attraverso la politica, a intrecciarsi con la vita, per cambiare l’esistenza. Sono gli anni che vanno dal cosidetto Boom al cosidetto “riflusso”, in mezzo a cui passa il Sessantotto. Sono anni in cui Roma vibra ancora del big bang de La dolce vita di Fellini, e Ennio Flaiano ci passeggia perplesso e commosso. In cui Bernardo Bertolucci gioca al cinema con il Living Theatre, mentre i più lucidi film della contestazione sono realizzati da un pittore, Mario Schifano, e da un uomo di teatro, Carmelo Bene. La pittura brilla di nomi mitologici: Schifano appunto, ma anche Tano Festa, Franco Angeli, Cesare Tacchi, Renato Mambor, ma la forma-quadro sta morendo. Il Gruppo ’63 di Angelo Guglielmi, Alberto Arbasino, Nanni Balestrini, lavora per far evadere la parola dalla forma libro, dalla forma romanzo, quasi dalla forma scritta, esaltandola. Il teatro esplode nelle cantine, sotto i colpi e i corpi di Carmelo Bene, Manuela Kustermann e Roberto Benigni. Il cinema è l’underground del suo profeta Alberto Grifi, che prima mette la pellicola al fuoco di una verifica incerta, e poi scopre il video. Oppure è l’arena di Massenzio, dove in migliaia si radunano davanti a uno schermo, per evadere dalla cappa degli anni di piombo. La poesia addirittura diventa un festival per una folla di persone di tutti i ceti sociali e di tutte le età: aristocratici, ribelli, borghesi, dropout, accorsi per sentire Allen Ginsberg, Gregory Corso, William Borroughs, Eugenj Evtusenko. Il cinema italiano vive la sua stagione più vivace: Fellini, Pasolini, Ferreri, Bellocchio, Bertolucci, i Taviani, Silvano Agosti, Maselli, Scola sono alcuni degli alfieri che da Roma al mondo non propongono film per sognare, ma sognano con i film una società diversa.

Nasce la mitologia di alcuni luoghi: via Veneto, il caffè Rosati eletto a ufficio di pittori, produttori, attori; il Beat ’72, la Galleria l’Attico… Una proliferazione di isole creative, mentre Cinecittà continua a esportare nel mondo l’immagine di una città dei sogni all’interno di una città reale. In quegli anni Roma è un luogo dove passare necessariamente se si vuole vedere il mondo. Attraverso strepitosi filmati d’archivio e brani di film (dell’Archivio Luce Cinecittà, del Centro Sperimentale di Cinematografia, di Surf Film), e decine di testimonianze dei protagonisti raccolte negli anni, Era Roma è un precipitato di un tempo tumultuoso e incredibile, in cui le arti vollero mescolarsi alla vita, e tentare di fare della realtà un’opera d’arte.

Un’esperienza che ha lasciato commoventi utopie e tristi fallimenti, una scia di capolavori e un’energia che ancora illumina.Un film su un tempo per chi c’era, e per chi neppure immagina sia esistito. Una cartografia di nostalgie e ansie di futuro, di scoperte inesauribili. Il film di una città (e di un Paese), che da sempre rappresenta, con i suoi problemi e i suoi splendori, un’utopia quotidiana.

Scritto con la consulenza e collaborazione di Felice Farina, Annarosa Morri, Luca Ronchi, Marcello Villari; le voci narranti di Alessandra Vanzi, Pietro Bontempo (voce di Ennio Flaiano).

Per chiosare, questa è la ricchissima lista nominale e completa delle 66 persone “presenti” nell’opera: Fulvio Abbate, Silvano Agosti, Otello Angeli, Giulio Andreotti, Adriano Aprà, Nanni Balestrini, Marco Bellocchio, Ulisse Benedetti, Franco Berardi (Bifo), Bernardo Bertolucci,Achille Bonito Oliva, Franco Brocani, Lou Castel, Luciana Castellina, Marina Cicogna, Alvin Curran, Massimo D’Alessandro, Plinio De Martiis, Alberto Dentice, Bruno di Marino, Roberto Faenza, Matteo Garrone, Alberto Grifi, Angelo Guglielmi, Manuela Kustermann, Sergio Lombardo, Uliano Lucas, Luigi Magni, Memmo Mancini, Citto Maselli, Titina Maselli, Giuliano Montaldo, Alberto Moravia, Ennio Morricone, Italo Moscati, Giancarlo Nanni, Renato Nicolini, Valentino Orfeo, Roxana Palma Tacchi, Adriano Panatta, Stefania Parigi, Aurelio Picca, Franco Piersanti, Franco Piperno, Paola Pitagora, Maurizio Ponzi, Enzo Porcelli, Marilù Prati, Marina Ripa di Meana, Gianni Romoli, Ettore Rosboch, Renzo Rossellini, Alfonso Sansone, Furio Scarpelli, Mario Schifano, Ettore Scola, Marco Solari, Rodolfo Sonego, Paolo e Vittorio Taviani, Aldo Tortorella, Augusto Tretti, Alessandra Vanzi, Enrico Vanzina, Carlo Verdone, Lucio Villari.

n/b
28 Luglio 2022

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