Skam Italia 5: le dimensioni non contano

Come tutte le stagioni, la quinta della celebre serie - in arrivo il 1 settembre su Netflix - si concentra su un personaggio e un tema specifico.


Arriva in Italia il 1 settembre in esclusiva su Netflix la quinta stagione di Skam Italia, la serie giovanile di successo creata da Ludovico Bessegato per TIMVision e prodotta da Cross Production sulla base di un modello norvegese.

Come tutte le stagioni, anche questa si concentra su un personaggio specifico e su una tematica in cui i ragazzi possano trovarsi rappresentati. In questo caso si tratta di Elia, affetto da ansia prestazionale a causa delle dimensioni ridotte del suo pene. “Skam”, in norvegese, significa letteralmente “vergogna”.

Lo showrunner Bessegato specifica: “La serie originale dura quattro stagioni, quindi questa è la prima a superare quel limite e a proporsi come prima stagione originale, svincolata dal modello di base. Sotto lockdown con la sceneggiatrice Alice Urciolo abbiamo cominciato a ragionarci e poi fatto ricerca, interviste, incontri, esattamente come i nostri contraltari norvegesi. Stavolta abbiamo però creato un nuovo nucleo di personaggi. I vecchi personaggi affiancano i nuovi, ma bisogna andare avanti e creare ricambio generazionale perché vogliamo che Skam resti una serie sul liceo, come ci richiedono i titolari della serie norvegese, quindi non volevamo l’effetto Dawson’s Creek dove i trentenni fingono di essere adolescenti. Ci tenevamo a un ricambio morbido che permettesse di restare fedeli al modello. In questo caso siamo passati anche attraverso la tematica dei social, che amplificano al mondo la percezione del nostro corpo, che non è più raccontato solo ai nostri prossimi e familiari”.

L’interprete di Elia Francesco Centorame racconta: “Sono stato a dieta, dovevo calarmi in un corpo più fragile, e anche in questo senso ha fatto gioco. Non ho più diciannove anni ma ci ho lavorato. E’ stato se vogliamo anche semplice, data la tematica così complessa. Skam ha una forte potenza narrativa che in realtà ci rende facile il lavoro. E’ stato semplice vestire Elia, eravamo partiti giovani e freschi ma ora abbiamo fatto delle esperienze che andavano gestite a livello pratico. Ho fatto molte docce fredde! Aiuta, perché fa ritirare i tessuti molli! Anche io ho avuto delle ‘Skam’: attacchi di panico, depressione. Elia indossa una maschera. Io al liceo avevo attacchi pazzeschi e prima delle lezioni dovevo scappare in bagno, che vivevo come un luogo sicuro, per piangere. E poi prendevo le note. Non avevo il coraggio di Elia. Vale anche per i bambini: non bisogna dirgli di non piangere, neghi loro la possibilità di esternare. Meno che mai cose come ‘non piangere, non fare la femminuccia, che crea un divario inutile tra i sessi”.

Lea Gavino, nuovo arrivo, interpreta una ragazza che si innamora di Elia, nonostante sia vittima di bullismo e problematico: “E’ importante cambiare la visione femminile rispetto a certi stereotipi. Viola in questo è stupenda, guarda oltre nonostante la giovane età, le incertezze e la paura. Inquadra le cose più importanti, che non sono le dimensioni. Cerchiamo di rompere l’ennesimo stereotipo di mascolinità tossica. Fa parte dell’adolescenza. Cose che disprezzavo di me quando ero adolescente sono diventate ora parte delle caratteristiche di me che amo. Ero piccola, mi trattavano tutti come se fossi più giovane di quello che sono e per me era un problema, ma oggi no, ci scherzo sopra e lo accetto”.

Così Nicole Rossi, interprete di Asia: “E’ un personaggio spigoloso ma con una certa tenerezza all’interno. Ho vissuto la serie da fan ed è stato difficile all’inizio credere di essere parte del tutto. Per un bel po’ ho chiamato i colleghi col nome dei personaggi, sono così veri che non riesci a distaccarti e non tutto finisce con il termine del set. Uscivamo dal lavoro e andavamo a fare apritivo e a parlare di incertezze, di futuro e dei temi della serie”.

Federico Cesari, nella serie Martino, racconta che “i personaggi hanno delle cose in comune, devono rompere il muro del bullismo. Questo significa iniziare a considerare il rispetto dell’altra persona e a porsi in maniera consapevole. Martino cerca di rappresentare una sorta di guru che ha attraversato un percorso, ha fatto coming out, e cerca di indirizzare il suo amico a porsi le stesse domande che si è posto lui. Martino lo fa in modo goffo ma sicuramente rappresenta una parte di gruppo che Elia può riconoscere come famiglia e porto sicuro”.

Urciolo torna sul fatto di “non aver avuto reference. Dovevamo creare qualcosa di nuovo, e la tematica del ‘micropene’ per Elia era nuova, non avevamo riferimenti specifici e abbiamo scoperto un mondo nuovo che non conoscevamo, ci siamo fatti raccontare da persone che hanno questa caratteristica fisica come è viverci, in una società dove le funzioni sono spesso legate alla virilità. Il tema era ‘cosa significa essere un uomo’. Questo ci permetteva di lavorare anche sul tema del body-shaming ma in maniera rispettosa e aderente al reale. La cosa interessante è che alla fine non si tratta di una questione privata. Per molti lo è perché si vergognano a parlarne, ma nella serie alla fine diventa una questione collettiva e sociale. Diventa un’indagine su come affrontare qualcosa che spesso rimane sotterraneo e sconosciuto. C’è anche una grande responsabilità da parte delle scuole: è una banalità ma il fatto che non siano previste ore di educazione sentimentale e sessuale la dice lunga. Quando le persone escono dal liceo si trovano in relazioni nuove o a contatto con nuovi ambienti sociali può essere un trauma, e potrebbe essere evitato”.

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Andrea Guglielmino
29 Agosto 2022

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