Documentario, sguardi femminili, Iran e cannibali

Documentari, sguardi femminili, politica e un doppio premio importante per Luca Guadagnino e il suo Bones and All


VENEZIA – Documentari, sguardi femminili, politica e molti doppi premi, tra cui quello importante per Luca Guadagnino e il suo Bones and All che vince anche il Premio Mastroianni per l’interprete Taylor Russell.

Dopo Sacro GRA di Gianfranco Rosi, il Leone d’oro va di nuovo a un documentario, All the Beauty and the Bloodshed dell’americana Laura Poitras, vincitrice di un Oscar al Miglior documentario per Citizenfour

All the Beauty – che in Italia sarà distribuito da I Wonder Pictures – ruota attorno alla figura di Nan Goldin, fotografa e regista che negli ultimi anni si è fatta promotrice di una campagna contro la famiglia Sackler, proprietaria della multimilionaria compagnia farmaceutica Purdue. L’azienda, colpevole di avere prodotto volontariamente un’epidemia di dipendenza da oppioidi, causando centinaia di migliaia di morti per overdose in tutti gli USA, sostiene importanti musei e università in tutto il mondo, per legare il suo nome al mecenatismo e “ripulirlo”. Un film molto politico, dunque, ma anche estremamente personale, in pratica diviso in due, con un’analisi avvincente della biografia di Nan Goldin attraverso foto e filmati, che restituisce il ritratto a tutto tondo di una donna piuttosto straordinaria. Ritirando il Leone, Laura Poitras ha lanciato un appello per la liberazione di Jafar Panahi

E proprio al nuovo lavoro di Panahi, Gli orsi non esistono, targato Academy Two, è andato il Premio Speciale della Giuria. Una standing ovation ha salutato i due attori del film che hanno ritirato il premio a nome del maestro iraniano, vittima da tempo di gravi limitazioni alla sua libertà e attualmente in carcere. Panahi, con grande coraggio, ha proseguito il suo lavoro “clandestino” dopo titoli premiati e applauditi come Closed Curtain, Taxi Teheran Tre volti. Stavolta ha raccontato una storia in parte autobiografica che abbatte la distinzione tra realtà e finzione, simbolo e rappresentazione. Puro cinema nel cinema con un chiaro punto di vista politico espresso in una poetica solidissima e raffinata.

Bones and All – in sala con Vision dal 23 novembre – ha ottenuto due premi: il Mastroianni alla giovane Taylor Russell e il Leone d’argento per la regia a Luca Guadagnino, che ha dedicato il suo Leone a Mohammad Rasoulof e Mostafa Aleahmad, arrestati in Iran insieme a Panahi. La giovane Taylor Russell ha dato una prova notevole, insieme a Timothée Chalamet, in questo road movie nell’America cannibale, primo film americano del regista, esempio di produzione internazionale con la Frenesy dello stesso Guadagnani affiancata da produttori Usa e dagli italiani di The Apartment. L’attrice è una ragazza appena 18enne che scopre la sua attrazione irresistibile per la carne umana e deve cavarsela da sola, alla ricerca delle proprie origini e di una famiglia alternativa. 

Doppio riconoscimento anche per Saint Omer – che sarà distribuito da Minerva Pictures – della documentarista francese Alice Diop, che ha debuttato nel cinema di finzione (ma non possiamo considerarla una debuttante, ha già vinto un César e diversi altri premi importanti). Il suo film – che ha avuto sia il Leone del futuro Premio Luigi De Laurentiis sia il Grand Jury Prize (da due giurie diverse, però) – è un’opera rigorosa e intensa, con uno sguardo forte e un punto di vista originale su un tema come quello della maternità, che viene vista attraverso la lente deformante di un processo per infanticidio con rimandi precisi al mito di Medea e al film omonimo di Pasolini. Ed è anche un film sull’identità degli afrodiscendenti, quindi ancora una volta molto politico. 

Anglofoni i due attori premiati: Colin Farrell ottiene la Coppa Volpi per il notevole The Banshees of Inisherin di Martin McDonagh, che lo vede in coppia con Brendan Gleeson (gli dedica il premio, in collegamento da Los Angeles, impugnando un casco di banane): è un grande ritorno per la coppia dopo il primo film del regista, del 2008, In Bruges. Un buddy movie atipico, una commedia nera scritta benissimo, ambientata su una remota isoletta irlandese, che serve a riflettere, attraverso la storia di un’amicizia finita all’improvviso e senza apparente motivo, sulla guerra fratricida degli irlandesi e su molti conflitti in cui un’escalation di violenza viene innescata da un nonnulla. Per il film anche il Premio alla Sceneggiatura a Martin McDonagh.

Cate Blanchett, Coppa Volpi Femminile, è l’alfa e l’omega del film di Todd Field Tár. Lydia Tár è la prima donna della Storia a essere direttrice di una delle più importanti orchestre tedesche. Un’esistenza al vertice: viaggi e spostamenti su aerei privati, abiti sartoriali, il suo mentore è Leonard Bernstein, Mahler la sua fonte d’ispirazione. Un premio quasi annunciato per la grande attrice alla sua seconda Coppa Volpi dopo I’m not there del 2007. 

Tra i delusi certamente Netflix che, con quattro titoli in concorso, torna a mani vuote. 

Cristiana Paternò
10 Settembre 2022

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