La memoria delle stazioni, tra Archivio Luce e nuove immagini

Le stazioni ferroviarie come crocevia di immagini e pensieri nella mostra curata dalla presidente di Cinecittà Chiara Sbarigia


“Una mostra polifonica, rappresentativa di tutto il nostro Paese, da Nord a Sud, o viceversa, in cui i maggiori scrittori italiani raccontassero la stazione della loro città attraverso ricordi personali, in linea con la missione didattica dell’Istituto Luce”. Così Chiara Sbarigia, presidente di Cinecittà, riassume il senso della mostra da lei curata, La Memoria delle Stazioni.

I racconti di alcuni dei maggiori scrittori contemporanei fanno rivivere il ricordo della stazione della loro città, mettendo a confronto memoria privata e memoria pubblica: Mauro Covacich per Trieste, Gaia Manzini per Milano, Tiziano Scarpa per Venezia, Enrico Brizzi per Bologna, Sandro Veronesi per Firenze, Melania Mazzucco per Roma, Valeria Parrella per Napoli, Nadia Terranova per Messina. Ma alle parole si affiancano le immagini, con gli scatti dell’Archivio Luce, della Fondazione FS e un nuovo progetto fotografico a cura di Anna Di Prospero, immagini a colori, le sue, in cui la luce, ricercata nella sua purezza, dà ai luoghi una qualità metafisica e a tratti onirica. 

Il concept della mostra è affascinante: le stazioni ferroviarie hanno una memoria, anche se le persone ci passano per lo più frettolosamente e in transito. È una memoria non statica, anzi dinamica, che vive della scia di quello che è passato e che si proietta verso nuove partenze. E La Memoria delle Stazioni vuole essere anche una sorta di manifesto del nuovo corso di Cinecittà, che punta a fare cultura e non a custodirla semplicemente.

C’è poi un importante aspetto di genere. Nel selezionare l’immenso Archivio Luce, Chiara Sbarigia ha appreso che non esistevano, nel lungo arco temporale preso in esame, immagini realizzate da fotografe donne, ha allora deciso di avvalersi dell’opera di un’artista giovane, seppure già affermata, come Anna Di Prospero, perché attraverso il suo speciale obiettivo restituisse un necessario punto di vista femminile del mondo esplorato dalla mostra, in un continuo dialogo tra antico e moderno. Sbarigia, che ha seguito personalmente ideazione, curatela, scelta dei materiali e dei contributori della mostra e che sottolinea come sia stato un “lavoro collettivo” che ha coinvolto il team di Cinecittà, commenta: “L’Archivio Luce custodisce milioni di immagini, scattate soltanto da uomini nell’arco di quasi un secolo, mi sono ripromessa di colmare questa lacuna e cominciare a raccogliere anche sguardi e opere femminili; con Anna sento di aver cominciato col piede giusto: sarà un viaggio lungo e impegnativo, ma abbiamo agito subito per modificarne la rotta”. 

Una delle scrittrici, Nadia Terranova, presente alla conferenza stampa, suggerisce una riflessione puntuale: “Questi racconti uniscono il passato e il presente con storie molto personali in un luogo mobile come le stazioni, dove si va per lavoro o in vacanza, con zaini o valigie di cartone. In particolare, la stazione della mia città, Messina, è sopravvissuta al terremoto del 1908 e quindi ho immaginato le famiglie di ferrovieri, tra cui quella del padre di Salvatore Quasimodo, in quel contesto. Il futuro poeta dedicherà dei versi a questo evento, vissuto da piccolo, “tra fili spezzati e macerie tu vai lungo i binari”… Nel mio testo, con la libertà che la letteratura ci concede, faccio dialogare Salvatore bambino con mia figlia, che ha appena un anno ed è nata proprio mentre concepivo questo testo”.

È evidente la natura corale della mostra allestita dal 16 settembre al 1° novembre all’Auditorium Parco della Musica di Roma come prima tappa di un percorso itinerante in numerosi paesi del mondo: sarà a Parigi a metà gennaio alla Galleria Paris Cinema Club in concomitanza con la rassegna cinematografica “De Rome à Paris”, poi ci sarà Mumbai e il MIAC di Cinecittà è pronto a ospitare l’allestimento.

Da una parte c’è l’immenso patrimonio di documenti e immagini dell’Archivio Luce – uno dei più ricchi in assoluto e in continua espansione – potenziato da scatti provenienti dalla Fondazione FS, Ferrovie Statali. Del resto, una delle prime immagini del cinematografo, come ricorda Sbarigia, è l’ingresso del treno in stazione a La Ciotat (1896), dei Fratelli Lumière.  

Anna di Prospero aggiunge: “Volevo creare una visione distaccata e funzionale, lasciando da parte l’immagine che abbiamo delle stazioni come luoghi affollati dove tutto è in movimento. Così ho eliminato tutti questi elementi, per concentrarmi sulla bellezza, per vivere questi luoghi con occhi diversi e intimi. Nel paesaggio ho inserito i miei autoritratti, con un abito rosso, dove il volto è sempre coperto, affinché ciascuno possa metterci qualcosa di proprio”. Anna è originaria di Latina e conserva il gusto per le architetture razionalistiche.

Sulla selezione delle città interviene ancora Sbarigia: “E’ stata una scelta totalmente arbitraria, legata principalmente agli scrittori che avevo in mente di coinvolgere. Messina mi era stata suggerita da un filmato Luce in cui si vede il treno che entra nel traghetto, ma anche dal desiderio di lavorare con Nadia Terranova; Roma Termini è raffigurata in una quantità sterminata di foto dell’Archivio, ci sono arrivi e partenze di attori e grandi personalità ma abbiamo cercato una dimensione più popolare e quotidiana. La stazione di Firenze è innegabilmente un capolavoro architettonico; Milano è unica nel suo genere; Venezia ti porta direttamente sull’acqua; Trieste è un posto di confine, scelta anche per La morte a Venezia di Visconti; Bologna era imprescindibile ed Enrico Brizzi ha ricordato anche il momento tragico dell’attentato nel suo testo”.

Il percorso espositivo comprende dunque 92 immagini d’archivio e venti immagini inedite realizzate da Anna Di Prospero oltre a otto racconti originali, documenti storici e un filmato che racchiude immagini audiovisive che raccontano 90 anni di storia delle stazioni. A corredo anche il bellissimo catalogo con articoli inediti, pubblicato da Marsilio.

Chiara Sbarigia conclude così: “Questa mostra riassume bene le linee guida che hanno improntato il mio progetto culturale per Cinecittà, a partire dal ruolo centrale che riveste l’Archivio Luce, un patrimonio inestimabile di immagini e filmati che deve essere divulgato, valorizzato, arricchito e soprattutto messo in dialogo con altri Archivi e altre espressioni artistiche, fedele al principio secondo il quale una ricchezza inattiva è una verità inerte”.

Info e dettagli sul sito www.archivioluce.com  

A questo link il servizio del nostro video magazine

Cristiana Paternò
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