Festa di Roma tra western e commedia romantica

Venticinque nella sezione più libera (già dal titolo) Freestyle. Tantissima Italia, in formati diversi fino alle serie tv


Sedici titoli internazionali in competizione nella sezione Concorso Progressive Cinema-Visioni per il mondo di domani. Venticinque nella sezione più libera (già dal titolo) Freestyle. Tantissima Italia, in formati diversi fino alle serie tv.

Tra i filoni principali, il western e la commedia romantica. Dal 13 al 23 ottobre, all’Auditorium Parco della Musica, torna la Festa del Cinema di Roma, che nella sua 17esima edizione riapre al concorso, parlando di pandemia, sogni e utopia.

Il 13 ottobre, come già annunciato, l’inaugurazione sarà affidata a Il Colibrì di Francesca Archibugi con Pierfrancesco Favino, Kasia Smutniak e Berenice Bejo. Durante la cerimonia di apertura ci sarà una sorpresa di Marco Mengoni e verrà consegnato il premio alla carriera a James Ivory, che sarà omaggiato con una serie di proiezioni, tra cui il suo ultimo film A Cooler Climate.

Guardando al concorso, saranno sedici i titoli tra film di finzione, documentari e pellicole d’animazione: Alam opera prima di Firas Khoury; El Caso Padilla, documentario di Pavel Giroud, sul poeta Heberto Padilla; Jennifer Lawrence è la protagonista e la produttrice di Causeway, opera prima di Lila Neugebauer, nel quale interpreta una reduce di guerra con un post-trauma; La cura di Francesco Patierno; il debutto alla regia della svizzera Carmen Jaquier con Foudre; Houria, opera seconda di Mounia Meddour; In a Land That No Longer Exists, storia autobiografica di Aelrun Goethe; January di Viesturs Kairišs; Jeong-Sun, opera prima proveniente dalla Corea del Sud di Jeong Ji-hye; The Hotel diretto da uno dei registi di spicco della Cina, Wang Xiaoshuai, ambientato durante la pandemia; I morti rimangono con la bocca aperta dell’autore sperimentale Fabrizio Ferraro; Ramona, commedia spagnola in cui Madrid è come Manhattan di Andrea Bagney; Raymond & Ray Rodrigo García con Ethan Hawke e Ewan McGregor; Sanctuary di Zachary Wigon, con Margaret Qualley nei panni di una una escort dominatrice alle prese con un facoltoso cliente; Shttl, opera prima di Andy Walter; La Tour di Guillaume Nicloux.

“Se siamo riusciti a fare un festival internazionale del cinema in cinque mesi, è grazie alla squadra straordinaria della Festa composta da gente appassionata. Devo ringraziare la tenacia di Paola Malanga – ha detto il Presidente della Fondazione Cinema per Roma, Gian Luca Farinelli, aprendo la conferenza di presentazione della manifestazione – Abbiamo cercato di dare una nostra riconoscibilità nel panorama dei festival internazionali e introdurre un concorso guidati da una stella polare. Noi non siamo né Cannes, né Venezia, né Berlino. Siamo una grande festa di una città unica come Roma. Siamo andati a cercare per la sezione principale quel cinema indipendente e internazionale, quei nuovi autori che un giorno potranno arrivare ai grandi festival. Ma offriamo al pubblico anche un cinema più popolare e largo che potrebbe arrivare agli Oscar. Ci sono anche sezioni di ricerca, in cui convivono film d’arte e le serie e poi il best of proveniente da altre manifestazioni”.

“Abbiamo cercato di dare colore a questa festa. Una manifestazione che respira l’aria del presente, in cui sono evidenti i segni di due anni di lockdown e Covid. Presente anche l’Ucraina, elementi autobiografici e ricordi personali che riemergono in vari titoli”, ha detto la direttrice artistica, Paola Malanga, che ha sottolineato la presenza femminile diffusa, con sette registe su sedici nella competizione principale.

In Freestyle, sezione libera, anche in termini di formato, che spazia aprendo un dialogo costante tra le varie arti, sono da segnalare: The Last Movie Stars di Ethan Hawke, presente alla Festa, una miniserie con Martin Scorsese nel ruolo di produttore esecutivo, che celebra Paul Newman e Joanne Woodward (protagonisti anche del manifesto di quest’anno); il documentario Daniel Pennac: Ho visto Maradona! di Ximo Solano; il doc su Jane Campion diretto dalla francese Julie Bertuccelli; il documentario su Dario Fo diretto da Gianluca Rame; Lynch/Oz doc di Alexandre O. Philippe.

Come serie tv, ci saranno Django diretta da Francesca Comencini con Matthias Schoenaerts; Sono Lillo, serie di Prime Video con Lillo Petrolo; Romulus II-La guerra per Roma, seconda stagione della serie ideata da Matteo Rovere.

Nella sezione Grand Public, spiccano Amsterdam di David O. Russell, noir anni Trenta con Christian Bale e Margot Robbie; Butcher’s Crossing con Nicolas Cage; The Menu di Mark con Ralph Fiennes; Rheingold di Fatih Akin.

Ci saranno degli omaggi a Jean-Luc Godard con il restauro di Una donna sposata, presentato da Michel Hazanavicius, e a Marisa Paredes, giurata del premio Ugo Tognazzi alla Miglior commedia.

Premio alla commedia, che sarà presieduta da Carlo Verdone. Prevista anche una Secret Screening One Shot, ossia “una proiezione unica segreta di una romantic comedy diretta da un autore che non è certo uno sconosciuto”, ha rivelato Malanga.

“Un festival deve rappresentare l’anima del cinema”, ha detto ancora Farinelli di questa edizione costata 6milioni 373mila euro, 690mila in più rispetto al 2021. E Malanga ha concluso, sottolineando l’importanza del ritorno della competizione: “Il concorso ha la funzione di mettere in rilievo film che altrimenti non avrebbero attenzione. Ma in questa edizione ci sono anche titoli più popolari che incoraggiano il pubblico a tornare in sala”. 

Giulia Bianconi
22 Settembre 2022

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