Virna Lisi, mettersi in gioco liberandosi dalla “schiavitù” della bellezza

Virna Lisi – La donna che rinunciò a Hollywood, scritto e diretto da Fabrizio Corallo - che qui lo racconta - è una produzione in collaborazione con Luce Cinecittà: l’8 novembre in onda su Sky Arte


Se la vita è un viaggio, quello di Virna Pieralisi, per l’arte Virna Lisi, ha incluso nel suo errare – tra vita intima e grande schermo pubblico – anche l’andata e il ritorno da Hollywood, la Mecca della Settima Arte, che l’ha chiamata e voluta, a cui lei s’è avvicinata, ma da cui ha deciso di andar via, compiendo una scelta apparentemente incredibile quanto coraggiosa, una scelta a protezione di sé persona, della sua famiglia e della sua carriera.

Virna Lisi – La donna che rinunciò a Hollywood, scritto e diretto da Fabrizio Corallo, è una produzione realizzata in collaborazione con Luce Cinecittà e sì è proprio un viaggio, un viaggio sentimentale, che nella realtà comincia dalle Marche, Regione natale, passando appunto per Hollywood, ma con il ritorno in terra madre.

“Il mondo di Hollywood, soprattutto all’inizio degli Anni ’60 e probabilmente anche in seguito, era un mondo dorato ma anche vincolato a meccanismi di assoluta precisione, con regole spietate delle major, seppur utili a costruire una carriera: nel suo caso cercavano una sorta di Marilyn Monroe, come evidente dal personaggio – costruito a tavolino, e da lei interpretato nel migliore dei modi – del film Come uccidere vostra moglie con Jack Lemon, così come è stata assolutamente a suo agio nel fare quelli con Frank Sinatra e Tony Curtis, ma continuavano a offrirle ruoli in cui era difficile potesse manifestare completamente se stessa. Quello che credo di aver capito è che sia verissima la questione della famiglia, oltre a quella d’origine a cui è sempre stata molto legata, e comunque aveva una personalità difficilmente domabile”, racconta Corallo.

“Ho avuto l’occasione di intervistarla lungamente pochi mesi prima che morisse, quindi poi per il film avevo abbastanza le idee chiare: in quell’occasione aveva aperto un po’ il forziere del suo cuore, ho infatti poi scoperto dal figlio e dagli amici che lei fosse sempre abituata a parlare con estrema schiettezza, anche a costo di sembrare un po’ troppo impetuosa. E in quell’occasione avevo compreso che ci fossero sia aspetti della vita che della carriera davvero interessanti. Poi, grazie a contatti e percorsi comuni, è stato semplice ottenere la fiducia di suo figlio e della moglie: loro hanno aperto la loro casa e anche quella della mamma, chiusa e intatta da otto anni, permettendoci di effettuare le riprese lì, rendendoci disponibile tantissimo materiale – sia filmati, sia iconografico -, una generosità personale e anche della Fondazione Virna Lisi”.

50 anni di cinema, ma anche di teatro e fiction tv: la bellezza raffinata e oggettiva avrebbe potuto sovrastarne il talento, ma così (per fortuna) non è stato perché, altrettanto preziosa è stata la sua versatilità, e l’ensemble di intimità e statura artistica sono nel film raccontati e testimoniati da brani d’archivio e interviste inedite, con il raggiungimento della vera punta di diamante del vissuto di questa signora del cinema, la sua scelta sicura di scegliere la famiglia. Per tornare dal marito Franco Pesci e dal figlio Corrado abbandona infatti Hollywood dopo tre film americani di successo, continuando a interpretare in Italia e all’estero opere d’autore e di genere, capaci di esaltarne il talento multiforme.“La donna non posso dire di averla davvero conosciuta, anche se nell’occasione dell’intervista era stata davvero generosa, aperta, ma non posso vantare una particolare frequentazione. È stata una sensazione che ho avuto soprattutto da spettatore: ho trovato che, a differenza di altri artisti italiani, abbia avuto la possibilità di spaziare in vari generi, lavorando molto nel cinema internazionale, e poi – come si vede nel documentario – una volta che a metà degli Anni ’60 è tornata in Italia, dopo aver rescisso il contratto con la major americana a cui era legata, ‘multiforme’ lo è stata anche perché nel cinema italiano, da metà degli Anni ’70 in poi, più o meno da Al di là del bene e del male, ha dimostrato la capacità di rimettersi in gioco liberandosi dalla ‘schiavitù’ della bellezza, affrontando personaggi sia ‘brutti, sporchi e cattivi’, sia impegnativi, dalla forte personalità, a rivelare anche lati diversi da quelli che aveva sin lì regalato, o quando aveva debuttato nel cinema a 15/16 anni, facendo ruoli come quello de La cicala di Lattuada o quello de La regina Margot”.

Il concetto di multiforme torna anche nel coro di voci che s’alternano nel doc di Corallo, a testimonianza di un affetto trasversale allo spettacolo, infatti – tra gli altri – parlano di lei Liliana Cavani e Enrico Vanzina, Laura Delli Colli e Enrico Lucherini, o ancora Margherita Buy e Jerry Calà, oltre ai famigliari, Corrado e Veronica Pesci e Stefania Graziosi. “Le testimonianze sono state scelte certo che ci fossero motivi fondanti per ascoltare ciascuno. La chiave di volta è stata Cristina Comencini: lei e Virna Lisi si sono incontrate sulla base di particolari affinità, sia personali sia professionali, di conseguenza Cristina ha portato delle riflessioni e delle corde in più; Virna Lisi, nella sua estrema vocazione a essere esplicita nel raccontarsi, aveva anche sacrosante ritrosie a distingue la vita professionale da quella famigliare, invece con Cristina – un legame di confidenza, speciale, quello tra di loro – c’era stata anche la scoperta di un’amicizia, sin da quando lei era stata sceneggiatrice di Buon Natale… Buon Anno di suo padre, anche perché Virna somigliava a sua madre. Un’amicizia solida, fatta di affinità e scambi reali seppur – come dice nel documentario – Comencini sia sempre stata una femminista dichiarata, mentre Virna Lisi fosse una donna borghese, tradizionale, ma con grandissima curiosità e attenzione verso mondi differenti, cosa che ha potuto dimostrare anche nel cinema, esprimendo dei lati di sé assolutamente impensabili, avendo una generosità speciale nel mettersi in gioco, cambiando anche radicalmente personaggi o modi di proporsi”, commenta ancora Fabrizio Corallo, che aggiunge: “Sono stato molto fortunato con Cinecittà Luce per la possibilità di poter utilizzare un’intervista filmata che appartiene al Fondo Baglivo, un’intervista a tutto campo sulla sua carriera, molto utile anche per il mio modo di fare documentario, che usa la voce dei diretti interessati. Con i materiali d’archivio ho potuto creare una sorta di filo narrativo, oltre alle testimonianze”.

“Con quella bocca può dire ciò che vuole” recitava in un suo celebre spot tv di fine Anni ’50 e da quella bocca, nell’ultima intervista concessa proprio a Corallo poco tempo prima della sua scomparsa (2014), sono uscite parole che l’autore definisce come “inusuale determinazione a raccontarsi con estrema libertà e franchezza, senza nessun timore di andare controcorrente con i suoi  pareri non convenzionali su persone, eventi, opere e omissioni in cui si era imbattuta nella sua fitta e movimentata carriera”.

Il film è una produzione Dean Film e Surf Film, in collaborazione con Luce Cinecittà, con la partecipazione di Fondazione Virna Lisi, Sky Arte, La7: inoltre, è stato realizzato con il sostegno della DG Cinema e Audiovisivo. Proprio “Sky Arte trasmetterà il documentario l’8 novembre, giorno del compleanno di Virna Lisi, e successivamente, in un momento da definire, andrà in onda anche su La7”, conclude il regista. 

Nicole Bianchi
22 Ottobre 2022

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