Roberto Pruzzo: “Il gol di Turone, una ferita sempre aperta”

Approda in Freestyle, nell’ultimo giorno della Festa di Roma, Er gol de Turone era bono, di Francesco Miccichè e Lorenzo Rossi Espagnet


Una ferita ancora aperta, un gol annullato che è passato alla storia.

Approda in Freestyle, nell’ultimo giorno della Festa di Roma, Er gol de Turone era bono, di Francesco Miccichè e Lorenzo Rossi Espagnet con la consulenza di Alberto Mandolesi, famoso giornalista romanista, di Stefano Discreti, collega juventino, e la collaborazione di Ettore Viola, figlio del presidente della A.S. Roma, Dino Viola.

Il titolo nasce da una frase diventata proverbiale, immediatamente evocativa per tanti romanisti, ma anche per molti calciofili: un errore di arbitraggio avvolto nel mistero ancora a quarant’anni di distanza. Era il 10 maggio del 1981 e al Comunale di Torino si giocava una partita scudetto, Juventus-Roma. Al 72° minuto, ancora sullo 0 a 0, il difensore della A.S. Roma Maurizio ‘Ramon’ Turone fa un gol di testa. L’arbitro Paolo Bergamo convalida, ma immediatamente intercetta la bandierina gialla del guardalinee Sancini, decreta il fuorigioco e annulla. Il pareggio regala alla Juve lo scudetto. Esplode la polemica – mai davvero sopita – il Var all’epoca non esiste e la moviola lascia ampi margini di indecisione.

Oggi tutti i protagonisti dell’epoca – lo stesso Turone, che si è sempre rifiutato di rivedere quelle immagini – e poi Bergamo e Sancini, Prandelli, Marocchino, Pruzzo, Conti e Falcao – hanno qualcosa da dire. E ci sono anche tifosi illustri come l’attore Paolo Calabresi (foto) e lo sceneggiatore Enrico Vanzina che erano quel giorno allo stadio, oltre ai fondatori del Commando Ultrà, al presidente dell’Unione Tifosi Romanisti, agli juventini come giornalista di JTV Paolo Rossi e il critico d’arte e opinionista Luca Beatrice. Ad arricchire il racconto alcune scene di film e serie Tv, da Vacanze in America Boris, che citano l’episodio. E poi una domanda solo apparentemente innocente: “Ma che cos’è il fuorigioco?”, che echeggia. 

Prodotto da Giannandrea Pecorelli, con la sua Aurora (leggi la nostra intervista), e da Rai Cinema, il doc sarà distribuito da Altre Storie come evento speciale dal 24 al 27 ottobre. “Perché a distanza di quarant’anni è così importante il gol annullato a Turone? – si chiedono i registi – Perché un singolo episodio calcistico è entrato nell’immaginario collettivo di una città, finendo addirittura tra i commenti sui social network a un discorso ufficiale del Presidente degli Stati Uniti d’America?   Nell’attimo in cui la palla entra in rete, Turone diventa Cesare Augusto, pronto a sfilare con tutto il suo esercito sotto l’Arco di Trionfo con la popolazione che tributa i massimi onori. Ma se il primo fotogramma dopo la rete immobilizza l’urlo pazzo di gioia del giocatore giallorosso, un difensore che chissà per quale istinto di azzardo si è avventurato fino all’area avversaria e ha compiuto un atto che non solo vuol dire ‘scudetto’ ma può portare alla follia una città intera, nel secondo l’urlo cambia in corsa: diventa disperazione”. E i due autori aggiungono: “Alla fine, ciò che emerge è un ritratto nostalgico degli anni ‘80, di un calcio che non esiste più, della prima stagione in cui gli stranieri tornarono a giocare in serie A, dei due punti per vittoria, degli arbitri vestiti di nero, di 90° minuto e della sua storica sigla ‘Pancho’, ma soprattutto de Il processo del lunedì, dove per la prima volta, oltre la cronaca, si commentavano le partite e i loro episodi più controversi, come appunto il gol di Turone”. 

“E’ un’indagine affettuosa, ironica e nostalgica. Il frammento, ripreso solo da una telecamera, è stato rivisto tantissime volte per cercare di capire se questo gol annullato fosse realmente un fuorigioco oppure un sopruso quasi volontario perché la partita che si stava giocando era Juventus-Roma”, aggiunge il produttore Giannandrea Pecorelli, tifoso della Lazio, ma convinto dell’importanza ‘universale ‘ di quell’episodio. “Sono laziale ma soprattutto sono romano, vivo da sempre a Ponte Milvio da dove non mi sono mai voluto spostare. E so che a Roma c’è questo trauma che dice molto sul carattere dei romani”.

La Roma del 1981 era la Roma di Dino Viola, che aveva preso un giocatore fortissimo come Falcao e puntava allo scudetto. La partita contro la Juventus rappresentava per i tifosi romanisti (in 40mila andarono a Torino, con ogni mezzo, dall’auto privata ai treni speciali) il simbolo della speranza di invertire la rotta. Al Comunale c’era anche il sindaco capitolino Petroselli.

Paolo Del Brocco, ad di Rai Cinema e romanista doc, confessa di aver sognato da sempre un film così. “Quando Pecorelli me l’ha detto ho accolto con entusiasmo. La storia della Roma sarebbe stata diversa se il gol non fosse stato annullato, è stato un momento di tragedia che volevamo restituire a tutti e penso che questo film lo vedranno milioni di persone”. Interviene Roberto Pruzzo, all’epoca attaccante della A.S. Roma, che parla di “una ferita sempre aperta che ci portiamo dietro” e Maurizio ‘Ramon’ Turone che spiega l’ostinazione nel non voler rivedere l’azione: “L’ho vissuta sulla pelle e non mi interessa vederla. Ho sofferto negli anni a causa di quel gol annullato con cui tutti mi identificavano”. Lorenzo Rossi Espagnet spiega: “Nella prima parte del film scendiamo in strada a chiedere se qualcuno ricorda quel giorno e troviamo tantissime persone che erano allo stadio. L’unica donna che compare nel film pone una domanda sacrosanta: cos’è questa regola del fuorigioco? Una regola folle in un gioco per altri versi semplice, una regola che spesso non si capisce e che necessita di undici diagrammi nelle istruzioni del gioco del calcio. Eppure, è proprio il fuorigioco a rendere interessante il calcio”. L’attore Andrea Rivera, che nel film ha il ruolo dell’intervistatore, ne fa una questione sociale: “C’era anche una contrapposizione tra tifosi borghesi della Juve e tifosi proletari della Roma. Il gol di Turone annullato è l’annullamento dei diritti della società e mi fa pensare al ragazzo che lavora per un delivery e che viene licenziato perché è in ritardo con le consegne, mentre invece è morto”.

In conclusione, Francesco Micciché sottolinea che è impossibile sapere cosa è davvero successo quel giorno, ma per i tifosi romanisti “er gol de Turone era bono”.

Cristiana Paternò
23 Ottobre 2022

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