Benigni 70: buon compleanno, Roberto!

Cinecittà News omaggia Roberto Benigni in occasione del suo settantesimo compleanno passando in rassegna i tanti film in cui è stato diretto da altri grandi registi


“Jarmusch, come fanno i grandi autori, è riuscito a mettere sullo schermo la verità del personaggio. Non del mio personaggio biografico, ma del personaggio che Jarmusch ha conosciuto in quel lasso di tempo, in that lass of time, in cui ci siamo conosciuti”. Dai tesori dell’Archivio Luce emerge un esilarante filmato del 1986 che vede un giovane Roberto Benigni (aveva 34 anni) dialogare a Bologna col pubblico e col professor Guido Fink a proposito di Daunbailò di Jim Jarmusch, in cui recitava (in inglese) al fianco di Tom Waits e John Lurie.

Ora che il regista, sceneggiatore e attore compie 70 anni (il 27 ottobre), Cinecittà News lo omaggia passando in rassegna i tanti film in cui è stato diretto da altri grandi registi. Se si mettono in fila i loro nomi, la lista è impressionante per quantità e qualità. Eccone alcuni, in ordine rigorosamente sparso: Federico Fellini, Costa-Gavras, Marco Ferreri, Bernardo e Giuseppe Bertolucci, Blake Edwards, Matteo Garrone, Sergio Citti, Renzo Arbore, Woody Allen. Ognuno di loro ha “inventato dal vero” – come dice l’attore toscano in questo prezioso video – il suo personale Roberto.

Il primo è stato Giuseppe Bertolucci che, nel 1977, ha costruito intorno a Cioni Mario – il celebre personaggio del sottoproletario toscano dei suoi inizi – Berlinguer ti voglio bene, esordio al cinema di un Benigni venticinquenne: riflessioni esistenziali, morali e surreali che scorrono come fluviali (e scurrili) monologhi mentre l’attore passeggia per la campagna. Due anni dopo, nel 1979 Benigni inanella cinque collaborazioni cinematografiche con registi importanti: dall’episodio Una mamma in Letti selvaggi, ultimo film di Luigi Zampa, in cui duetta con Monica Vitti, al ruolo di barman per Costa-Gavras in Chiaro di donna, dal romanzo di Romain Gary; dal tappezziere in La luna di Bernardo Bertolucci al professore de I giorni cantati di Paolo Pietrangeli fino a Chiedo asilo di Marco Ferreri. In quest’ultimo è Roberto, primo maestro di sesso maschile a prendere servizio in una scuola materna, dove usa metodi educativi alternativi. Il film vinse il premio speciale della Giuria alla Berlinale.

Arriva il 1980 ed è Renzo Arbore – al suo esordio alla regia – a dirigere Benigni nel Pap’occhio, che mette insieme tutti i protagonisti della trasmissione tv cult L’altra domenica per realizzare uno show per la tv vaticana. Risultato: ottimi incassi e il sequestro della pellicola per vilipendio alla religione cattolica, poi revocato nel 1982. Nel 1981 Benigni lavora con Sergio Citti ne Il minestrone, vagabondaggio romano di tre personaggi ossessionati dalla fame, che passa in concorso a Berlino.

È a questo punto che Benigni decide di passare alla regia, esperienza che fa nel 1983 con Tu mi turbi (scritto con Giuseppe Bertolucci), preceduta nel 1982 dai suoi primi esperimenti dietro la macchina da presa con Le comiche finali, che gira come sketch da proiettare al cinema prima della programmazione dei film. Diretto di nuovo da Arbore e Giuseppe Bertolucci nei primi anni ’80, Benigni inizia poi a recitare con Jim Jarmusch, con cui collaborerà in un episodio di Coffee and Cigarettes, nel già citato Daunbailò (che andò in concorso a Cannes) e, qualche anno dopo, in un episodio di Taxisti di notte.

Nel 1990 l’attore-regista condivide il set con Paolo Villaggio nell’ultimo film di Federico Fellini, La voce della luna e nel 1993 Blake Edwards lo vuole nel suo ultimo film per raccogliere la difficile eredità di Peter Sellers nel franchise della Pantera rosa; Il figlio della pantera rosa però non riscosse consensi né dal pubblico, né dalla critica. Dopo un ruolo in Asterix & Obelix contro Cesare, e sette anni dopo il suo La tigre e la neve, Benigni si affida prima a Woody Allen, nel 2012 in To Rome with Love, e poi a Matteo Garrone per Pinocchio (2019), che gli consegna il personaggio di Geppetto dopo che lui, 17 anni prima, si era messo nei panni del burattino nel film da lui stesso diretto. “Pinocchio era nel mio destino, sia Fellini che mia madre mi chiamavano Pinocchietto – ha detto Benigni dopo l’esperienza con Garrone -Credo di essere l’unico attore al mondo ad avere interpretato sia Pinocchio che Geppetto, un ruolo che mi aveva già proposto Francis Ford Coppola”.

Michela Greco
27 Ottobre 2022

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