Tim Burton e la sua ‘Mercoledì’ con quello sguardo alla Johnny Depp

L’attesa è quasi terminata e dal 23/11 la serie con protagonista l’adolescente, sinistra, arguta figliola della Famiglia Addams - Jenna Ortega - arriva su Netflix, regia di Tim Burton


La dolcezza dell’infanzia non le è mai appartenuta, ma il fascino sinistro sì, a dimostrazione di come possa essere proprio anche di una bambina, se questa bambina è Mercoledì Addams (Jenna Ortega).  

Una bizzarria che nasce nell’universo del fumetto, e s’afferma nel tempo come un fenomeno pop sempreverde e multimediale, quello della famiglia disfunzionale più famosa del mondo: nascono dalla fantasia del fumettista Charlie Addams le vicende dell’omonimo nucleo, che adesso incontra la genialità sopraffina di Tim Burton (leggi l’intervista), papà seriale di Mercoledì appunto, la figliola dalle treccine corvino, dall’arguta mente, dalla sopraffina psiche, e dall’inquietante delicatezza sinistra

Un’attesa febbrile quella per la serie, non solo perché riprendere in mano – per un’ennesima versione – la Famiglia Addams è sempre una scommessa e un rischio, ma soprattutto perché l’incontro tra la disfunzione seduttiva del gruppo famigliare e l’imprevedibile talento visionario di Tim Burton hanno creato, sin dall’annuncio della serie per Netflix, un’aspettativa altissima, nella certezza di una sicura scintilla, di un colpo di fulmine dall’inconfutabile effetto. 

Mercoledì è cresciuta, è un’adolescente alunna della Nevermore Academy – non un liceo qualunque, intendiamoci: un po‘ più “alla Harry Potter“ e un po’ meno “alla Bayside School” – ma la sua esistenza non poteva certo essere quella di tutte le comuni liceali: la serie di Burton è un mistery investigativo con ammalianti frammenti soprannaturali; la “piccola” Addams cerca di padroneggiare le sue abilità psichiche, presenti ma in fase di maturazione, e lo fa per contrastare un’orrenda follia omicida che ha vessato la città, questione che abbraccia anche un rebus trascendente che avvolse i suoi genitori – Morticia (Catherine Zeta Jones) e Gomez (Luis Guzmán) –, ormai un quarto di secolo fa. 

Una dark comedy con qualche tinta horror soft nella mani di un maestro in materia: senza “se” e senza “ma”, Mercoledì tocca la perfezione con la sua interprete, infatti Jenna Ortega quando non recita con le parole, ha una capacità mimica espressiva potentissima; sembra seguire e applicare una recitazione per sottrazione e minimale, che – se possibile – amplifica e fa salire all’apice l’efficacia  del “noir”, non solo esteriore della signorina Addams.

La Ortega, naturalmente, incarna visivamente uno specchio impeccabile dell’immagine di Mercoledì, ma riesce a trasudare – dall’algido e magistrale pallore del volto – le intenzioni di una scrittura svelta, dinamica e tutt’altro che zuccherosa, come quando – voce fuori campo – riferisce (a noi pubblico) di aver cominciato a soffrire di “visioni” e, con compiacenza inquietante, descrive le stesse “come un elettroshock, ma senza il piacere delle bruciature”, riuscendo, con la sola plasticità del viso, a trasmettere mostruosità e ironia, tonalità proprie delle vicende-Addams, così capace di non far patire malinconie o percepire distorsioni dalle versioni originali/precedenti, pur nel marchio di fabbrica targato Burton, che – tra le altre scelte creative – usa come spaccato di colonna sonora un grande classico, Je ne regrette rien cantato da Édith Piaf, su una scena altamente contemporanea quanto fantasy, in cui Mercoledì – per riscattare il fratello Pigsley da un atto di bullismo – afferma “sono l’unica che può torturare mio fratello”, mentre con naturale coreografia delle mani getta nella piscina scolastica dove sono immersi i compagni autori del gesto, due sacchettini per pesciolini rossi colmi di multidentati piranha. 

C’è qualcosa dello sguardo dell’attore feticcio di Burton, Johnny Depp, in quello della Mercoledì della Ortega, come se il regista fosse riuscito a scovare occhi profondi e misteriosi, al contempo sarcastici, che in qualche modo riconosce famigliari e sa come impeccabilmente “far muovere”.

Non solo una riconoscibilità interpretativa in Burton, ma anche estetica, come in certe scelte “grafiche” – la prima, ma non la sola, quella dell’ingresso del liceo Nevermore – il cui tratto gotico chiama subito alla memoria le atmosfere di Nightmare Before Christmans o de La sposa cadavere

Di questa serie, come annuncia il titolo, è diamante assoluto Mercoledì, che nella memoria popolare subito riporta a colei che per prima l’ha incarnata sul grande schermo, Christina Ricci, voluta anche da Burton, nel differente ruolo di Marilyn Thornhill. 

La serie Mercoledì (Wednesday) è stata creata da Alfred Gough e Miles Millar, autori inoltre di Smallville. Otto gli episodi della stagione, dal 23 novembre disponibili su Netflix

Nicole Bianchi
18 Novembre 2022

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