Sul set di ‘Comandante’, solidarietà in mare aperto

Cinecittà è coinvolta nella produzione del kolossal bellico di Edoardo De Angelis con Pierfrancesco Favino nel ruolo del militare che salvò i nemici in mare aperto


TARANTO – Fiamme, urla disperate, colpi di cannone. E poi ondate violente che dal mare in burrasca sommergono i marinai sul ponte. Il cielo plumbeo si riflette sul sommergibile Cappellini, che come una balena d’acciaio si staglia nel bacino dell’arsenale della Marina Militare. Siamo a Taranto, sul set di Comandante, per seguire le riprese iniziate da un paio di settimane.

“Questa storia si concentra soprattutto su un’esperienza straordinaria che ha reso leggendaria la figura di Salvatore Todaro – spiega il regista Edoardo de Angelis – siamo nel 1940, seconda guerra mondiale, in pieno Atlantico: il sommergibile Cappellini viene attaccato da un mercantile armato che viaggia a luci spente, il Kabalo, risponde al fuoco e lo affonda. Dopo averlo affondato, però, vede che i superstiti nuotano verso il suo battello cercando aiuto. All’epoca le regole di ingaggio dettate da Dönitz (Karl Dönitz, comandante in capo dei sommergibilisti tedeschi, ndr) prevedevano di lasciare in mare i naufraghi di un’imbarcazione affondata. Ma Todaro decise di tirarli a bordo. Per quattro giorni e quattro notti navigò in emersione rischiando di essere bombardato, e li portò in territorio neutrale, a Santa Maria delle Azzorre. Fu lì che gli venne chiesto come mai si fosse comportato così in quella circostanza, e lui rispose: ‘noi siamo italiani, queste cose le facciamo’. Questo comportamento, peraltro, Todaro lo replicò in altre situazioni, nonostante le critiche e i rimproveri che gli arrivarono dalle autorità militari. Anche quando affondò lo Shakespeare, nave inglese, lui poi portò a bordo i naufraghi. Volevano rimuoverlo, anche perché aveva già un’età che allora si considerava avanzata, 32 anni!”.

CINECITTA’ COPRODUCE

Una storia mai raccontata prima in oltre ottant’anni, quella sceneggiata a quattro mani dallo stesso De Angelis – David di Donatello per Indivisibili – e Sandro Veronesi. Il film, che vede Pierfrancesco Favino nel ruolo epico del comandante Todaro, è una produzione Indigo Film con Rai Cinema, O’Groove, Tramp LTD, VGroove e Wise. Prodotto da Pierpaolo Verga, Nicola Giuliano, Attilio De Razza, Edoardo De Angelis in collaborazione con Marina Militare, Cinecittà e Fincantieri. Leggi l’articolo sulla costruzione del sommergibile 

“Io questa storia l’ho scoperta perché l’ha raccontata l’ammiraglio Pettorino alla celebrazione di un anniversario della Guardia Costiera – continua De Angelis – era il 2018, molti di voi ricorderanno cosa accadeva nei nostri mari. L’ammiraglio – mi ha rivelato in seguito – voleva dare ai suoi uomini una guida rispetto al comportamento in mare. Io credo che quello che succede oggi nel Mediterraneo sia legato a una mistificazione dell’idea della forza: la storia di Salvatore Todaro mi ha fatto capire come l’uomo veramente forte sia quello capace di tendere la mano all’uomo debole. Quando conobbi questa storia, ne parlai con Sandro Veronesi. Sapete che non scrive normalmente sceneggiature, ma è quello che io considero l’eroe della nostra letteratura. Quindi per conquistarlo gli ho preparato una pasta e patate con un ingrediente segreto, e da lì ci siamo uniti e abbiamo sviluppato il progetto, che è stato costellato di coincidenze. In un gruppo di pressione che lo stesso Sandro Veronesi aveva fondato (#Corpi, ndr) scopriamo la presenza della nipote diretta di Salvatore Todaro, Jasmine. Ha un cognome iraniano, perché suo padre è iraniano, e legata a questa genealogia c’è un elemento che ci racconta un altro aspetto della figura di Salvatore Todaro, che va al di là delle sue gesta militari. Era un appassionato di spiritismo, e anche di cultura Farsi. E parlava il persiano. Alla sua morte la moglie Rina decise di conservare tutti i suoi cimeli, compresi i suoi appunti in persiano, in un casciòne (baule, ndr). E la figlia Graziella, che lui non ebbe mai occasione di conoscere – non aveva mai avuto accesso a questi cimeli. Ma a un certo punto Graziella si innamora di un iraniano – un professore di Livorno – alla morte della madre apre il baule e scopre che suo padre parlava il persiano. È questo è solo uno degli elementi da ‘Mago Bakù’ che costellano la biografia di Salvatore Todaro”. 

Maledizione e benedizione tornano prepotentemente a galla anche in questo nuovo lavoro del regista napoletano. Si può restare umani in qualcosa di disumano come la guerra? Stavolta il tormento di anima e spirito, in qualche modo presente nei film precedenti (Indivisibili e Il vizio della speranza) sembra essere quello del Comandante, che dopo aver svolto il suo maledetto dovere – cannoneggiare degli esseri umani – fa la sua scelta ‘benedetta’, quella di salvare le loro vite. “Il film segue il punto di vista di Salvatore Todaro fino al momento del salvataggio – spiega ancora il regista – da quel momento il punto di vista si sposta e va alla scialuppa dei superstiti. Consideriamo che il Kabalo era un mercantile, batteva bandiera belga, quindi parliamo di civili. Dopo che i naufraghi vengono tirati su, indaghiamo sulle relazioni umane tra queste persone e il sommergibile italiano, che è un crogiuolo di dialetti, credenze, religioni, culture. Ora è un crogiuolo ancora più esteso. I rapporti viaggiano dalla conflittualità, alla diffidenza…  A bordo del Kabalo c’erano anche cinque persone di colore provenienti dal Congo Belga, in un’epoca in cui sono già in vigore in Italia le leggi razziali”. 

Passeggiando nel campo base della produzione, che affianca il sommergibile a pochi metri dall’acqua, ci si tuffa subito nell’incredibile melting pot che rende possibile quest’esperimento cinematografico assolutamente avanguardista dal punto di vista delle nuove tecnologie. Dal camion VFX agli ‘sparatori’ di acqua compressa fino alla tenda dei due addetti alla virtual production, arrivano da tutto il mondo. La maggior parte sono giovanissimi. E giovanissime.

EFFETTI VISIVI INNOVATIVI

“In questo film c’è una pipeline, cioè un processo lavorativo degli effetti visivi, molto innovativo, sperimentato per la prima volta: un investimento molto importante da parte di Indigo e di O’ Groove – spiega Francesca Floris, Visual Effects Producer – Il processo consiste nell’essere in grado di mostrare al regista gli effetti visivi – normalmente fatti in postproduzione – durante la produzione del film. Edoardo ha a disposizione tre fasi durante la lavorazione. La prima durante le riprese, si chiama la fase di real-time: c’è un monitor tramite il quale noi mandiamo degli input, in modo che lui sia in grado di vedere da un lato la scena ‘pulita’ come viene dalla macchina da presa, dall’altro la scena in composite, con l’anticipazione degli effetti visivi dell’oceano e di altri eventuali interventi che avvengono durante la scena. La scena è costruita in un software che si occupa di ricostruzione iperrealista e grazie a un sistema di tracking segue esattamente i movimenti della macchina da presa. Edoardo è in grado di valutare già dall’inizio la composizione, sul secondo schermo, rendendosi conto di come gli effetti andranno effettivamente ad influenzare l’immagine. Abbiamo poi un esperto compositor, che con un software chiamato Nuke dotato di intelligenza artificiale riconosce l’attore e gli altri elementi e nel giro di 30-40 minuti permette di realizzare un primo risultato di visualizzazione dell’immagine, già molto vicino a quel che sarà l’effetto nello shot finale. Tutto questo permette l’ottimizzazione sia delle tempistiche che dei costi di post-produzione e realizzazione di un film: normalmente questo tipo di tecnologia è disponibile solo agli universi hi-tech come Marvel o Lucas Film”.

UN BUDGET DA 14 MILIONI E MEZZO

“Abbiamo ritrovato il diario di bordo della battaglia, ogni personaggio di questo film è veramente esistito, abbiamo fatto una ricerca sulla sua origine, sul suo dialetto – racconta il produttore Pierpaolo Verga – Abbiamo condiviso la sceneggiatura con la Marina Militare, per una questione di rispetto nei confronti di Salvatore Todaro, ma anche per avere da parte loro una consulenza di natura storica e tecnica. Abbiamo trovato a casa di Todaro il diagramma della battaglia aerea che è avvenuta realmente e l’abbiamo riprodotto. L’Archivio storico della Marina è una fonte assieme a quello della famiglia Todaro: diari, lettere che Todaro scriveva alla moglie. Il budget del film è di 14 milioni e mezzo di euro, in cui gli effetti speciali incidono meno del 10%. Allo sviluppo della Virtual Production hanno collaborato – anche investendo, tante aziende da diversi Paesi: Italia, Inghilterra, Olanda, Bulgaria, Francia, Irlanda. Senza dimenticare l’America, perché il nostro supervisore ai Visual Effects, Kevin Tod Haug, è californiano. Il costo complessivo del sottomarino si aggira intorno al milione e quattrocentomila euro”. 

Le riprese, iniziate il 7 novembre scorso, dureranno per otto settimane, più quattro giorni in Belgio per le riprese subacquee. Il film sarà distribuito da 01 Distribution e arriverà nelle sale nel secondo semestre del 2023.

Giovanna Pasi
20 Novembre 2022

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