Good Morning, Cinecittà

21 novembre - Sui quotidiani - anche in prima pagina - si dà spazio alle riprese del film co-prodotto da Cinecittà Comandante di Edoardo De Angelis con Pierfrancesco Favino. Voce anche ai musicisti Fr


LA STORIA DI IERI, I PROBLEMI DI OGGI La stragrande maggioranza dei quotidiani di oggi dà spazio alla presentazione del film Comandante di Edoardo De Angelis con protagonista Pierfrancesco Favino, che ricostruisce la storia di Salvatore Todaro, comandante del sommergibile che nell’ottobre del 1940 affondò il mercantile Kabalo, impegnato a trasportare materiale bellico per l’esercito inglese. Contravvenendo agli ordini ricevuti, Todaro raccolse e salvò 27 naufraghi. Il grande spazio riservato dai giornali al film – su Il Mattino e su Il Messaggero c’è anche un occhiello in prima pagina- è frutto della presenza di Favino, in questo momento il nome più in voga fra gli attori italiani, ma soprattutto dell’attualità del dibattito attorno al tema sull’obbligo di intervento in mare per recuperare i migranti naufraghi. Nell’articolo di Luciano Giannini su Il Mattino sono ripotare le parole di De Angelis: “La legge del mare è superiore a quelle umane. L’uomo forte non usa la sopraffazione. Todaro ci insegna che chi lo è nel profondo, tende la mano al debole”.  E poi il pezzo dà voce anche a Sandro Veronesi, sceneggiatore del film: “Oggi si fa confusione tra soccorso e accoglienza. E sul primo non si discute. Si mette in pratica”. Qualcuno potrebbe strumentalizzare il film? “No, perché raccontiamo una storia limpida, che dovrebbe insegnare agli italiani di chi sono figli”.

DARE SUONO AL CINEMA MUTO Come è noto, il cinema muto non era silenzioso. Le proiezioni dei film si svolgevano con accompagnamento musicale dal vivo affidato a pianisti o piccole orchestre. Su Il Foglio, Francesco Palmieri ha intervistato Rossella Spinosa, milanese, docente al conservatorio di Mantova, compositrice infaticabile, specializzata nella sonorizzazione di film muti. Rispondendo alla domanda sul film muto sonorizzato per primo, la Spinosa ricorda: “Tempi moderni nel 2007, senza portarlo in scena. All’inizio sembrava una follia: scrivere musica per il muto significa riempire tutto il film. L’ho spuntata anche con I nibelunghi di Fritz Lang, che passa le cinque ore. A oggi ho musicato, e portato in scena, 132 pellicole non sonore… Quest’anno ho musicato A Santanotte del 1922, presentato il 23 settembre a Milano e il 19 ottobre a Palermo e realizzato quattro dvd della nuova collana di cinema muto della Cineteca Umanitaria: Il trionfo della vita, Assunta Spina, Der Golem e La corazzata Potemkin”.

FRANCESCO DE GREGORI E IL CINEMA Ancora a proposito di cinema e musica, su La Stampa, Stefano Della Casa, direttore del Torino Film Festival, presenta l’evento che inaugurerà la kermesse il 25 novembre: una chiacchierata con Francesco De Gregori a proposito dei rapporti fra le due arti, che sarà anche trasmessa in diretta nel programma Hollywood Party su Rai-Radio 3. L’articolo dà voce alla testimonianza del musicista, che dice: “Da piccolo abitavo al quartiere Monteverde di Roma, e in famiglia non è che si scegliesse un film in particolare, si andava semplicemente al cinema, che poi era il cinema teatro Vascello. Andare al cinema, insomma, era un rito, una vacanza, un premio. Sto parlando della fine degli anni ’50, non c’era ancora la televisione, vedere una storia raccontata con delle immagini in movimento era comunque una cosa fantastica… Un mio zio era un fan di Jules Verne e i miei primi ricordi cinematografici sono tutti legati a quel nome: Il giro del mondo in 80 giorni, 20mila leghe sotto i mari, Viaggio al centro della terra. Poi, crescendo, si è sviluppata una passione per il western, per classici come Un dollaro d’onore e I magnifici sette, ma anche per film meno noti”.

L’OMAGGIO DI SORRENTINO A MATTIA TORRE Un primo intervento critico sulla serie Sei pazzi facili, trasposizione televisiva diretta da Paolo Sorrentino, basata su altrettanti monologhi firmati da Mattia Torre, è pubblicato su Il Corriere della Sera a firma di Aldo Grasso, che analizza la pièce Migliore, protagonista Valerio Mastrandrea. “Non ho mai visto Valerio Mastandrea – si legge – recitare con tanta bravura, partecipazione, intensità. Interpretava il personaggio di Alfredo Beamont, un uomo normale, che, in seguito ad un incidente, entra in crisi profonda e diventa un uomo cattivo. Improvvisamente, la società gli apre tutte le porte: Alfredo cresce professionalmente, le donne lo desiderano, guarisce dai suoi mali e dalle sue paure. Trasfigurato dal malanimo, il mite Alfredo Beaumont affronta la società in altro modo, capovolgendo il suo modo di vivere. Anzi sarebbe più giusto dire che è la società che si rivolge a lui in altro modo, avendone riconosciuto i tratti di famigliarità, persino fisiognomici. Solo così i peggiori, diventano i migliori”.

C.DA
21 Novembre 2022

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