Il ritorno dark di Marco Amenta

Tra le onde, in concorso al RIFF22 è il secondo film di finzione del regista palermitano


Il cinema è una questione di ambizioni. Anche di compromessi e di mestiere, certo, ma soprattutto di ambizioni. Quelle di Marco Amenta  sono alte, sia in senso estetico che contenutistico. Tra le onde presentato il 23 novembre 2022 al RIFF – Rome Independent Film Festival e in sala dal 1º dicembre punta alla kalokagathìa attraverso un duplice viaggio, interiore e su strada.

A compierlo è Salvo (Vincenzo Amato), un uomo che, lo vediamo all’inizio del film, ha perso qualcosa di importante, il suo locale a Lampedusa, ma, lo intuiamo presto, anche qualcuno. Mentre, di notte, è su una barchina in mezzo al mare nero, sente una richiesta d’aiuto e non ci pensa due volte, si toglie il cappotto e si tuffa. Raccoglierà dalle acque Nadir, un migrante che però non riuscirà a salvare. Da quel momento inizia il suo viaggio su strada alla ricerca della moglie di Nadir, alla quale vuole consegnare la salma. La doppiezza del viaggio si materializza con Lea (Sveva Alviti). È da quando fa il suo ingresso in scena lei che l’interiorità diventerà un (non) luogo da percorrere tanto quanto le strade sarde.

Tra le onde è pastoso, con una fotografia dai toni dark (di Sara Purgatorio), come dark, d’altro canto, è la storia (scritta dallo stesso Amenta con Roberto Scarpetti, Niccolò Stazzi e Ugo Chiti). Amenta ha lavorato molto sulle immagini sia per quanto riguarda la composizione, curatissima, che le inquadrature: ce ne sono diverse aeree molto suggestive, che restituiscono una Sicilia e una Sardegna inedite, meravigliose, ma mai “da cartolina”. Ogni aspetto tecnico, a dire il vero, colpisce per la sua impeccabilità, ma tra tutto una menzione speciale va al sonoro, che è semplicemente perfetto. 

È anche un film di silenzi, dove contano le facce e i pensieri che lasciano trasparire, e in questo senso il volto di Vincenzo Amato e la cadenza che impartisce alle sue parole funzionano benissimo. E poi c’è Lea, una Sveva Alviti che ha sottratto e scavato per costruire un personaggio così sfuggevole e vivo, etereo e carnale.

“Ho fatto un lavoro – ha dichiarato Alviti – che partisse innanzitutto dal reale, ho cercato di rendere Lea nel modo più normale possibile, senza il bisogno di aggiungere, temendo il rischio di conferire una patina di finzione. Sono partita piuttosto da una sensazione, quella dell’addio e della morte, che ho declinato in ogni battuta di Lea”. I silenzi del film, come detto, hanno un senso narrativo molto specifico, e, come ha osservato Alviti “non sono vuoti, sono anzi pieni di un’atmosfera che è poi l’atmosfera del film. I silenzi, soprattutto, sono più forti di qualsiasi parola”. Per raggiungere questo grado di muta espressività, è stato necessario lavorare in stretta sintonia con Vincenzo Amati, visto che i due protagonisti hanno un legame speciale. “La tensione che si respira nel film noi la vivevamo anche sul set – ha proseguito Alviti – per questo, poi, quando non giravamo, abbiamo molto scherzato tra di noi, si era creato un clima persino buffonesco, ma è stato funzionale sia a stemperare che a trovare un’armonia che poi ha giovato al film intero”. 

Quando le chiediamo quale sia stato l’elemento che l’abbia definitivamente convinta ad accettare il ruolo, Sveva Alviti non sa scegliere, perché è stato piuttosto un insieme di cose. “Certamente la sceneggiatura. Ho inizialmente apprezzato tantissimo questo respiro internazionale, è un film italiano ma potrebbe sembrare anche francese. E poi il fatto che racchiudesse anche un’istanza sociale, quella sempre attuale dei migranti. Insomma mi soddisfaceva a 360 gradi. Anche i luoghi, la Sicilia e la Sardegna, due posti che conoscevo, ma con questo film ho avuto modo di esplorarli in modo inedito, così come in modo inedito sono ritratti, perché potrebbero essere ovunque, dei veri e propri luoghi dell’anima”. 

Tra le onde è stato prodotto da Simonetta Amenta (Eurofilm), in associazione con Vincenzo Porcelli (Achab film), Cristina Marques e Giuliano Berretta (Oberon Media International), Silvia Armeni (Armeni G.E.S. Multimedia Productions), uscirà nelle sale il 1º dicembre, distribuito da Eurofilm

Alessio Altieri
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