L’applauso all’anteprima del film di Francesco Patierno su Fuani Marino

Il film dalla vicenda – e dal libro - di “morte e resurrezione” di lei: una produzione Luce Cinecittà in collaborazione con Rai Cinema. L’incontro con il regista e la protagonista​


TORINO – La mente e il suo spazio, le sue dinamiche, spesso imperscrutabili. 

Una selezione di immaginiarchivio di repertorio e personale, video e molti scatti fotografici, dall’infanzia all’età adulta – per raccontare la storia di lei, Fuani Marino, bimba desiderata dalla mamma, ma con un padre non affettuoso: due genitori che “si odiano”, dice subito senza giri di parole la voce narrate che accompagna tutto il film –Svegliami a mezzanotte -, una voce che, per la fluidità con cui entra e esce dalle tonalità, per il passo impartito al racconto, è un valore aggiunto dell’opera di Francesco Patierno, capace di imprimere colori vibranti al tono da narrazione diaristica, perfetto per questo racconto biografico

“Non mi piace la voce fuori campo, ma è successo che stessi guardando una serie di Park Chan-wook, per fortuna doppiata, da Eva Pavan: l’effetto che s’è poi creato per il film è una magia, non si può raccontare, è perfetta così”.  

Fuani vive “una certa tristezza” che “non so da dove viene”, così scrive-recita la “sua voce” pensando ai suoi 13 anni, forse lì rintracciando i primi luccichii neri del male oscuro: l’accademia di danza a Napoli, città natale, frequentata “per forgiare il carattere”, poi lasciata appena cominciato il liceo, in cui “ritrovavo la mia libertà”. Fuani, un nome apparentemente esotico, eppure la somma di quello dei suoi genitori, Furio e Anita, all’università sceglie la facoltà di Psicologia, trasferendosi a Roma ma “la distanza da casa non mi era congeniale … mi sento scissa”. Sempre di più la depressione si fa presente nella sua esistenza: “ho cercato di quantificare i miei momenti di tristezza” mentre nel frattempo s’innamora, di Riccardo, prossimo notaio di otto anni più grande di lei. 

“Io ho cercato prima di entrare nel cuore della storia, il libro l’ho letto una ventina di volte: sentivo istintivamente un grande senso di responsabilità. Rileggere mi ha fatto percepire il nucleo del racconto, levando quello che avrebbe affollato troppo il film”, spiega Patierno. 

“Il linguaggio, come nel libro, è una polifonia” continua Fuani Marino, che ammette come per l’adattamento: “c’è stato un mio grande atto di fiducia e empatia reciproca. Francesco è stato bravo nel rimaneggiare e per la scrittura mi sono lasciata un po’ guidare, lui ha selezionato le parti del libro lette in maniera invariata. Ci siamo poi palleggiati la sceneggiatura arricchendola di immagini e intuizioni. Certamente, è stato anche doloroso riaprire i diari, perché raccontavano già del mio disagio adolescenziale, un percorso segnato da alti e bassi con cui ho imparato a convivere prima che arrivassero i sintomi manifesti: ho provato anche tenerezza per quella ragazzina che ha cercato di tener insieme i pezzi, e poi non ce l’ha fatta”.  

Se una malattia può essere raccontata con eleganza, Patierno, con questo film – sezione Documentari Italiani, una produzione Luce Cinecittà in collaborazione con Rai Cinema, accolto da un sentito applauso all’anteprima in sala al TFF – riesce in quest’atto di discrezione e pulizia, facendo danzare sequenze di immagini d’archivio, simboliche, metaforiche, evocative, in bianco e nero o nella patina tipica delle cromie della Ferrania Color, portando sul grande schermo un dramma, che però assume – proprio grazie alla visione – un tono non raramente poetico, seppur mai edulcorato ma sempre franco e sincero, nonché dinamico, proprio grazie alle parole, sempre in prima persona, della voce “di Fuani”.

Per Patierno, “l’uso delle immagini d’archivio lo sperimento da tempo: sono affascinato dai film di repertorio, dal potenziale creativo e narrativo e da come un’immagine decontestualizzata e rimontata possa far nascere qualcosa di nuovo, e questo, nel film, ha trovato la sua espressione migliore. La sfida era raccontare qualcosa di irraccontabile, quello che succede dentro la mente”; queste soluzioni di uso creativo del materiale d’archivio “io le chiamo sinapsi visive, l’incontro tra pensieri fulminei che producono un’immagine nuova che permette il racconto”, insieme alla musica, aspetto su cui “io sono fissato e Martellotta, con la montatrice, ha fatto un lavoro straordinario: volevo un meccanismo che spingesse lo spettatore ad avere l’attenzione che si ha per un thriller. Non ci sono musiche mai didascaliche, mi piacciono le musiche che scavano e portano in luce ciò che non è così a fuoco, che permette una tridimensionalità”. 

Nel film, ancora, tornata a Napoli Fuani sposa Riccardo e lavora come collaboratrice del “Corriere” ma non riesce a rimanere incinta e di lì a poco arriva il primo ansiolitico, seppur – alla fine di quell’estate – saprà di aspettare Greta: “ho desiderato questa bambina con tutta me stessa e adesso che l’ho tra le braccia non so che farmene”, pronuncia Fuani, a dichiarare il possesso della depressione su di lei. Un’oscurità interiore non affrancabile dalla lucidità della mente: così, diagnosticato un “umore dall’andamento ciclotimico … bipolare … decido di uccidermi”; sul balcone della casa della zia, piano quarto, Pescara, “a un passo dall’obiettivo … ho preso coraggio e mi sono buttata … sono caduta ma non sono morta”

Fuani, che in primavera uscirà con un libro che s’annuncia come il continuum di Svegliami a mezzanotte, a Torino spiega di aver “cominciato a scrivere il primo cinque anni dopo il mio tentativo di suicidio, quindi dopo aver fatto un lavoro per metabolizzare: non è stata una scrittura a caldo. Il film, invece, l’ho visto montato in primavera: ho avuto una sensazione di forte straniamento, ci sono immagini che riguardano la mia intimità ma qui c’è uno sguardo altro, è come se la vita che scorre sullo schermo non mi appartenesse”. 

Fuani, infine, arriva alla fine del suo racconto filmico dichiarando che abbia scritto il suo libro per Greta, per proteggerla da “cattiverie e rancore” della gente, “perché ogni persona ha la sua storia”

Svegliami a mezzanotte esce al cinema nei primi mesi 2023. 

L’approfondimento video: guarda qui.

Nicole Bianchi
01 Dicembre 2022

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