‘Emancipation’, il ritorno di Will Smith con la lotta per la libertà

Dal 9 dicembre su Apple Tv + il film di Antoine Fuqua su un uomo che fugge dalla schiavitù


Il viso di Peter è una mappa in cui si rintracciano fatica e sofferenza, il suo corpo è il terreno di battaglia di una durissima lotta per la sopravvivenza e la libertà. Possente e indomabile, ma anche piegato da anni di crudeltà, quel corpo, con la schiena martoriata dalle frustate esposta in una fotografia in cui posa di spalle, diventerà il simbolo della violenza schiavista. In Emancipation – Oltre la libertà, da oggi su Apple Tv+ (dopo l’uscita per una settimana nelle sale Usa), quel corpo è lo strumento attraverso cui passa il riscatto dello schiavo Peter e l’inizio di una possibile rinascita di Will Smith, il suo interprete, che torna a far parlare di sé per un film dopo (quasi) un anno di biasimo – e scuse dell’attore, e provvedimenti dell’Academy – per il clamoroso ceffone mollato a Chris Rock all’ultima notte degli Oscar.

Emancipation, diretto da Antoine Fuqua e ispirato alla foto del 1863 di “Whipped Peter”, sulla carta sarebbe il film perfetto per puntare a una statuetta per il miglior attore, se non fosse che Smith è stato bandito dalla cerimonia degli Oscar per dieci anni. Il che non esclude che possa ottenere una nomination ma implica che, eventualmente, non potrebbe ritirare la statuetta durante la serata della premiazione. Nel promuovere il film la settimana scorsa, Smith ha detto di capire benissimo se qualcuno non si sente pronto a tornare a vederlo al cinema, ma spera che “la storia del film possa aprire il cuore delle persone”. Da parte sua Apple Tv +, dopo che in un primo momento aveva posticipato l’uscita al 2023, ha deciso di portarlo al pubblico ora, rendendolo quindi eleggibile per le nomination.

Siamo all’inizio del 1863 in Louisiana, dove gli schiavi lavorano nei campi di cotone mentre Abraham Lincoln emana il proclama di emancipazione. Le catene che li imprigionano restano salde, ma le cose stanno cambiando e gli uomini e le donne nere iniziano a vedere una speranza concreta nella ribellione. Peter cerca di sostenere e proteggere la sua famiglia affidandosi alla fede e all’amore, finché non viene preso con la forza e costretto a lavorare alla costruzione di una ferrovia dei confederati. Degradato – come i suoi compagni – a bestia che non ha il diritto di alzare gli occhi sui suoi “padroni” e ormai separato da moglie e figli, Peter sa che può diventare un “runner”, qualcuno che corre e fugge in cerca della libertà. Per trovarla dovrà attraversare la palude e raggiungere la Union Army a Baton Rouge. “Nella palude ci sono molti modi per morire”, lo ammonisce un suo compagno. Lui risponde secco: “Anche qui”.

Il suo viaggio di libertà diventa così un action movie, ma immerso in un tableau dipinto in modo raffinato. È fortissimo l’impatto della fotografia di Robert Richardson, un “quasi bianco e nero” con immagini molto desaturate in cui emergono, a tratti, sensazioni di colore: il rosso del sangue e della bandiera, l’arancione del fuoco. Dentro un quadro così suggestivo l’uomo esprime tutta la sua forza di resistente, affronta un corpo a corpo con un alligatore, si nasconde dai suoi inseguitori (a partire dal feroce Fassel/Ben Foster) strofinandosi con la cipolla per sviare i cani, fino a raggiungere, eroicamente, la Union Army. Una parabola nutrita dal messaggio politico che convince per qualità visiva, in cui Will Smith incarna – letteralmente – la battaglia per la libertà. Un corpo che si ribella, combatte, si libera, cui non servono molte parole, e nemmeno un grande approfondimento psicologico del personaggio.

 

Michela Greco
09 Dicembre 2022

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