Serie Tv: le preferite di Cinecittà News

I migliori prodotti seriali italiani e internazionali di quest'anno scelti dalla nostra redazione


LE SCELTE DI NICOLE BIANCHI

THE BAD GUY di Giancarlo Fontana e Giuseppe G. Stasi con Luigi Lo Cascio e Claudia Pandolfi

L’abitudine all’eroe viene sovvertita e Luigi Lo Cascio diventa un machiavellico villain, bordeggiando il grottesco ma restando prossimo al realismo: il pm Nino Scotellaro, una vita passata a combattere Cosa Nostra, viene accusato di “essere uno di loro”, così “ho deciso di diventare quello in cui mi avevano trasformato”. Lui “sconfina per mestiere nel regno del male, indossando teatralmente la cattiveria per sembrare cattivo: c’è da capire se ci sia in lui una fascinazione per il male, se si scioglierà e prenderà la sua forma”, spiega l’attore. La condanna e la vendetta s’infilano contigue: “il mio personaggio è ampio, molto aereo. Per la forte libertà d’invenzione può essere visto come un dramma shakespeariano, per stoffa ma anche per le opportunità d’attore”.    

INVENTING ANNA – ideata da Shonda Rhimes, con Julia Garner   

Il denaro, la truffa, New York, l’inchiesta, lo scandalo, la connessione con la realtà: Anna Sorokin, in arte Anna Delvey, indossa la maschera della rampolla con una condotta tutta a sbafo. Lei, leggendaria ereditiera tedesca celebre su Instagram, conquista la high society newyorkese e la ammalia a suo uso e consumo. Julia Garner offre un profilo affascinante e inquietante, soprattutto nello sguardo sempre enigmatico vive l’efficacia della sua immersione nel ruolo, che fa domandare  – e dibattere – se si tratti di una grande truffatrice nella Grande Mela o semplicemente l’incarnazione del sogno americano contemporaneo: chi è Anna Delvey? La serie non risponde alla domanda, ne fa porre molte a chi guarda, lascia in un limbo di charme e mistero, e anche questa è la forza del racconto, che rimane anche dopo la visione. 

LE SCELTE DI CARLO D’ACQUISTO

TUTTO CHIEDE SALVEZZA di Francesco Bruni

In un’Italia in cui il bonus psicologo viene irriso e svalutato, la piccola e commovente serie di Bruni – ormai una garanzia per lucidità di visione e sensibilità artistica – è un prodotto che non deve passare inosservato. Tutto Chiede Salvezza parla indistintamente ai giovani e ai meno giovani, toccando un argomento – quello della salute mentale – troppe volte dimenticato dal cinema e dalla politica.

BETTER CALL SAUL ideata da Vince Gilligan e Peter Gould

Siamo circondati da serie tv che partono con il passo di Usain Bolt e poi esauriscono presto il fiato. Vince Gilligan ci insegna come chiudere nel modo e nei tempi giusti un racconto seriale, e lo fa per la seconda volta consecutiva. Better Call Saul – conclusasi quest’anno con la sua quinta stagione – non è solo il miglior spin-off della storia della tv, è un prodotto fuori scala sotto qualsiasi punto di vista. Un’opera d’arte di cui dovremmo essere tutti grati.

 LE SCELTE DI ALESSIO ALTIERI

ATLANTA – creata da Donald Glover 

Sostenere che Atlanta sia sottovalutata sarebbe una forzatura, visto che ha vinto Golden Globe e Emmy, certo è che se ne parla obiettivamente poco. E invece questa serie tv creata da Donald Glover nel 2016 che quest’anno è arrivata al termine, con il doppio rilascio di terza e quarta stagione, è un prodotto di cui si dovrebbe parlare tanto, per diverse ragioni. A partire dallo stile di narrazione, Atlanta è una serie che fa scuola, perché ha un modo totalmente suo di raccordare insieme la storia particolare dei protagonisti e quella più generale del razzismo negli Stati Uniti, del successo e dell’emancipazione da un contesto dal quale si vuole scappare. Atlanta, soprattutto, fa una cosa unica: abbatte il concetto di storia verticale e orizzontale, eleva a macro tema un certo senso di inquietudine esistenziale e sistemico e lo fa diventare il vero motore immobile della storia. I protagonisti, Donald Glover, Brian Tyree Henry, Lakeith Stanfield e Zazie Beetz – tutti di una coolness impareggiabile – escono e rientrano dalla narrazione, li lasciamo e li riprendiamo continuamente. È spiazzante, ma quando ci si abitua si ha la percezione di viaggiare a un livello differente rispetto a tutto il resto. 

BORIS 4 – scritta e diretta da  Giacomo Ciarrapico e Luca Vendruscolo

Meglio di così era obiettivamente difficile fare. Pensare di continuare la più importante serie tv italiana di sempre a 12 anni dall’ultima stagione e con in mezzo la scomparsa del più carismatico degli sceneggiatori che l’hanno creata – Mattia Torre – sembrava un’operazione in cui c’era tutto da perdere. E invece. E invece dopo un avvio un po’ fiacco la serie prende piede, creando un’esperienza di cui sapevamo di avere bisogno, e siamo stati accontentati. Certo che è un’operazione nostalgia, certo che qualche ammiccamento c’è, ma il punto è che Boris è costruita su basi così solide, su un lavoro di sceneggiatura così perfetto che ormai quei personaggi sono vivi, sapevamo tutti che in questi dodici anni Stanis ha vissuto da qualche parte, e che Duccio e René e Arianna continuavano a barcamenarsi. Succede per tutte le migliori storie: continuano a vivere in un posto sconosciuto, Boris continuerà a farlo, dopo essere brillantemente riemersa per un po’. 

LE SCELTE DI MICHELA GRECO

THIS IS GOING TO HURT creato da Adam Kay, con Ben Whishaw, Ambika Mod, Rory Fleck Byrne

Al centro di tutto c’è Ben Whishaw, interprete eccezionale di un personaggio ironico, sensibile, complesso. Il suo Adam, nato dalla penna e dall’esperienza personale di Adam Kay, è un ginecologo che fa nascere i bambini in un ospedale pubblico di Londra. La serie This Is Going to Hurt (Disney+) ricrea la centrifuga emotiva in cui vive un medico che fa l’esperienza esaltante di portare alla luce nuove vite più volte al giorno, ma che sperimenta anche il dramma di rischiare di spegnerle per un errore. Un uomo che deve reggere turni massacranti in una struttura che fa acqua da tutte le parti, che ha il camice sempre imbrattato di sangue, che non riesce a ritagliarsi il tempo da condividere col suo grande amore, che maneggia ogni giorno la vita e la morte. Un ritratto intimo, divertente quanto doloroso, e uno spaccato della sanità pubblica e delle sue contraddizioni.

PRISMA creato da Ludovico Bessegato, Alice Urciuolo, Giulio Calvani, con Mattia Carrano, Lorenzo Zurzolo, Caterina Forza, Chiara Bordi

L’indagine sull’adolescenza continua ed esplora nuovi orizzonti grazie a Ludovico Bessegato e al suo team creativo che, dopo il successo della versione italiana di Skam, rilancia con Prisma (Prime Video) e fa centro. Siamo a Latina – vita di provincia, architettura (e non solo) fascista, la campagna con le serre in cui i migranti si spaccano la schiena – e i gemelli Andrea e Marco (entrambi interpretati in modo eccellente da Mattia Carrano), cercano la loro strada verso la vita adulta andando alla scoperta del mondo, degli altri e della loro identità (sessuale e non solo). Identici all’apparenza ma diversissimi nel carattere, i due fratelli sono immersi in un universo narrativo potente perché autentico, credibile, sensibile, creato ascoltando davvero i ragazzi. Non parlando di loro, ma dando loro voce.

LE SCELTE DI CARMEN DIOTAIUTI

CHRISTIAN – creata da Roberto Saku Cinardi e diretta da Stefano Lodovichi con Edoardo Pesce, Claudio Santamaria e Silvia D’Amico.

Nulla è scontato nella serie Sky di Stefano Lodovichi in cui misticismo e crime, inferno nero e atti di amore vanno a braccetto, sublimandosi nelle mani rozze e zozze di Edoardo Pesce, alias Christian, ragazzone di periferia che di mestiere fa il picchiatore e che d’un tratto si ritrova un bel paio di, non richieste, stigmate attraverso le quali si scopre capace di fare miracoli. Ma non c’è redenzione a tracciare, banalmente, i confini di bene e male, ed è proprio questo il fascino del racconto. 

PACHINKO – LA MOGLIE COREANA – ideata da Soo Hugh

Una saga familiare intensa e visivamente sontuosa, con protagonista Yuh-Jung Youn, prima attrice coreana premio Oscar. Il racconto prende il via da una storia d’amore proibita, e, coprendo l’arco narrativo di 70 anni segue – tra Corea, Giappone e America – l’evoluzione della società orientale attraverso le vicende di una famiglia di immigrati coreani. Meravigliosi paesaggi sterminati e dettagliate ricostruzione storiche ne fanno un imponente ritratto dell’occidentalizzazione dell’Oriente, in cui modernità e tradizione si rincorrono, tra avidità, empatia, asperità della vita, destino segnato, trionfi personali e resa dei conti finale. Su tutto il gioco d’azzardo amatissimo in Giappone, il Pachinko, e una sigla capace di dare dipendenza.

E per finire le più attese del 2023: 

L’ARTE DELLA GIOIA

Una serie Sky di Valeria Golino

L’arte della gioia è il capolavoro letterario di Goliarda Sapienza (1924-1996), un libro considerato ‘scandaloso’ da molti (e rifiutato da tantissimi editori italiani ma assurto al successo in Francia), fondamentale da altri (anzi altre). Ora è diventato una serie televisiva Sky Original con la regia di Valeria Golino. Sì, proprio l’attrice e regista di Miele ed Euforia, che ha scritto la sceneggiatura con Francesca Marciano, Valia Santella, Luca Infascelli e Stefano Sardo, e che sembra la persona giusta per restituire l’universo unico di Goliarda.

DOSTOEVSKIJ

Una serie Sky di Damiano D’Innocenzo e Fabio D’Innocenzo. 

Con Filippo Timi, Gabriel Montesi, Carlotta Gamba, Federico Vanni la prima serie dei talentuosi fratelli D’Innocenzo ruota attorno alle indagini di un poliziotto dal passato guasto, Enzo Vitello, che insegue un omicida seriale, soprannominato Dostoevskij a causa delle lettere piene di dettagli macabri che lascia sulla scena del crimine. Storia di un’ossessione vissuta in solitaria. 

BLADE RUNNER 2099

Uno dei film cult di sempre, Blade Runner (1982), sta dando vita alla serie Amazon Studios in dieci episodi affidata naturalmente a Ridley Scott. Il suo film ha già avuto un sequel (Blade Runner 2049), diretto da Denis Villeneuve. Adesso Silka Luisa, nota come l’autrice dell’apprezzata produzione Apple Tv+ Shining Girls, ha scritto la sceneggiatura della nuova storia e sarà anche produttrice esecutiva del progetto. L’originale Blade Runner, adattamento del romanzo Ma gli androidi sognano pecore elettriche?, era ambientato nel 2019 in una Los Angeles allora futuristica (ma la realtà corre veloce quanto il cinema) con replicanti ribelli e un cacciatore di taglie, Rick Deckard, interpretato da Harrison Ford. Nel seguito del 2017, ambientato trent’anni dopo, l’agente K interpretato da Ryan Gosling si mette alla ricerca di Deckard. La trama della serie è invece tuttora top secret (a parte l’ovvio che sia ambientata nel 2099), il che accresce l’attesa nei fans di questa saga fantascientifica. (Cristiana Paternò)

 

redazione
30 Dicembre 2022

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