“La linea invisibile” tra dolore e violenza

In sala il 19 gennaio con Satine Film la pellicola di Ursula Meier


Dischi e spartiti lanciati con violenza contro un muro. I primi si frantumano, i secondi si disperdono. E’ la potentissima sequenza d’apertura – girata al ralenti – de La linea invisibile (La Ligne), film di Ursula Meier, visto in concorso a Berlino e alla Semaine a Cannes vincitore del Premio Fice Cinema Europeo, che costruisce una solida e sfumata tensione drammatica a partire da un semplice caso di violenza domestica, con Valeria Bruni Tedeschi e Stéphanie Blanchoud coinvolte in un complesso e atipico rapporto madre-figlia.

Nel cast anche Elli Spagnolo e Benjamin Biolay.

Margaret, 35 anni, ha una una lunga storia di violenze inflitte e subite e una fragilità emotiva che spesso non riesce a definire e contenere nelle sole parole. In seguito a una brutale discussione con la madre e alla denuncia di quest’ultima, il giudice, in considerazione del suo comportamento aggressivo, le impone un severo ordine restrittivo: in attesa del processo e per almeno tre mesi, non le è permesso entrare in contatto con la madre né avvicinarsi a meno di cento metri dalla casa familiare. Una separazione che Margaret non intende accettare e che non fa che esacerbare in lei il desiderio di essere più che mai vicina alla famiglia, tanto da farla recare ogni giorno sulla soglia di quel confine, tanto invisibile quanto al momento invalicabile.

“La stessa “linea”, dapprima quasi irreale poiché immateriale, diventa poi una linea visibile – commenta la regista – tangibile, quando dipinta con la vernice da Marion, la sorellina di Margaret. Ed è a questa “linea” di confine, che Margaret ritorna ogni giorno e contro la quale si strofina, inciampa, si fa male. Ed è Marion, a sua volta, una sorta di “guardiana della linea”, deve assicurarsi che la sorella non la oltrepassi, al punto di chiederle di giurare davanti a Dio. L’impotenza di Margaret di fronte a questo muro invisibile non fa che alimentare la sua stessa violenza.

“Avevo in mente un western ambientato nella Svizzera di oggi e con Agnès Godard, la direttrice della fotografia, abbiamo preso la decisione di girarlo in scope. Il divieto a Margaret di avvicinarsi a meno di cento metri di distanza dalla casa di famiglia, poneva affascinanti questioni cinematografiche: quali focali utilizzare per rendere quella distanza il più accura- tamente possibile in ogni scena? Lavoro on-screen e off-screen: cosa vedi della casa dalla “linea” e viceversa? Il primo approccio è stato il ricercare una strada molto ampia in una zona residenziale – prendendo spunto da alcune fotografie di Jeff Wall – per poi riorientarci, in una seconda fase, sulla ricerca di una casa collocata in uno spazio più aperto e meno strutturato. Questo nuovo criterio ha reso “la linea”, quel confine, ancora più strano e assur- do, che finiva per tagliare senza logica apparente diversi spazi eterogenei: una strada, un parcheggio, dei campi, un canale…”

Molto importante anche il rapporto con la musica. Margaret è una chitarrista e cantante, che secondo la madre “ha sprecato il proprio talento”. D’altro canto la madre, egomaniaca e totalmente insensibile alle esigenze delle figlie, era una nota pianista, che ha rinunciato – secondo lei – proprio per seguire la famiglia. L’attacco di Margaret la rende sorda, impedendole per sempre di suonare, ed esacerbando un sistema già corrotto alla base.

“Margaret combatte. Fisicamente. Combatte come un uomo e come un animale ferito – dichiara ancora Meier – Com- batte perché non può fare altrimenti, perché non ha le parole, perché il suo corpo è al di là di lei. Ipersensibile, non ci sono filtri tra lei e il mondo esterno. Ogni volta che si trova in una situazione che la tocca o la ferisce profondamente, così profondamente da non riuscire a trovare le parole, c’è questa cosa che cresce in lei, questa specie di palla di nervi che si sca- tena. La musica è l’unica eredità positiva che la madre ha trasmesso a Margaret e che a sua volta trasmette a Marion. La musica riempie Margaret di una mancanza affettiva e sostituisce la sua incapacità di parlare o analizzare. Rivela anche una sfaccettatura a priori insospettabile del personaggio, una ricchezza e un talento pieni di fragilità e dolcezza che contrastano con la violenza di cui è capace e che solo il suo compagno ha imparato a disinnescare”.

Arriva in sala con Satine Film il 19 gennaio.

TRAILER:

Andrea Guglielmino
12 Gennaio 2023

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