‘Babylon’, cosa c’è di vero nel film di Damien Chazelle

Il regista di 'La La Land' racconta la selvaggia Hollywood anni '20 alternando verità e fantasia


Il primo nome che sentiamo in Babylon (leggi l’articolo) è quello di Greta Garbo, ma è un inganno. Il film di Damien Chazelle è un cocktail che distilla la realtà con una buona dose di immaginazione. I suoi protagonisti hanno nomi che richiamano l’epoca ma non appartengono davvero a leggende di Hollywood. Il regista di La La Land riassume vite vere in personaggi di fantasia, testimonianze tragiche di un passaggio tecnologico – l’arrivo del cinema Sonoro – ma soprattutto sociale.

Babylon non è una storia vera; ma non mancano le verità. Scopriamo quante e quali, partendo dai personaggi e sfruttando tre situazioni importanti nel film: le feste, i set, l’arrivo del Sonoro.

Nellie LaRoy, interpretata da Margot Robbie, è la star del cinema Muto la cui carriera perì con il Sonoro. Clara Bow è un primo riferimento: amata per la sfrenata sensualità (in un film si accorcia l’orlo del vestito per essere più sexy), entrò a Hollywood a 16 anni e fu la prima “it Girl”. Perché non si diventa una star, “lo si è”, dice Nellie LaRoy. Per il Jack Conrad di Brad Pitt si è pensato a John Gilbert, tra gli attori di maggiore successo del cinema Muto, di cui condivise la medesima triste fine. “lo stile di Gilbert non funzionava negli Anni ’30”, racconta Jonathan Kuntz della UCLA School of Film. 

Babylon interroga soprattutto sulla veridicità del mondo raccontato. La Hollywood degli Anni ’20 sembra il Far West del cinema. Il film si apre in festa, ma c’era davvero così tanta droga nei party delle star del cinema Muto? Il libro Tinseltown racconta del regista Cecil B. DeMille che distribuiva mix psichedelici di ioschina e morfina. Gloria Swanson, star del Sonoro con radici nell’epoca precedente, ricordò con passione quel decennio: “I party che avevamo! Il pubblico voleva che fossimo re e regine”. Il personaggio di Margot Robbie racconta che “Roy” significa Re e che il “La” sia una sua trovata, perché lei è “la regina”.

Furono tante le ville coinvolte nella vita sociale del cinema Muto. Gli esterni della prima scena di festa sono girati al Castello di Shea, dal 1926 set di alcuni dei party più frequentati. Per quello del 21 luglio 1928 a Outpost Street, con Charlie Chaplin e Greta Garbo, la stampa parlò della “festa più stravagante dell’estate”, anche se forse mancava l’elefante con cui Chazelle riassume a inizio film il valore letterale di questa babilonia.

A Chazelle interessano due luoghi: i set e le sale. Come erano, come diventano. Gli Anni ’20 consegnano all’industria di Hollywood la corona del cinema. 50 milioni di statunitensi andavano al cinema ogni settimana. Per questo il personaggio di Brad Pitt pretende rispetto verso un’arte che è di tutti. Erano sale dominate dall’esuberante working class, che fece la fortuna di Clara Bow, con cui condivideva le origini. L’arrivo del Sonoro cambia gli schermi, ma anche le sale. Babylon lo riassume in un imborghesimento generale, ma come scrisse Robert Sklar in Movie Made America: “talking audience for silent pictures became a silent audience for talking pictures”.

Anche i set del cinema Muto sono l’arte del baccano: conta l’immagine e il suono non esiste. Chazelle mostra le riprese di un film in costume, che per il personaggio di Brad Pitt è “l’ennesimo”. Sono gli anni in cui si inizia a muovere la cinepresa, che segue l’azione, ed è il momento delle epopee, come il Napoleone (1927) di Abel Gance. Per questo il regista cammina tra le comparse di una battaglia con la cinepresa in mano. Quando arriva il sonoro e “tutto cambia”, la cinepresa viene chiusa in una cabina per non disturbare il microfono con il rumore della pellicola che scorre e in Babylon un operatore muore per asfissia.

Fuori dal set, Nellie incontra un piccolo gruppo in rivolta. “Genitori per un intrattenimento etico”. Chazelle li ridicolizza in un campo largo che segue il movimento di Margot Robbie e svela quanto poco partecipata sia la protesta. Divertimento amaro, perché “c’è una nuova sensibilità” e nel 1934 diventerà il codice morale dell’industria cinematografica, pietra tombale di un’epoca senza regole.

A scaldare l’opinione pubblica erano stati anche gli scandali. Nel 1921, grande attenzione era stata dedicata al processo di Roscoe Fatty Arbuckle, attore accusato della morte di un’attrice durante un party. Il fatto di cronaca apre la festa di Babylon e conferma l’intreccio silente con la realtà.

Il film di Chazelle è la presunta caduta di Babilonia. Ma il titolo richiama un libro, Hollywood Babilonia, che Kennenth Anger scrisse per svelare i retroscena scabrosi dell’industria fino agli Anni ’50, molto dopo l’epilogo del film e l’avvento del Sonoro. Il libro fu aggiornato nel 1984, perché questa Babilonia non cade. 

Alessandro Cavaggioni
29 Gennaio 2023

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