‘Amate sponde’, una suite per salvare il paesaggio italiano

Amate sponde di Egidio Eronico è un'autentica sinfonia visiva che racconta l'Italia da Nord a Sud senza neanche una parola ma per immagini e suoni. In sala con Luce Cinecittà il 14 marzo


Record e contraddizioni del Belpaese. Da noi si progetta e realizza oltre il 40% della stazione spaziale internazionale, l’Italia è al primo posto insieme al Giappone nella robotica, siamo al top per la ricerca genetica delle malattie rare. Ma al contempo siamo i maggiori produttori e consumatori di cemento al mondo con 800 kg per ogni italiano, più degli Stati Uniti.

Amate sponde di Egidio Eronico (leggi la nostra intervista) è un’autentica sinfonia visiva che racconta tutto questo senza neanche una parola. In sala con Luce Cinecittà il 14 marzo, per la Giornata nazionale del paesaggio, il film, già visto alla Festa di Roma e al Festival di Torino, racchiude in 78 minuti densi e affascinanti immagini di meraviglia e di degrado. La speculazione edilizia, i cumuli di spazzatura, la fabbrica con i suoi ritmi serrati e alienanti, ma anche la bellezza delle coste e delle spiagge, i luoghi unici, visti dallo Spazio e a distanza ravvicinata, i rituali magici come quello dei Mamuthones in Sardegna. E naturalmente il paesaggio umano, in rapida trasformazione anch’esso, con uomini e donne al lavoro, in viaggio o colti nei momenti di svago, migranti islamici in preghiera e allevatori sikh che badano al bestiame. 

Il titolo viene da un verso della celebre ode di Monti, “Bella Italia, amate sponde, pur vi torno a riveder”. Per Eronico e per i suoi coraggiosi produttori Alessandro Carroli e Leonardo Baraldi, è stato un lavoro lungo per andare in profondità con una road map precisa. “Si può pensare che un film senza dialoghi non abbia bisogno di una scrittura – riflette il regista, già autore di film come Stesso sangue e My Father – invece Amate sponde è un atto d’amore verso il cinema degli anni ’20, che era già al massimo della sua potenza espressiva, senza parole ma non per questo muto”. Con una sceneggiatura di 240 pagine fatta di immagini, grafici, dati, statistiche e note, l’opera vuole “raccontare il nostro paese nella sua attuale fisionomia, sapendo che abbiamo una civiltà millenaria. Siamo capaci di cose incredibili, nella ricerca scientifica e tecnologica, con contraddizioni vistose e anche pericolose, siamo un paese diviso tra miseria e grandezza oltre che tra Nord e Sud”.

Baraldi sottolinea la parentela con la trilogia di Godfrey Reggio e in particolare il celebre Koyaanisqatsi (1983). “Ma allora – aggiunge il regista – bisogna citare anche Walter Ruttmann con la sua Sinfonia di una grande città del ’27 e L’uomo con la macchina da presa di Dziga Vertov, del ’29”.

L’innovazione ha radici antiche per Eronico, che cita la lezione di Ejzenstein per descrivere un’opera in cui la musica si vede e le immagini si ascoltano. “L’Italia è eternamente divisa tra antichi conservatorismi e costanti fermenti. Ci sono molte cose che non vanno e altrettante che vanno molto bene ma di cui siamo un po’ all’oscuro. E’ un paese che riesce a raggiungere livelli di eccellenza nella ricerca scientifica, ma non riesce ad affrontare, ad esempio, lo smaltimento dei rifiuti. Siamo una civiltà millenaria con radici antiche, e solo ciò che è antico può ambire ad essere moderno: non sarebbe esistito Picasso senza le pitture rupestri”. Ecco dunque il pendolo tra Piazza Gae Aulenti a Milano e lo Zen di Palermo, sviluppo e sottosviluppo. “Queste sono le contraddizioni che animano la nostra esistenza. L’Italia è divisa in due, ma restiamo pur sempre i nipoti della Magna Grecia e dovremmo essere più compassionevoli verso noi stessi. La disuguaglianza frena lo sviluppo”. Interviene Marina Baldi del CNR, climatologa: “Il sistema della ricerca è maltrattato e messo da parte in questo paese. Non c’è mai un grosso investimento, nonostante le tante eccellenze”.  

Con la fotografia in 4K Ultra HD di Sara Purgatorio e le musiche di Vittorio Cosma, il film ha una qualità spettacolare che lascia senza fiato, come sottolinea per Luce Cinecittà Marlon Pellegrini. “Volevo che avesse l’impostazione di una suite inglese di Bach – spiega ancora Eronico – con Vittorio Cosma ci siamo incontrati e abbiamo pensato una musica che non fosse semplicemente un accompagnamento ma che avesse un peso specifico nella drammaturgia del film in una doppia veste: acustica ed elettronica”. E poi ci sono suoni e voci che emergono dalla presa diretta di Roberto Cois, Giorgio Ghisleni, Davide Santoiemma, Davide Tarantelli.

Realizzato in circa quattro anni, anche durante la pandemia, Amate sponde esprime al meglio la formazione di architetto di Egidio Eronico. “E’ vero, dentro ci sono le mie passioni da architetto, ma non solo. Come ebbe a dire Fellini ‘il cinema italiano non sa raccontare il proprio paese così come fa il cinema americano’. Io volevo mostrare i luoghi che ci caratterizzano dal punto di vista geofisico”. Uno dei temi, poi, è il rischio sismico. “Ogni 20/25 anni siamo soggetti a un terremoto serio, e, ciononostante, continuiamo a costruire in zone ad alto rischio come i Campi Flegrei che ho visitato insieme alle Dolomiti, all’Etna, ai Vulcanelli di Agrigento”. Interviene ancora Marina Baldi: “La cementificazione sta andando avanti ma c’è anche una presa di coscienza da parte di tutti. Nella Costituzione abbiamo un paragrafo dedicato alla tutela del paesaggio”.

Amate sponde è una produzione EiE Film, Schicchera Production, Sky in coproduzione con Luce Cinecittà con produttori associati DBW Communication, in media partnership con CNR Consiglio Nazionale delle Ricerche, Legambiente e IIT Istituto Italiano di Tecnologia di Genova, con l’adesione di ISPRA Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale, WWF Italia, Società Geografica Italiana e INAF Istituto Nazionale di Astrofisica e con il sostegno delle Film Commission di Piemonte, Trentino, Alto Adige, Veneto, Friuli Venezia Giulia, Sardegna, Sicilia. 

Cristiana Paternò
10 Marzo 2023

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