I 90 anni di Sir Michael Caine, gentleman assoluto

Auguri all’icona più british della storia del cinema


130 film in 90 anni di cui 70 trascorsi a Hollywood, che lo ha premiato con ben due Oscar per il miglior attore non protagonista (in Hannah e le sue sorelle di Woody Allen e in Le regole della casa del sidro di Lasse Hallström).

British dalla prima all’ultima cellula, sul naso gli inconfondibili occhialoni tartarugati, Michael Caine è uno degli attori più iconici della storia del cinema. Con Jack Nicholson e Paul Newman, l’unico al di qua dell’oceano candidato alla statuetta in cinque decenni consecutivi. Ma c’è dell’altro. Pur senza mai interpretarne il ruolo, per la gran parte della critica e del pubblico mondiale è lui a incarnare al meglio l’immagine dello 007 al servizio di sua maestà. Insignito del titolo di ‘Commendatore’, ‘Cavaliere’ e Baronetto dell’Impero Britannico, Caine è di sicuro l’attore che più di ogni altro possiede il physique du rôle della spia gentiluomo: lo sguardo glaciale che vira al languido in un colpo di ciglia, l’eleganza snob del suo ‘preppy’ style, l’ironia onnipresente del suo aplomb, definitivo.

Parliamo anzitutto dei cinque spy-thriller tratti dai romanzi dello scrittore inglese Len Deighton, in cui veste i panni della spia Harry Palmer, coevo del più noto James Bond: Ipcress, Funerale a BerlinoIl cervello da un miliardo di dollariAll’inseguimento della morte rossa e Intrigo a San Pietroburgo. Il primo risale al 1965, Michael Caine ha 32 anni e alla regia c’è Sidney J. Furie: è un vero cult movie, pur se non conosciuto come dovrebbe. Palmer è un sergente dell’esercito prestato all’intelligence britannica per risolvere il caso del rapimento di un gruppo di scienziati, poi rilasciati dopo un lavaggio del cervello con l’Ipcress, una sorta di ipnosi indotta da sollecitazioni sensoriali: anche Palmer-Caine ne subisce il trattamento, in una performance memorabile che sopravviverà a tutti i possibili Bond. Come lui è un po’ donnaiolo, ha un lato tenero ed uno decisamente rissoso, ma in più anche insubordinato verso i suoi superiori, cosa che gli dona ancora più fascino.

Esattamente come la spia a cui dà il volto, Michael Caine viene dalla più autentica working class britannica: il suo vero nome è Maurice Joseph Micklewhite jr., nasce in un sobborgo di Londra il 14 marzo del 1933, suo padre è uno scaricatore portuale di origini irlandesi, sua madre una cuoca. I primi passi da attore li fa da bambino, nella recita scolastica, ma lascia prestissimo gli studi per arruolarsi fuciliere nella guerra di Corea. A vent’anni è già in teatro, fa l’ubriacone in Cime Tempestose di Emily Brontë e di lì a poco decide di farsi chiamare Michael Caine, in omaggio al film L’ammutinamento del Caine con Humphrey Bogart. Nel 1955 sposa Patricia Haines e ha una figlia, per poi divorziare tre anni dopo. Il suo primo ruolo da protagonista in un film arriva nel ’64 con Zulu di Cy Endfield, lo stesso anno in cui interpreta Horatio nell’Hamlet di Christopher Plummer alla BBC.

Ma se è il personaggio di Harry Palmer a regalare a Caine la prima vera notorietà, è altrettanto vero che la sua carriera spazia su tutti i possibili generi cinematografici. È impossibile citarli tutti, ma si passa dai film di gangster ai Muppet (1992), fino ai blockbuster miliardari.

La prima nomination arriva solo un anno dopo Ipcress, per Alfie di Lewis Gilbert, che incassa anche il premio speciale della giuria a Cannes: qui Michael Caine è un giovinastro playboy che fa l’autista di limousine per sfangare il lunario, nella magica swinging London degli anni ’60. Nel decennio successivo lo vediamo in film cult come Un colpo all’italiana, Gli insospettabili (con Laurence Olivier) e L’uomo che volle farsi re (di John Huston). Poi arrivano le seconde nozze – e una seconda figlia – con Shakira Baksh, attrice e modella, tuttora sua moglie. 

Nel 1980 e ‘81 sono due giganti del cinema a volerlo protagonista: Brian de Palma per l’inquietante psicanalista del suo Vestito per uccidere e ancora John Huston a interpretare il capitano Colby di Fuga per la vittoria, nel cast stellare che vede in scena perfino Pelé. Passano ancora due anni e Caine incassa un BAFTA e un Golden Globe per il ruolo di pigmalione in Rita, Rita, Rita di Lewis Gilbert. E quando tutti pensano al suo ritiro dal grande schermo, nel 2008 lo ritroviamo nientemeno che nei panni di Alfred, il maggiordomo di Batman nella trilogia de Il Cavaliere oscuro di Christopher Nolan. Sette anni dopo Paolo Sorrentino lo sceglie per il ruolo di Fred, il compositore e direttore d’orchestra in pensione nel suo pluripremiato La giovinezza, accanto a Jane fonda e Harvey Keitel. Ancora dieci film e più, e nel 2021 a 88 anni l’attore vola in Repubblica Ceca, a ricevere il Crystal Globe alla carriera (nella foto) “per il suo eccezionale contributo al cinema mondiale”. Poi un altro lungometraggio, lo scorso anno, Medieval di Peter Jàkl: che dire, chi più ne ha più ne metta. A very very happy birthday, sir Michael Caine! 

Giovanna Pasi
14 Marzo 2023

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