Spello indossa i ‘Guanti Bianchi’: in mostra le donne del cinema degli Anni ‘20

Un allestimento dedicato a Aida Masci – pioniera, addetta alla stampa - e a sua figlia Licia Quaglia, tra le prime montatrici donna, anche capo reparto per l’Istituto Luce: la nipote Silvia Salvatori


SPELLO – Un talento al femminile, in un tempo non scontato: Licia Quaglia lo è stata nel mestiere del montaggio che, seguendo le orme della mamma, la pioniera Aida Masciaddetta alla stampa per il cinematografo – inizia la carriera molto presto, lavorando prima per la Titanus, in pochi anni lì nominata capo reparto, e poi per l’Istituto Luce, con l’incarico al vertice del reparto montaggio e sincronizzazione.

La mostra Guanti Bianchi – Donne al cinematografo dagli Anni ‘20, nelle sale municipali del Comune di Spello – Palazzo del Cinema di Spello, allestita in occasione della XII edizione del Festival del Cinema Città di Spello e dei Borghi Umbri, celebra dunque Aida Masci e Licia Quaglia, bisnonna e nonna di Silvia Salvatori, che ha collaborato alla cura della mostra: “è una storia famigliare, ma anche una storia di due straordinarie donne, una storia che per la prima volta il Festival di Spello battezza e che io non ho mai concesso di raccontare a nessuno: parte dalla mia bisnonna e parte dalla S.A.C.I – Stampa Artistica Cinematografica Italiana di Virginia Genesi Cufaro, negli Anni ’10 e fino ai ’20. La bisnonna Aida Masci, addetta stampa del Cinema Muto, ha partecipato alla stampa di uno dei primi kolossal, Quo vadis? del 1913, di Enrico Guazzoni, innamorandosi probabilmente così tanto della storia che ha chiamato i primi due figli Licia e Vinicio, come i protagonisti. Mia nonna Licia Quaglia – detta ‘la carabiniera’ – è stata per 55 anni montatrice e sincronizzatrice del suono delle più grandi società. È stato un viaggio molto emozionante per me, ho scoperto mia nonna anche attraverso i racconti molto belli delle persone: ho ascoltato storie incredibili, che non si sentono più, di quel mestiere che una volta ‘si passava’. Le mie nonne sono diventate un’eccellenza”. 

Il secondo piano del palazzo del Municipio del borgo umbro, uno dei Borghi più Belli d’Italia, dedica due sale a Aida e Licia: in particolare, sulle pareti vivono una decina di pannelli – verticali e orizzontali – che riproducono a grande dimensione porzioni di pellicola, in bianco&nero come a colori, ciascuno “ritagliato” con tre fotogrammi che, come fossero quelli di un film, hanno impresse immagini di vita e di mestiere della due donne – Masci e Quaglia –, a testimonianza di una triplice eredità tramandata, quella biologica da madre in figlia, quella della passione per un mestiere, il cinema, che Aida ha passato a Licia, e infine quella che Licia – come appunto s’è detto – ha passato alle generazioni successive dei professionisti del suo mestiere. Nel paio di dozzine d’immagini d’epoca in mostra, tra le altre, quella di un documento originale di Aida, la sua Tessera di Riconoscimento, di appartenenza al Sindacato Operai Cinematografici, datata 31/1/1920, firmata da lei di pugno; e una di sua figlia Licia, appena un passo dietro a Vittorio De Sica in un’occasione pubblica, a testimonianza del valore professionale che le era riconosciuto, a lei, donna, per un mestiere tradizionalmente più maschile, soprattutto nel tempo di mezzo secolo fa e oltre, ma così di qualità che anche il Maestro non mancava di mettere in luce.  

Licia Quaglia ha vantato collaborazioni con importanti produttori come Saraceni e La Pegna. Ha lavorato con personaggi del calibro di Vittorio De Sica appunto, e messo la sua professionalità al servizio di film, caroselli e sceneggiati. È stata una figura cardine del mestiere del montaggio: importanti professionisti del presente dichiarando di aver imparato il mestiere dal suo insegnamento, e tra questi Massimo Quaglia, anche montatore di Ennio, premio David di Donatello, figlio di suo fratello Vinicio. 

Nicole Bianchi
16 Marzo 2023

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