‘Un altro domani’ e altri 4 film italiani che raccontano la violenza di genere

Con Un altro domani, Silvio Soldini usa lo strumento del documentario per affrontare il tema della violenza in famiglia, ma scopriamo altri 4 film di grandi registi italiani


La chiamiamo violenza domestica. La chiamiamo violenza privata. La chiamano violenza di genere. Addirittura: “terrorismo intimo”. Ma in qualunque modo la nominiamo, non crediamo che abbia a che fare con noi, nonostante l’Organizzazione Mondiale della Sanità la consideri una “epidemia globale”. Nonostante in America, la violenza domestica rappresenti il 15% di tutti i crimini violenti e in Italia come si legge sulla pagina ufficiale del Senato: “La violenza domestica costituisce una tipologia di reato in costante espansione” e i dati parlano di circa 7 milioni di donne che subiscono violenza dal proprio partner o ex partner. Una cifra enorme che fotografa una realtà spesso deformata e offuscata da una coltre di imbarazzo, di vergogna, di ignoranza.

Tema importante e dalle tante facce, tutte orribili e difficili da guardare dritto per dritto. Lo fa un regista elegante, un autore dalla rara sensibilità narrativa: Silvio Soldini (L’aria serena dell’ovest, Un anima divisa in due, Pane e Tulipani).  È infatti in questi giorni nei cinema con il documentario Un altro domani scritto con Cristina Mainardi: un’indagine nel profondo delle relazioni intime per comprendere dove e perché la violenza si insinua, spesso difficile da decifrare ma già minacciosa, dando origine a una spirale del male che compromette l’esistenza. Un grande affresco umano, composto dalle testimonianze degli autori di violenza, delle vittime di maltrattamenti e stalking, degli orfani di femminicidio, di tutti coloro che ogni giorno si occupano del problema.

Soldini usa lo strumento del documentario per affondare il bisturi nella carne purulenta della violenza in famiglia, ma scopriamo altri 4 film di grandi autori italiani che attraverso lungometraggi di finzione hanno esplorato in maniera diversa questa materia incandescente.

Primo amore (Matteo Garrone, 2004)

Ispirato ad un fatto di cronaca realmente accaduto, il film è centrato essenzialmente su soli due personaggi: Vittorio e Sonia intrecciati (e soffocati) da una storia d’amore e di ossessione estrema sin dal suo esordio. Gli unici personaggi secondari che si avvicinano alle loro vicende sono colleghi di lavoro di cui conoscono solo il nome. La loro è una relazione malata, claustrofobica, lontana da ogni normalità. Perché Vittorio è ossessionato dalla magrezza, lui stesso ha un corpo filiforme, e Sonia si lascia coinvolgere per amore da questa mania per i numeri della bilancia, finendo per accettare la sua richiesta semplice e terrificante: perdere peso e smettere praticamente di mangiare. Al quinto film Matteo Garrone conferma il suo talento indiscutibile nel raccontare attraverso immagini elegantissime: storie fuori dal comune, talvolta cupe, insidiose, iper-moderne. Primo amore, dal titolo paradossale e beffardo, racconta la violenza di genere perpetrata con le armi della mente, non meno efficaci nel provocare dolore e ferite finanche più sanguinose.

Un Giorno perfetto (Ferzan Ozpetek, 2008)

È passato un anno da quando Emma (Isabella Ferrari, premiata come miglior attrice a Venezia) e Antonio (Valerio Mastandrea) si sono separati. Lei si è trasferita con i due figli dalla madre (Stefania Sandrelli). Lui vive da solo nell’appartamento che un tempo condividevano il proprio nido. Il loro rapporto è disturbato. Lui non paga gli alimenti. Lei non vuole parlargli, anche se la figlia spinge per una riconciliazione. Un altro incontro tra i due finisce in un disastro. Antonio tenta di violentare Emma, ma lei riesce a fuggire. Come se non bastasse, perde anche il lavoro al call center. Una giornata davvero “perfetta”. Ma le cose peggiorano. Antonio vuole continuare a lottare per la felicità della famiglia…

I film di Ozpetek sono spesso caratterizzati da una tragedia inaspettata e dalla consolazione della compassione umana. In questo film senza dubbio è il primo elemento a prevalere. Nonostante il costante sottofondo di terrore e minaccia, Ozpetek dirige con ammirevole sensibilità una storia terrificante di pura violenza domestica, mantenendo intatto il suo caratteristico fascino visivo.

La vita possibile (Ivano De Matteo, 2016)

C’è una via d’uscita per chi subisce violenza, prima di vedere distrutta tutta la propria vita o di finire sui giornali. È intorno a questa speranza che si concentra il racconto di La vita possibile di Ivano De Matteo, autore sempre attentissimo a raccontare famiglie in precario equilibrio, sul punto di crollare.  In questo caso si parte da uno stato di distruzione già avvenuto, per poi puntare la macchina da presa sul processo di ricostruzione, con una donna in fuga dal marito violento (la sempre impeccabile Margherita Buy) che cerca di riallacciare i fili di una vita interrotta, in un’altra città, insieme al proprio figlio tredicenne.

Non è un film sulle dinamiche della violenza domestica, ma su ciò che accade dopo, una storia di coraggio, speranza, amicizia femminile (la protagonista viene ospitata dalla esuberante Carla interpretata da Valeria Golino), ma irrorata di dubbi e sensi di colpa, quelli di una madre che decide di allontanare il figlio dal padre. Una scelta dolorosa, ma necessaria.

Fortunata (Sergio Castellitto, 2017)

Fortunata è un’eroina da romanzo popolare, incarnata da una sfrontata e bravissima Jasmine Trinca (premiata a Cannes nella sezione Un Certain Regard). A dispetto del suo nome ha una vita difficile, lotta ogni giorno con determinazione per sopravvivere. È madre di una bambina di otto anni e ha da poco divorziato da un marito violento ed egoista che non vuole saperne di lasciarla andare. Lavora duramente come parrucchiera a domicilio con l’obiettivo di realizzare un giorno il suo sogno: aprire un proprio salone di parrucchiera e, soprattutto, essere finalmente felice.

Il film di Castellitto riesce a raccontare la violenza dei legami familiari  e  ad allestire un contesto realistico, ma colorato e rumoroso, in cui i sognatori vengono sconfitti e i bambini devono abbandonare parte della loro innocenza per lasciare il posto a un’inevitabile, precoce maturità. Ma, e sembrerà paradossale, Fortunata è soprattutto un’ode alla vita e alla potenza dirompente dell’amore.

Manlio Castagna
15 Maggio 2023

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