Mestieri del cinema, chi sale e chi scende

Due recenti manuali professionali spiegano come preservare sia le immagini del passato che le tecnologie utilizzate dai nostri avi


Nei suoi tre secoli di vita, dal 1895 ad oggi, la settima arte ha attraversato un bel po’ di saliscendi, dal muto al sonoro, dal bianco e nero al colore, dal formato rettangolare all’Imax, dal nitrato al pixel, dall’inquadratura di 60” dei fratelli Lumière fino ai piani-sequenza senza fine di Aleksandr Sokurov, dai megaschermi avvolgenti al cellulare, e così via.

Due recenti manuali professionali spiegano come preservare sia le immagini del passato che le tecnologie utilizzate dai nostri avi.

Giovanna Fossati in Dai grani ai pixel. Il restauro dei film nella transizione dall’analogico al digitale (Casa Editrice Persiani) s’indirizza ad archivisti e appassionati di un mestiere fortunatamente sempre più richiesto a livello internazionale. Scrive Michele Canosa nella prefazione: “Secondo Fossati analogico, fotochimico e numerico non sono termini oppositivi. (Opposizione se non altro stucchevole, aggiungiamo noi, allo stato dei giorni). A volte concorrono, gareggiano, si combinano, si compenetrano; altre ‘si ibridano’ (espressione cara a Fossati). Dall’argento al pixel, non un trapasso ma un passo. Un passo che investe la prassi del film d’archivio (…) Tra passione e riflessione, prossimità e distanza, Giovanna Fossati è doppiamente implicata: sia a titolo di conservatrice presso l’archivio dei film dell’Eye Filmmuseum di Amsterdam, sia a titolo di dottoressa di ricerca e docente universitaria in studi cinematografici presso l’Università di Amsterdam. Provare a coniugare le più aggiornate teorie del cinema (e dei mass media) con le pratiche cinetecarie di salvaguardia è gesto raro, propizio, senz’altro utile. Il destinatario viene additato chiaramente da Fossati nell’introduzione: “fornire un orientamento ai ricercatori, ai professionisti e agli studenti in una disciplina relativamente giovane come quella degli studi sul patrimonio cinematografico”. 

Paolo Cherchi Usai, Spencer Christiano, Catherine A. Surowiec, Timothy J. Wagner in The Art of Film Projection. A Beginner’s Guide (George Eastman House, School of Film Preservation) s’indirizzano invece ad archivisti e appassionati di un mestiere sfortunatamente in via d’estinzione a livello internazionale. Scrivono Tacita Dean e Christopher Nolan nella prefazione: “L’8 dicembre 1975 il regista Stanley Kubrick aveva inviato una lettera a tutti i proiezionisti del suo film Barry Lyndon: ‘Una cura infinita è stata data al look di Barry Lyndon, alla fotografia, alle scenografie, ai costumi; e all’attenta gradazione del colore e alla qualità complessiva delle stampe in laboratorio, alla colonna sonora. Tutto questo lavoro è ora nelle vostre mani e la vostra attenzione ad una messa a fuoco nitida, a un buon sonoro e a un’attenta gestione del film renderà utili questi sforzi’. Nell’era attuale del digitale automatizzato de-professionalizzato, la lettera di Kubrick suona come un tentativo eccentrico di esercitare il controllo sull’incontrollabile. Eppure chiunque lavori nel cinema può comprendere pienamente l’insistenza di Kubrick sulla comunicazione diretta con i proiezionisti al fine di garantire la migliore proiezione possibile del proprio lavoro. I proiezionisti cinematografici sono parte integrante del processo creativo: una proiezione impeccabile rappresenta l’adempimento finale delle intenzioni di un regista. La proiezione dei film è, in sostanza, il punto di contatto con il pubblico, il culmine di mesi, se non di anni, di lavori e sforzi, ed è l’ultimo atto di fiducia tra i professionisti impegnati nell’attività collaborativa della realizzazione di un film che puntano al massimo livello di competenze richiesto al loro lavoro”.

“Scritto con una profonda conoscenza di tutti gli aspetti dell’esercizio cinematografico da parte di esperti proiezionisti, tecnici e curatori di musei, questo volume è stato curato dallo staff del George Eastman Museum di Rochester con la partecipazione attiva degli studenti della L. Jeffrey Selznick School of Film Preservation, i quali hanno appreso le basi del mestiere e desiderano metterle a disposizione di tutti quanti. Il manuale s’indirizza espressamente a dei non specialisti. Naturalmente esistono molte pubblicazioni specializzate sul tema. Nessuna però ha tentato di spiegare l’arte della proiezione dei film in un linguaggio accessibile a chi non sia mai entrato in una cabina di proiezione né abbia mai toccato una bobina. Il volume rappresenta un manifesto culturale sull’importanza del cinema come opera creativa e una finestra attraverso la quale comprendere sia la materialità del film che la sua immaterialità in quanto immagine proiettata”. 

Lorenzo Codelli
08 Giugno 2022

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