Hacksaw Ridge, nella battaglia prega per me

E' una storia vera che ha dell'incredibile quella raccontata da La battaglia di Hacksaw Ridge, il nuovo film di Mel Gibson candidato a sei premi Oscar in sala dal 2 febbraio


E’ una storia vera che ha dell’incredibile quella raccontata da La battaglia di Hacksaw Ridge, il nuovo film di Mel Gibson candidato a sei premi Oscar (tra cui miglior film, miglior regia e miglior protagonista a Andrew Garfield, attore del momento, anche tra i protagonisti di Silence di Scorsese). La storia è quella di Desmond Doss, il primo obiettore di coscienza ad aver ricevuto una medaglia al valor militare. Non è una contraddizione in termini come sembra. Perché Doss, un montanaro della Virginia e fervido avventista, rifiutava l’uso delle armi, anche a causa di dolorose vicende personali (il padre, alcolista e violento, non si era mai ripreso dall’esperienza al fronte nella prima guerra mondiale). Ma dopo Pearl Harbor volle arruolarsi, come i suoi coetanei. Intendeva portare il suo contributo alla patria, ma senza sparare un colpo, piuttosto “contribuendo a rimettere insieme qualche pezzo di ciò che veniva distrutto”. Al campo di addestramento questa sua scelta radicale venne avversata in tutti i modi: le autorità militari cercano di convincerlo ad andarsene, anche con le cattive, i commilitoni lo trattano come un codardo e lo prendono a pugni, invitandolo a porgere l’altra guancia e deridendolo perché non si separa mai da una piccola Bibbia che gli ha regalato la sua fidanzata. Viene portato persino davanti alla Corte marziale, ma alla fine la sua resistenza vince. Andrà al fronte come soccorritore medico. E proprio in questo ruolo, durante la sanguinosa e interminabile battaglia di Okinawa, avrà modo di dimostrare il suo coraggio quasi sovrumano. Da solo, nell’inferno del combattimento contro i giapponesi, mentre il suo battaglione è in ritirata, riuscirà a portare in salvo 75 commilitoni gravemente feriti calandoli dalla scoscesa scogliera di Maeda, detta appunto Hacksaw Ridge. Gli altri soldati dovranno ricredersi a proposito di quel ragazzo vegetariano e dolce, che a loro sembra un marziano. E il presidente Truman lo insignirà della Medaglia d’onore per i suoi meriti. 

Desmond Doss è morto nel 2006, all’età di 87 anni, dopo aver vissuto un’esistenza modesta e appartata, senza mai vantarsi della sua incredibile impresa sorretta unicamente dalla fede in Dio, a lungo non ha voluto neanche cedere i diritti per un film. Ma la sua vicenda, come molte vicende di non violenza, è stata di ispirazione a tanti, tra cui il documentarista americano Terry Benedict che nel 2004, quindi poco prima della sua dipartita, gli ha dedicato il documentario The Conscientious Objector. Ed è proprio il documentario, che raccoglie la testimonianza di Doss, ormai completamente sordo ma ancora lucido, ad aver ispirato anche nei dettagli – ad esempio il quadro sui dieci comandamenti che era appeso a casa quando lui era bambino – la sceneggiatura di Andrew Knight e Robert Schenkkan. Uno script ideale per riportare Mel Gibson alla regia a dieci anni da Apocalypto: perché combina in una miscela irripetibile elementi per lui congeniali ma non necessariamente affini come l’incrollabile fede religiosa, l’eroismo (in questo caso disarmato), la guerra e l’epica della battaglia. Decisamente il suo miglior film da Braveheart a questa parte, anche se naturalmente gronda retorica e indulge nella carneficina dei combattimenti ben più del dovuto. “Per me – aveva dichiarato il regista a Venezia, dove il film è stato presentato fuori concorso – si è trattato di prendere un uomo normale e fargli fare cose straordinarie in situazioni difficili. La sua lotta avviene nel mezzo dell’inferno di una guerra e lui, con la sua fede e ostinazione, alla fine fa qualcosa di soprannaturale. Doss ha la forma di amore più alta che ci sia: quella di mettere a repentaglio la propria vita per salvare quella degli altri”.
Nel cast, oltre al bravissimo Garfield, anche Teresa Palmer (la fidanzata), Hugo Weaving (il padre), Vince Vaughn (il sergente Howell) e Sam Worthington (il capitano Glover). In sala dal 2 febbraio con Eagle Pictures e Leone Film Group. 

Cristiana Paternò
27 Gennaio 2017

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