Salvatores, le paure dei ragazzi “speciali”

Ultima giornata del concorso della 47ma edizione del Giffoni Film Festival e tra gli ospiti arrivano il regista Gabriele Salvatores e l’attore Ludovico Girardello


GIFFONI VALLE PIANA – Oggi ultima giornata del concorso della 47ma edizione del Giffoni Film Festival e tra gli ospiti arrivano il regista Gabriele Salvatores e l’attore Ludovico Girardello. L’attenzione quindi è tutta sul secondo episodio de Il ragazzo invisibile – Seconda generazione, ancora in lavorazione e la cui uscita è prevista per il prossimo gennaio. L’uscita sarà accompagnata, come per il precedente, da un graphic novel edito da Panini e da un secondo libro pubblicato sempre dalla Salani.

Quali le differenze sostanziali rispetto al precedente episodio? “Michele, il protagonista, è cresciuto – spiega Salvatores – ha passato la linea d’ombra come direbbe Conrad. Ha scoperto che ha una sorella gemella ‘infiammabile’, che deve avere a che fare con due madri, quella adottiva e quella biologica. Questo secondo episodio è decisamente più dark rispetto al precedente, ho preferito seguire i personaggi nel loro aspetto più emotivo. Il film dura un’ora e trenta ed è più spettacolare del primo, con un ritmo notevole, eppure più introspettivo. E’ un’opera particolare, un oggetto che non so ancora definire, ma ne sono davvero soddisfatto. Alla soglia dei settant’anni mi sento come regista molto più libero dallo storytelling, dalla struttura canonica della storia, mi piace scompaginare le cose, i personaggi. Il film ha un andamento più onirico che realistico”.

I superpoteri che accompagnano Michele nel secondo episodio? “Nel primo scopriva di essere invisibile, un tema per me importante perché oggi al contrario ci si espone sempre e troppo. Nel secondo il problema non è quale superpotere ha, ma come usarlo. Nel film c’è uno scontro molto forte tra i cosiddetti speciali e i normali, tema questo che mi affascina molto se guardo alla realtà. Altri temi che ho inserito sono stati suggeriti dai ragazzi che hanno partecipato al concorso che avevamo lanciato su ‘come faresti continuare la storia’, vinto dai ragazzi di una scuola di Secondigliano per i quali le paure più diffuse sono scoprire un giorno di non essere figlio biologico della propria madre e il terrorismo. Questi due temi li ho inseriti nel secondo episodio. L’altro aspetto su cui ho lavorato è il confine tra il bene e il male: fino a che punto possiamo o dobbiamo rivendicare i nostri diritti, ad esempio”.

Da un punto di vista tecnico sono stati utilizzati circa 700 interventi tecnologici e per la prima volta in un film italiano, è stata impiegata una tecnologia che ha consentito agli autori di ricreare oggetti e personaggi in 3D, per cui alcuni personaggi sono del tutto digitali. Sulla sperimentazione di generi ogni volta diversi nella sua filmografia, Salvatores ha sottolineato quanto la fantasia, l’immaginazione siano l’anima del cinema: “Gramsci diceva che per capire la realtà non basta la ragione. Come si fa oggi a dire ciò che è vero e ciò che è falso con tutta la comunicazione che gira attraverso i social. Credo che compito del cinema sia raccontare l’invisibile, la magia. Derrida diceva che il grande potere del cinema è evocare i fantasmi e la sala cinematografica ha questo grande potere. Personalmente credo che, nonostante tutto, lo spazio della sala non morirà mai. E comunque per me puoi fare qualsiasi tipo di film ma non puoi dire bugie. Devi sempre prenderti la responsabilità di dire quello che pensi. Wenders dice che una macchina fotografica ha due obiettivi: uno che riprende l’esterno e l’altro che ti riprende dentro”.

Sulla realizzazione di un terzo episodio de Il ragazzo invisibile, Salvatores si dice possibilista: “Tutto dipende da Ludovico, da come crescerà, se sarà ancora interessante per lui farlo”. Rispetto all’esperienza di Italy in a Day, il regista confessa di essere stato molto deluso dalla Rai che nonostante il successo di quell’esperienza e nonostante alcune idee già pronte, come quella di dedicare una puntata al tema del Capodanno, non ha voluto fare più nulla. “E’ stato un dolore per me e un peccato non aver proseguito il progetto”.
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