Fuorinorma, il programma

All'Off/Off Theatre in via Giulia prosegue il festival permanente di cinema sperimentale italiano a cura di Adriano Aprà. Dal 6 novembre si sposterà in altre sale indipendenti romane


Prosegue all’Off/Off Theatre in via Giulia il festival permanente di cinema sperimentale italiano a cura di Adriano Aprà Fuorinorma. Dal 6 novembre sarà in altre sale indipendenti romane: oltre all’Off/Off Theatre (che presenterà per primo tutti i primi 20 film, da martedì a sabato di ogni settimana alle ore 17), Apollo 11, Azzurro Scipioni, Biblioteche di Roma (7 sale), La Camera Verde, Casa del Cinema, Cinema dei Piccoli, Detour, Kino, Macro, Palladium, Teatro dei Dioscuri, Teatro Tor Bella Monaca, Trevi. Ciascuna sala presenterà circa 6 film a scelta in modo che ogni film abbia almeno 6 passaggi. Clicca qui per il programma completo. 

Ecco i film (cliccando sui titoli, troverete, ove possibile, gli articoli e le interviste apparsi su Cinecittà News, che è mediapartner dell’iniziativa):

Per amor vostro di Giuseppe Gaudino (2015, 112′) con Valeria Golino, Massimiliano Gallo, Adriano Giannini. Le peregrinazioni di Anna in una Napoli caotica, tra impegni di lavoro e pesanti responsabilità familiari, inseguita, assediata da una videocamera affannata e frantumata. Ma le memorie dell’infanzia la salvano.

Terra di Marco De Angelis e Antonio Di Trapani (2015, 64′) con Hal Yamanouchi e Angela Carbone. Un film di fantascienza catastrofica. Voci in più lingue rivolte forse alle persone che appaiono di tanto in tanto quasi fossero gli ultimi abitanti della Terra.

Ofelia non annega di Francesca Fini (2016, 91′) con Francesca Fini. Performance dell’autrice si mescolano a repertorio in una inedita struttura narrativa. Ofelia è tante donne diverse, che alla fine non annega rinunciando al suo destino di eroina romantica.

Puccini e la fanciulla
di Paolo Benvenuti (2008, 78′) con Riccardo Moretti, Tania Squillario e Giovanna Daddi. Ambientato e girato a Torre del Lago, nei luoghi di Puccini, racconta le vicende che portarono al suicidio della servetta Doria Manfredi, presunto amore del musicista, nel gennaio 1909. Stilisticamente rigoroso, fa pensare al Rossellini televisivo e agli Straub.

Sangue di Pippo Delbono (2013, 90′) con Giovanni Senzani. Un film a suo modo religioso: pietas per i morti innocenti o colpevoli, riuniti in un unico abbraccio, in un unico pianto, dentro un paese in rovina.

Spira mirabilis di Martina Parenti e Massimo D’Anolfi (2016, 122′) con Marina Vlady. Quattro storie diverse e una voce misteriosa in francese che legge L’immortale di Borges si intrecciano in una meditazione sull’immortalità e la finitudine: gli operai della Fabbrica del Duomo milanese, il biologo giapponese che studia una medusa “immortale”, gli artigiani svizzero-tedeschi inventori di un nuovo strumento a percussione, i nativi americani della tribù Oglala in difesa della loro indipendenza.

Storia di una donna amata e di un assassino gentile di Luigi Faccini (2007-2009, 201′) con Marina Piperno. In 7 parti, Marina si racconta e ci racconta: dal piccolo (la vita quotidiana) al grande (la Storia, le storie degli ebrei, la storia del “secolo breve”).

Tramas di Augusto Contento (2007, 103′). Girato a  São Paulo. Trame senza trama che si intrecciano per formare, alla fine, un saggio sociologico e urbanistico quasi scientifico.  

Bellas mariposas (Belle farfalle) di Salvatore Mereu (2012, 101′) con Sara Podda. Pedinamento di due ragazzine, Cate e Luna, la prima delle quali si rivolge spesso in macchina, alla troupe, agli spettatori, coinvolgendoli nelle proprie vicende in una giornata cagliaritana di inizio agosto.

Lepanto-Último cangaceiro di Enrico Masi (2016, 71′). Un narratore inglese “autore” del film, le Olimpiadi di Rio de Janeiro, la battaglia navale di Lepanto, a Cipro, fra cristiani e ottomani del 1571, vinta dai primi, il cangaceiro ieri e oggi. Storie che si intrecciano, si echeggiano, si fondono in modo misterioso.

Abacuc di Luca Ferri (2014, 84′) con Dario Bacis. “Abacuc è una marionetta senza spettatore, recita l’ultima pièce possibile. In quanto sopravvissuto alla catastrofe, che vive nel continuo inseguimento di nulla, Abacuc rappresenta il bisogno dell’arte cinematografica di autoestinguersi e implodere in se stessa”.

Il viaggio della signorina Vila
di Elisabetta Sgarbi (2012, 55′). In viaggio – accompagnati da un personaggio femminile quasi invisibile – nella Trieste multietnica, storica e odierna: viaggio insieme poetico e didattico.

terramatta; di Costanza Quatriglio (2012, 75′). “Vincenzo Rabito, dopo una vita da analfabeta, ha inventato una lingua e lasciato un’autobiografia di oltre mille pagine”. Repertorio dalla prima guerra mondiale al secondo dopoguerra sulla lettura di alcune pagine fittamente dattiloscritte.

Su Re (Il Re) di Giovanni Columbu (2012, 76′). La frantumazione del racconto (l’Ultima Cena, il Getsemani, il Bacio, il Processo, la Via Crucis, la Crocifissione, mescolati fra loro) fa del film una serie di tessere di un mosaico: riprese estemporanee di una rozza sacra processione di paese ricca di verità fisica. In sardo con sottotitoli.

Valzer di Salvatore Maira (2007, 82′) con Valeria Solarino e Maurizio Micheli. Un unico piano-sequenza, che comprende dei flash-back, ci racconta di un padre  in un albergo labirintico di Torino alla ricerca della figlia scomparsa, su e giù per i vari piani e le diverse classi (cameriere, manager, modelle).  

La bocca del lupo
di Pietro Marcello (2009, 68′). Genova. Un ex carcerato si racconta, inframezzato da film di famiglia e repertorio che ampliano la vicenda privata. La sua storia d’amore con Mary, un transessuale.

N-CAPACE di Eleonora Danco (2014, 81′) con Eleonora Danco. Fra Terracina e Roma, l’autrice intervista giovani e vecchi, alternando le interviste con sue performance. Sesso, scuola, rapporti con i genitori, la morte. Un film originalissimo e anche esilarante.

Montedoro di Antonello Faretta (2015, 84′) con Pia Marie Mann. Una italo-americana è alla ricerca del passato della madre morta nel paesino della Basilicata soprannominato Montedoro, da cui entrambe provengono, abbandonato 50 anni prima dopo una frana. Un film dove realtà e mito si confondono.

Flòr da Baixa
di Mauro Santini (2006, 78′) con Monica Cecchi. Visioni di 4 città di mare (Lisbona, Rio de Janeiro, Marsiglia, Taranto). Scene constatative d’incantamento e di “spionaggio”. Un film liquido come il digitale.

La natura delle cose di Laura Viezzoli (2016, 67′) con Angelo Santagostino. Un’immersione emotiva e filosofica in quel prezioso periodo di vita che è il fine vita, attraverso un anno di incontri e dialoghi tra l’autrice e il protagonista, malato terminale di sla. Un road-movie sull’amore, il dolore e il bisogno di libertà.

redazione
16 Ottobre 2017

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